Come mai questo silenzio mediatico? “Ci sono forti interessi politici di parte che impediscono all’emergenza di occupare le prime pagine dei giornali e le aperture dei Tg. Ben altro è stato l’atteggiamento nei confronti dell’emergenza campana”. È quanto dichiara Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente.
Palermo è guidata ormai da sette anni da una maggioranza di centro-destra, quindi evidentemente il Governo attuale preferisce nascondere le inefficienze di un’amministrazione del medesimo orientamento politico, piuttosto che mettere quest’ultima in discussione e accusarla di incapacità. Del resto tale amministrazione, secondo il giudizio di Mimmo Fontana, presidente della sezione siciliana di Legambiente, “ha trasformato l’Amia in un carrozzone clientelare fino a portarla al fallimento”. L’AMIA è l’Azienda Municipalizzata per l’Igiene Ambientale, responsabile della questione rifiuti.
La situazione è rimasta congelata a causa di forti interessi economici da parte di lobbies che vorrebbero investire nella costruzione di nuovi grossi termovalorizzatori, tramite i quali incenerire i rifiuti. Ma, come noto, bruciare il materiale di scarto non è sicuramente la via più ecologica per sbarazzarsene. Occorre piuttosto seguire un programma di recupero dei rifiuti, raccolta differenziata, avvio al riciclo e bonifica dei siti di discarica: tutti interventi proposti in un piano regionale, voluto fortemente dal Pd e approvato dall' Assemblea regionale siciliana di partito, ma che non riesce a farsi strada nell’amministrazione della Regione, né delle singole provincie. I termovalorizzatori sono purtroppo molto più redditizi in termini economici diretti e in termini di clientelismi e strategie politiche.
Quali sono le conseguenze di un’operazione del genere? Quando si è in situazione di crisi, il Governo centrale si assume la responsabilità di prendere le decisioni e lo fa senza passare attraverso il normale iter burocratico, che lascerebbe il tempo alle altre forze politiche o alla società civile di fare opposizione (qualora ne fossero capaci, se non altro…).
Ciò che ne seguirà, dunque, sarà senza dubbio l’approvazione in via speciale della costruzione di inceneritori, che porteranno tanti soldi nelle “tasche giuste” e non risolveranno assolutamente la problematica ambientale che è alla base.
D’altra parte le discariche siciliane non sono di limitate capacità e non si sarebbe generata l’attuale situazione critica se si fosse intervenuti per tempo con un opportuno piano di smaltimento e riciclo. La realtà odierna è il risultato del malgoverno locale.
La discarica che versa in condizioni peggiori è quella di Bellolampo, a circa 5km di distanza da Palermo, dove i livelli di infiltrazioni nelle acque sotterranee da parte del percolato ha raggiunto valori sopra il livello di soglia. Il percolato è il liquido che cola dai rifiuti in decomposizione, esso è un refluo che presenta un contenuto spesso elevato di inquinanti organici ed inorganici derivanti dai processi biologici e fisico-chimici che avvengono all’interno delle discariche. Più si lasciano i rifiuti a depositare, maggiori evidentemente sono i quantitativi di percolato prodotto (e soprattutto la concentrazione di sostanze contaminanti in esso). Per altro tutte le discariche devono essere dotate di efficienti impianti di depurazione e bonifica, regola che non è purtroppo sempre rispettata.
Come alternativa a queste scelleratezze, Legambiente propone un programma articolato, che porterebbe al rientro dell’emergenza e soprattutto ad una modifica a lungo termine della situazione.
Secondo l’associazione, in primo luogo occorre incentivare la raccolta differenziata, eventualmente nella formula del porta a porta, estremamente comoda ed efficace; potrebbe essere prevista anche l’introduzione di multe per chi non si attenga alle disposizioni in merito. Si dovrebbe poi aumentare il costo dello smaltimento in discarica, così da spingere le amministrazioni a prediligere altri procedimenti. A tal proposito, si rende necessario investire, più che negli inceneritori, in impianti di recupero e trattamento dei rifiuti (scelta praticata da molti paesi europei).
Si dovrebbe poi cancellare dalla normativa italiana il CIP6, il maggior responsabile del movimento di interessi e capitali intorno alla costruzione di termovalorizzatori: si tratta - infatti - di un contributo (prelevato dalle nostre tasse sui rifiuti) devoluto ai privati che vogliano investire nella realizzazione di impianti di incenerimento.
Infine sarebbe necessario introdurre nel codice penale i reati ambientali e inasprire le pene per quelli già contemplati, come per l’appunto il traffico di rifiuti, che arricchisce e fa prosperare le ecomafie.
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