Oggi è la volta di Valerio Pignatta, uno dei quattro docenti che ha tenuto il corso, ma soprattutto un uomo che ha fatto del cambiamento e della ricerca del sé autentico un modo di vivere e di essere.
Valerio, che cos'è per te il cambiamento?
Il cambiamento è la condizione primaria di ogni realtà in questo universo. Ogni pianeta, stella o forma vivente microbica, vegetale o animale muta in continuazione, dall'inizio alla fine della sua esistenza. Se a questa mutazione congenita nell'esistere abbiniamo il concetto di evoluzione o di tendenza innata alla perfezione di tutto ciò che esiste abbiamo il cambiamento nel senso che lo intendo io.
Tu lo hai vissuto in prima persona?
Ci provo continuamente a viverlo. Sono cresciuto in un quartiere periferico di una città della pianura padana dove l'industrializzazione, che ho vissuto anche dall'interno come operaio, ha devastato luoghi, menti e culture. Il bisogno di “cambiare” è maturato in quella condizione di snaturamento della nostra essenza umana che è il lavoro automatizzato e fine a se stesso. L'impulso a ritrovare ritmi più naturali e ambienti più ameni dove poter riprendere in mano le fila della propria esistenza è stato molto forte.
Diciamo che una condizione di partenza svantaggiata a volte può essere di grande aiuto nel trovare coraggio e motivazioni per ripartire secondo il proprio sentire e i propri sogni, senza appiattirsi sul già dato, su quello che abbiamo trovato venendo al mondo, in un contesto pilotato che non abbiamo creato noi, e tanto meno i nostri genitori.
Cosa consiglieresti a chi è insoddisfatto della sua vita?
Credo che l'insoddisfazione permanente sia una grande risorsa che tende a spingerci costantemente oltre le nostre paludi dello spirito. Se non ci fosse questa perenne insaziabilità di vita e di esperienze saremmo solo altri soprammobili aggiuntivi nella vetrina delle vanità terrestri. Per fortuna l'esigenza di migliorarci a livello profondo e di vivere con gioia avventure straordinarie come diventare genitori, giornalisti, viaggiatori, artisti, contadini ecc. è molto forte nella stragrande maggioranza di tutti noi.
Essa riesce a fare capolino anche tra le persone più sfortunate o più omologate dagli straripanti messaggi mediatici di questo sistema politico-economico e mass-mediatico. Infatti, una volta che si è arrivati a percepire in un attimo illuminato di consapevolezza che esiste un mondo là fuori, che non è la televisione, ma che davvero è reale e vi si può scorrazzare dentro, la tentazione di allungare la gamba per fare il primo passo diventa irresistibile. Direi che chi sente questo impulso, coadiuvandolo col buon senso per non incappare in catastrofi senza ritorno, dovrebbe organizzarsi per seguirlo. Magari dandosi tempi medio-lunghi, ma senza rinunciarvi mai. È la condizione primaria per poter continuare a vivere e non semplicemente a vegetare.
È possibile cambiare stile di vita nella società della mediacrazia?
Al momento credo di sì. Diciamo che diventa sempre più difficile. Non tanto cambiare, quanto rimanere nel cambiamento una volta che lo si è attuato, continuare sul proprio binario, vivere semplicemente fedeli alla propria linea. Quello che ha l'impatto maggiore sulle nostre esistenze è il tempo che noi dedichiamo al lavoro che svolgiamo. Esso rappresenta una buona fetta della nostra vita e se svolgiamo un'attività per noi abbruttente o avvilente è chiaro che la nostra esistenza perde valore e senso.
Quali le maggiori difficoltà e quali le più grandi soddisfazioni?
In primo luogo credo ci siano difficoltà personali proprie di ognuno, relative alla situazione che si intende modificare: casa, famiglia, lavoro, condizioni di salute ecc. Ognuno di noi ha condizioni di partenza completamente diverse e originali, proprio come la sua esistenza unica. Se volessimo invece guardare agli aspetti generali che possono toccare più o meno tutti da vicino credo di poter dire che la paura e la standardizzazione sono gli ostacoli più consueti.
La paura di cambiare, di migliorare la propria vita, di inseguire i propri ideali, può avere solide basi, concrete, reali e in questo caso andrebbero scelti tempi più lunghi per darsi la possibilità di superare difficoltà oggettive, magari chiedendo aiuto a chi ci sta intorno. Spesso, tuttavia, la paura è solo la conseguenza di una mancata visione d'insieme della nostra vita, dalla nascita alla morte. Non credo che nessuno di noi voglia mai essere vissuto senza aver qualche volta osato. Morire senza il ricordo eroico di quelle quattro-cinque decisioni vitali prese nella propria avventura terrena credo sia umiliante per l'animo umano come null'altro.
