Nel documento si legge come gli stati firmatari si impegnino quindi "a ridurre entro i prossimi dieci anni, gli impatti dell'ambiente sulla salute", dove per "impatti ambientali" (negativi) si intendono: danni da smog, da inquinamento indoor (case scuole, uffici), da cattiva alimentazione e da riscaldamento climatico. A questo vanno aggiunti i rischi per la salute intesi come disagio sociale, disoccupazione, emigrazione, povertà e via dicendo. Insomma tante belle parole a cui sinceramente facciamo fatica a credere per diversi motivi: quali sono le priorità? Come si individuano? Di quanto si vuole ridurre l'impatto negativo di un ambiente inquinato sulla salute?
Nonostante le dichiarazioni del Ministro Ferruccio Fazio secondo cui "La dichiarazione ministeriale che ne deriverà potrà costituire un importante punto di riferimento futuro per la pianificazione delle politiche nei settori della salute e dell’ambiente", il livello di discrezionalità ci pare sinceramente troppo alto, perché un accordo del genere porti a qualche risultato concreto.
In attesa del non troppo lontano 2020, la quinta conferenza Ministeriale su salute e ambiente ha comunque avuto almeno un paio di meriti, tra questi l'"ammissione" da parte dei governi di una responsabilità sociale sulla salute degli individui - se ti ammali non è solo a causa dei tuoi comportamenti ma anche dell'inquinamento dell'ambiente in cui vivi - e quello di portare a conoscenza dell'opinione pubblica alcuni dati decisamente interessanti, anche questi, come è ovvio che sia, con diverse luci e ombre.
In questo scenario la crisi ambientale non fa ovviamente che peggiorare la situazione. Il riscaldamento climatico in atto è ormai universalmente riconosciuto (anche le tesi a suo sfavore ormai sono largamente minoritarie) come la fonte di diversi problemi di ordine economico, sociale e ora anche di salute. Ci si aspetterebbe quindi che i governi la smettessero di stilare documenti in cui vengono riconosciuti problemi ed errori, ma che si configurano nella sostanza come mere dichiarazioni d'intenti poco o per niente vincolanti. Ci si aspetterebbero invece prese di posizione dure, intransigenti, in grado di capire la crucialità del momento e la necessità di decisioni rapide per il futuro del pianeta oltre che per la salute dei nostri bambini.
E' fallita Copenaghen, è fallita - a nostro modo di vedere - Parma, quanto ancora dovremo aspettare?
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Non si comprende perchè non si adotti ancora un nuovo sistema di smaltimento dei r.s.u. che costa meno delle discariche e degli inceneritori e non inquina assolutamente.
Ciò fa pensare che gli amministratori comunali non si preoccupino di amministrare con scrupolo il denaro pubblico e di salvaguardare la salute dell'ambiente e dei cittadini.
Posso essere più preciso sul sistema in argomento con chi ne sia interessato.
Genova - aldocannavo@fastwebmail.it