Nel corso del viaggio sono state esaminate le discariche e i siti di stoccaggio nelle province di Napoli, Salerno, Caserta e Benevento, e l'impianto di termovalorizzazione di Acerra, con una particolare attenzione all'applicazione delle norme europee nella gestione delle discariche, all'impatto dei depositi sulla salute delle comunità locali in riferimento alla presenza di diossina e di rifiuti tossici.
Da questa ispezione ne va il futuro dei 500 milioni di fondi europei bloccati per una procedura di infrazione aperta contro l’Italia dalla Corte di Giustizia europea, a seguito dell'emergenza rifiuti campana del 2007.
L’obiettivo della delegazione, guidata da Judith Merkies e composta oltre che da Peter Jahr, Margarete Auken e Carolyne Lefler anche dai parlamentari campani Andrea Cozzolino (Pd), Crescenzio Rivellini (Pdl), Erminia Mazzoni (Pdl), e Vincenzo Iovine (Idv), era quello di verificare le affermazioni contenute nelle 18 petizioni inviate dai movimenti cittadini alla sede europea tra il 2005 il 2008, nelle quali si chiedeva la verifica della compatibilità degli impianti delle discariche con l'ambiente in cui operano, in base alla normativa europea, per escludere eventuali danni alla salute dei cittadini e all’ambiente.
In particolare le istanze presentate pongono l’accento sull’inceneritore di Acerra, le discariche di Basso dell’Olmo nel Comune di Campagna (discarica chiusa dal 2006), di Macchia Soprana nel Comune di Serre (chiusa dallo scorso anno), di Valle Masseria nel Comune di Serre (sito previsto dal DL 90/08), di Chiaiano (discarica ancora attiva), di Terzigno (discarica attiva ex SARI e discarica da attivare nell’ex cava Vitiello), discariche costruite nel Parco nazionale del Vesuvio protetto dall´Unesco come “Patrimonio dell’Umanità”.
Una missione che si è conclusa tra luci e ombre. Nel corso della conferenza stampa, tenutasi il 30 aprile a conclusione della visita, Judith Merkies ha così commentato: “Abbiamo potuto costatare un cambiamento dell'atmosfera politica che aiuterà a produrre quella svolta necessaria”, ma anche “di aver costatato come abbiano legittime preoccupazioni i cittadini che hanno inviato le petizioni, rivolgendosi a noi, circa l'assenza di un ciclo dei rifiuti. Hanno pienamente ragione” in Campania “manca un ciclo integrato e non viene rispettata la gerarchia dei rifiuti perché si utilizzano soltanto discariche e termovalorizzatori senza passare per i processi che riducono i rifiuti, che favoriscono la loro selezione e il riciclaggio, processi che favorirebbero un utilizzo complessivamente minore delle discariche che sono viste non come una soluzione temporanea, ma definitiva”. Un’altra nota dolente: “la mancanza di trasparenza, per cui si intravede una possibilità di miglioramento, considerando che per ora non c'e' accesso alle discariche per l'opinione pubblica e per chi volesse verificare i dati” ha sottolineato la capodelegazione.
Una situazione denunciata anche dagli esponenti dei comitati cittadini campani, che hanno espresso forti dubbi sulla libertà di azione da parte della Commissione nel corso delle verifiche.
“La missione della Commissione Europea si è trasformata in una vera e propria farsa all'italiana. Il 28 aprile nella discarica di Chiaiano, è stato vietato l'ingresso non solo ai comitati presenti ma anche ai giornalisti e agli amministratori locali, che sono stati bloccati addirittura nei gabinetti. Agli ispettori inoltre, è stata concessa la visita solo di una parte della discarica. Perché?” ha commentato con sdegno Giamoco Acunzo uno dei portavoce del Movimento difesa del territorio area vesuviana.
Per sbloccare i 500 milioni di fondi europei sarà necessario che l’esito della visita, diffuso a giugno, dimostri che in Campania l’emergenza del 2007 è stata superata rispettando le normative europee nel rispetto dell’ambiente e della vita dei cittadini.
