Con queste parole Simone Perotti si presenta sul suo blog. Lo abbiamo intervistato per capire anche con lui che cosa sia il cambiamento e come si possa mettere in atto.
Simone Perotti, che cos'è per te il cambiamento?
Avere il coraggio di sognare, poi pianificare il sogno, poi decidere e andare. Il cambiamento non è mai fine a se stesso. È un passo, ogni volta, verso l’idea che si ha di sé, ciò a cui si vuole somigliare sempre di più.
Quando hai deciso di cambiare vita e perché?
Per essere più libero. Un percorso deciso inconsciamente 13 anni prima e realizzato nel tempo, sempre più lucidamente, con pensieri, azioni, programmi. Un percorso.
Ci sei riuscito?
Direi di sì. Anche se mi accorgo che il cambiamento in sé può anche essere compiuto con un gesto, ma il vero cambiamento è un ulteriore percorso che, dopo quel gesto, inizia e ha un suo sviluppo non immediato. Cambiare non è un momento, è un inizio.
Credi che il tuo libro possa stimolare le persone a cambiare o è un processo individuale che deve maturare singolarmente?Entrambe le cose. Chi capisce il mio libro capisce la testimonianza di un uomo che ha assunto su di sé, come individuo, la responsabilità delle proprie cose, della propria vita. Chi vuole farlo non può evitare questa responsabilità.
Quali sono le più grandi difficoltà nel “cambiare”?
Avere un sogno, cioè capire che oltre alla “libertà da” è necessario aver compreso la “libertà di”. Ciò che si intende fare quando si cambia. Cambiare non è solo allontanarsi da, ma avvicinarsi a.
E i vantaggi?
Ottenere quello che si desiderava, liberare la memoria del sogno e poterla riempire con nuovi progetti.
Credi che il cambiamento sia un punto di partenza o di arrivo?
Come dicevo è un punto di partenza mescolato a un punto di arrivo. È un cambiamento di stato, un passaggio, che serve a un nuovo percorso. Come quando si svolta a un bivio. Svoltare serve a cambiare direzione, poi c’è la strada davanti...
Tu vuoi ancora cambiare? Se sì, che cosa?
Io sono in marcia. Essere liberi è difficile, bisogna lavorare tanto. Io ho inziato questa rotta, ora devo ancora navigare parecchio.
Il tuo libro si chiama “Adesso basta”. Perché?
Perché le cose vanno fatte adesso, quando si vivono ancora “gli anni buoni”, dopo sarebbe ancora possibile, ma sarebbe peggio, con meno verve, meno tempo, meno energia. E poi “basta”, perché basta così, è sufficiente quello che ho fatto fino ad oggi nella vita normale, ho dato il mio contributo, credendoci molto, a un sistema che oggi mi pare fallito. Adesso basta.
No, non ci credo. Credo che il mutamento collettivo come conseguenza di idee che aggreghino energie, lotta, rivendicazione, sia un processo finito. Oggi è possibile, più che mai, il cambiamento individuale, cioè comportarsi ora, subito, individualmente, come si ritiene che ci si debba comportare per fare del proprio mondo un mondo migliore. E’ evidente che 10, 100, 1000 uomini che cambiano individualmente mutano la società. Ma questa è una conseguenza, non un punto d’inizio.
Secondo te, come mai tante persone si lamentano della loro vita ma hanno difficoltà a cambiarla?
Perché l’organo che produce i sogni si è atrofizzato. Siamo applicatori, esecutori, non ideatori, ormai. Occorre rinfrescare l’uso di quell’organo, fare in modo che si rafforzi, prenda coraggio, partorisca sogni ambiziosi ma realistici, e poi l’intero sistema si metta in moto per lavorarci. Concretamente. Mancano le idee individuali, la coscienza di sé e il coraggio per realizzare quel che si è partorito interiormente. Ecco perché siamo una società in decadenza.
Vuoi dire qualcosa ai nostri lettori?
Un uomo saldo sulle gambe non lo sposti con una spinta. Un uomo determinato non lo smonti con le difficoltà. Un uomo più in equilibrio sceglie e va.
Credo dovremmo tutti cercare di essere un po’ meno impauriti e un po’ meno in bilico. La società ne avrebbe un bel vantaggio. Ma soprattutto vivremmo meglio tutti noi.
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