Il 31 marzo è stata la data fissata per la chiusura dei riscaldamenti nel capoluogo campano e, in occasione di tale evento, la ANEA, agenzia che si occupa per conto del Comune di Napoli del controllo e della manutenzione degli impianti, ha invitato i cittadini a preferire gli impianti centralizzati (meglio se ad alta efficienza) rispetto a quelli autonomi, molto spesso ritenuti più convenienti.
L’ANEA (Agenzia Napoletana Energia Ambiente) è un consorzio indipendente e senza fini di lucro che promuove l’uso razionale dell’energia, la diffusione delle fonti rinnovabili, la tutela dell’ambiente e la mobilità sostenibile. Esso si occupa di fare informazione e formazione a vari livelli e di fornire assistenza tecnica agli enti locali e alle imprese.
Nel comunicato stampa rilasciato lo scorso 31 marzo il direttore del suddetto consorzio, Michele Macaluso, ha ricordato ai cittadini come gli impianti centralizzati siano da preferire a quelli indipendenti: essi – infatti – “sono più sicuri perché installati in un locale caldaia ad hoc e non in casa come gli autonomi, consumano molto meno di questi ultimi e la loro manutenzione è affidata all’intero condominio”.
I rendimenti di una sola caldaia di grandi dimensioni e potenza elevata sono in effetti di gran lunga maggiori di quelli del corrispettivo gruppo di caldaie di piccola taglia. La cosa è comprensibile intuitivamente (già solo il “mettere in moto” un unico grande sistema piuttosto che tanti piccoli rappresenta una riduzione di sprechi fisiologici non indifferente), ma è senza dubbio largamente confermata da dati statistici raccolti negli anni.
Quanto alla manutenzione, gli interventi (abbastanza regolari) si richiedono tanto sui piccoli quanto sui grandi impianti e la spesa pro-capite relativa ai due casi è equivalente, con il vantaggio che se l’impianto è centralizzato sarà il condominio (nella persona dell’amministratore) ad assicurarsi che essa venga svolta quando necessario. In più essa avrà luogo anche nel caso in cui il singolo inquilino sia assente per lungo periodo, così che al suo ritorno non dovrà preoccuparsi di scoprire se il proprio impianto funzioni ancora e sia in regola.
Di fatto gli utenti, al giorno d’oggi, prediligono spesso l’impianto autonomo perché ritengono in tal modo di poter avere in casa la temperatura che preferiscono e di poter risparmiare tenendo il riscaldamento spento durante il giorno, quando sono fuori per lavoro, o durante gli interi periodi di assenza (per esempio per vacanza).
In realtà queste convinzioni sono piuttosto illusorie. In primo luogo, in generale le temperature sono stabilite secondo delle opportune normative, tenendo in considerazione ovviamente il clima del luogo, la collocazione dell’edificio, nonché la sua conformazione. Il risparmio è fittizio perché, se è vero che quando non si è in casa non si ha bisogno del riscaldamento, è altrettanto vero che se si lasciano raffreddare troppo le pareti, occorre poi un tempo maggiore e un consumo superiore per riportarle ad una temperatura confortevole, di conseguenza quel che si è risparmiato durante l’assenza lo si ripaga al ritorno (in termini economici e di minor confort).
Nel caso – invece – in cui, in virtù dell’autonomia dell’impianto, qualcuno “ecceda” nel tenere il proprio riscaldamento troppo spesso spento o addirittura sempre inattivo a causa di assenze molto prolungate, di fatto lede gli altri condomini.
Ciò perché il mantenimento di temperature per tutti confortevoli, all’interno di un edificio unico, deriva dal funzionamento combinato di tutti gli impianti. I muri, i pavimenti, le strutture comuni vengono riscaldate dagli appartamenti che li condividono. Se uno di essi non partecipa a questo compito, fa sì che l’altro debba svolgere molto più lavoro, quindi consumare e spendere di più, per supplire alla mancanza. Si può arrivare all’assurdo che un appartamento sia mantenuto ad una temperatura di 18-19°C solo in virtù del riscaldamento dato dagli altri. Ciò è evidentemente non equo.
In scenari di tal tipo occorre riflettere dunque su quella che può essere considerata una sorta di etica del condominio. Sebbene l’accorpamento di case in un unico edificio sia spesso dettata da esigenze di spazio, in realtà il condominio nasce proprio con l’intento di condividere strutture e servizi, al fine di garantire un confort comune a fronte di un certo risparmio. Nel momento in cui un cittadino acquista o affitta un appartamento in condominio, sottoscrive tacitamente questo codice di condivisione. Le singole abitazioni non possono dunque considerarsi entità a sé.
L’impianto centralizzato dovrà essere strutturato in modo da garantire il mantenimento della medesima temperatura in ogni appartamento. Ciò può significare una diversa articolazione delle condutture e – nelle soluzioni più moderne – la predisposizione di sensori che determinino la temperatura nelle varie regioni dell’edificio e regolino il funzionamento delle parti dell’impianto eventualmente in modo indipendente.
Questo si rifletterà anche nella suddivisione delle spese. Ovviamente ognuno pagherà in funzione del volume d’aria riscaldato (quindi in generale un appartamento più grande coincide con una spesa maggiore), ma a questo schema occorre aggiungere dei correttivi (cosa che purtroppo non sempre avviene). Ad esempio, una casa dotata di balconi non deve pagare per l’area da essi occupata, in quanto si tratta di strutture non riscaldate.
Allo stesso modo le bollette inerenti il consumo di acqua calda (da impianto centralizzato) deriveranno da una suddivisione ragionata: ognuno pagherà un importo di base determinato dal semplice fatto di avere un impianto a disposizione, l’altra parte sarà invece direttamente proporzionale al consumo.
Oltre ad un notevole risparmio sui consumi, la scelta di installare un impianto centralizzato ad alta efficienza (quindi del tipo a condensazione) consente l’accesso alle detrazioni Irpef del 55%, aumentandone dunque la convenienza.
Al giorno d’oggi esistono di fatto anche impianti centralizzati che consentono una certa autonomia in termini di temperatura ed ore di funzionamento per il singolo appartamento. Questo senza dubbio farà accrescere la preferenza per il centralizzato ma, come abbiamo fatto notare in precedenza, potrebbe rinnovare il problema del venir meno all’etica di condominio e al suo buon funzionamento in quanto entità unica (quale è).
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