In Campania i comitati e le associazioni svolgono da 10 anni un’azione di contro-informazione e denuncia delle irregolarità nella gestione del ciclo rifiuti, e hanno lanciato, grazie l’aiuto di esperti e tecnici, proposte concrete per la risoluzione dell’emergenza, basate sulla raccolta differenziata porta a porta, sulla costruzione di impianti di compostaggio e riconversione degli ex CDR in impianti di Trattamento Meccanico dei rifiuti.
I comitati cittadini evidenziano come il Governo, che ha varato il 23 maggio 2009 il decreto legge n. 90 poi convertito nella legge n. 123, relativo alla gestione dell’emergenza rifiuti in Campania, ha tentato di risolvere il problema con una serie di norme in aperta violazione delle Direttive Europee, imponendo per legge, senza alcuna preventiva adeguata analisi dei territori, 11 mega-discariche di rifiuto “tal quale”, anche con codici CER pericolosi e la costruzione di 4 inceneritori finanziati dai CIP6. Uno di questi, quello ad Acerra, fin dal suo avvio, continua a bruciare materiale non a norma, producendo continui sforamenti dei limiti di legge per le polveri sottili.
Le comunità locali auto-organizzate, facenti parte del Movimento difesa del territorio area vesuviana, fronte di opposizione al disastro ambientale in Campania, che collabora attivamente con la Rete Campana Salute e Ambiente propongono un piano di interventi per la realizzazione di un sistema alternativo nella gestione dei rifiuti da parte delle istituzioni, dato che ancora oggi non è decollata la raccolta differenziata e non è partita alcuna seria bonifica dei territori devastati dai rifiuti tossici e da precedenti mega-discariche:
2. Rimozione immediata dei rifiuti giacenti su tutto il territorio;
3. Raccolta differenziata porta a porta effettiva e documentata con annesso e specifico piano industriale che preveda in tempi rapidissimi un passaggio da TARSU a T.I.A., abbattendo i costi del servizio ed allo stesso tempo rispettando la direttiva europea sintetizzata dal principio “Chi inquina paga”;
4. Trattamento Meccanico Biologico (TMB): trattamento a freddo dei rifiuti con sistema di estrusione (tipo Vedelago);
5. Riciclo, Riuso e Compostaggio;
6. Incentivare controlli e sanzioni, in modo che siano un monito per quei cittadini che ancora non sono convinti che la differenziata è una questione di vita o di morte per l’ambiente naturale che ci circonda;
7. Installare, dove lo spazio lo consente, mini isole ecologiche in tutta la regione Campania nei parcheggi a servizio di: supermercati, centri commerciali, cinema, stazioni ferroviarie e marittime, discoteche, bar, ristoranti, pizzerie, lidi balneari, industrie, scavi archeologici, musei, scuole, chiese, sedi di Istituzioni Pubbliche, ospedali e in tutti i parcheggi pubblici e privati custoditi.
8. Incentivare il compostaggio domestico familiare e condominiale tramite manifesti e depliant illustrativi con relative istruzioni;
9. Applicare su tutti i prodotti in commercio un bollino colorato dello stesso colore del contenitore della raccolta differenziata alla quale è destinato quando diventerà rifiuto, mentre per i prodotti che non vanno nei bidoni applicare una targhetta con le istruzioni di come smaltirlo quando non sarà più utilizzabile;
11. Trasmettere periodicamente il percorso del materiale riciclato dal bidone al sito di lavorazione, per sfatare la convinzione che la raccolta differenziata sia solo fittizia, e cioè che in qualche luogo lontano da occhi indiscreti il differenziato finisca con l’indifferenziato e portato così in discarica;
12. Istituzione da parte dei Comuni di uno sportello telematico per fornire ai cittadini informazioni ed aggiornamenti sulla problematica dei rifiuti in tempo reale;
13. Piano straordinario di bonifica delle aree inquinate;
14. Abolizione definitiva dei commissariati straordinari;
15. Un nuovo piano rifiuti concordato con le comunità locali auto organizzate;
16. Contro discariche e inceneritori.
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Lucia