Si dice che la biografia di grandi personaggi della storia alla fin fine si riassuma sempre in poche righe scritte. Se non ci diamo nemmeno la possibilità di fornire lo spunto per quelle poche righe davvero siamo vissuti invano. Invisibili. Qui ritornano i concetti di conformismo, omologazione e standardizzazione. Bisognerebbe avere sempre presente che ognuno di noi è unico e irripetibile. E come tali dovremmo crearci una vita altrettanto unica e irripetibile.
Il nostro sentire profondo aspira a ciò con tutte le sue forze. Non lasciamoci ipnotizzare dal pifferaio magico. Disertiamo la parata trionfale degli indolenti telecomandati. Vanno a morire anonimamente. La più grande soddisfazione credo consista proprio in questo: aver vissuto anarchicamente la propria vita fino in fondo e nonostante tutto.
Tu hai parlato a lungo di riappropriarsi del proprio corpo. In che modo il cambiamento si relaziona alla coscienza del sé e alla alimentazione quotidiana?
Come si diceva all'inizio, cambiare, a mio modo di vedere, significa soprattutto migliorare. Migliorare la propria vita e quella degli altri. Se possibile, quella di tutti gli esseri viventi intorno a noi, che rendono la nostra permanenza qui così piacevole e meno solitaria, in questa dimensione cosmica che davvero è talvolta insostenibile per la nostra mente, proprio a causa della sua insondabilità.
Se vogliamo ripristinare questa condizione armonica all'interno di noi stessi, tra di noi e nei confronti della natura, bisogna partire dalle nostre attività o “nutrimenti” principali che concorrono a creare in noi uno stato di benessere psicofisico: alimentarsi in modo sano e gustoso, mantenersi in salute, relazionare in pace.
Essere in buona salute permette di osare meglio senza subire gli influssi del Potere e consente di aiutare chi ha bisogno di noi. Relazionare in pace è anche una conseguenza di queste due prime azioni di autogestione corporea e mentale. Relazioni intessute su una base nonviolenta amplificano la possibilità di un mondo migliore, per noi e per tutti.
In effetti, l'unico vero cambiamento possibile è quello che va nella direzione del rispetto per ogni forma vivente. Non possiamo pensare di cambiare le nostre vite e di edificare la nostra sovranità esistenziale ergendoci sopra la sofferenza di altri esseri, siano essi umani o animali. La condizione di estrema sofferenza cui sta andando incontro il pianeta grazie alle nostre attività antropiche ci chiama in causa e ci spinge ancor più al cambiamento. Questo deve materializzarsi in una metamorfosi della nostra coscienza che deve portare alla realizzazione nell'immediato presente di una piccola oasi di gioia per noi e nell'immediato futuro di un Eden rinnovato per tutti.
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Scorre silenziosa dinanzi ai nostri occhi appena percettibile ai nostri sensi ,a volte pensi di averne capito il senso ma a tradirti è la mancata essenza di libertà che ti porti dietro dalla ormai perduta infanzia.
Si sono dati vari nomi per rappresentare il nostro pensiero comune cioè ciò che gli “uomini” vogliono. “società”,specie umana”essere umano”… sceglierò questo nome perché di tanti ,questo ci rappresenta davvero tutti.”vita”.
La “vita è formata da più di 6 miliardi di individui tutti diversi tra di loro seppur nati remotamente da un'unica “vita,abbiamo accettato tacitamente di esistere come specie dominante di questo pianeta nel modo in cui ci presentiamo.
Più di un miliardo di persone soffrono la fame, poche migliaia sguazzano nel lusso,,succhiamo ingenti quantità di combustibile liquido dalle viscere del pianeta per mandare avanti la macchina economia,causando terribili guerre che ci riguardano sempre di più da vicino,mutiamo il clima del pianeta e non DOVREMMO .
A volte penso che se avessero messo al nostro posto 6 miliardi di scimmie coesisterebbero tra di loro in perfetta armonia in un pianeta più che rigoglioso.
È davvero difficile accettare che esseri di un intelligenza superiore abbiano più difficoltà di una specie animale a coesistere tra di loro,eppure eccoci qua.
.... davvero questo è l unico modo?
Se tutte la ricchezze del pianeta venissero divise in parti mediamente uguali se a tutti venisse data la possibilità di vivere una vita dignitosa , se cominciassimo a pensare seriamente a fonti di energia alternativa del tutto rinnovabili,voi pensate che l homo sapiens non sia in grado di affrontare tale sfida.
Allora non resta che chiedersi perché tutto resta pressochè immobile,
qualcosa nelle nostre coscienze si è spento? ...
SI! qualcosa di molto antico e dvino e in tutta sincerità non credo che riusciremo a farcela. egoisticamente aspetto la fine,di questo pianeta o del mio corpo e non mi spaventa il pensiero d rsvegliarmi un giorno e ritrovare tutto raso al suolo e per quelli di loro che si stanno chiedendo...ma non pensi a tutte le vite innocenti,be ci tengo a ricordarvi che continuamente muolgiono innocenti anche per far camminare la tua machhina ....e la mia. ERGO