Le premesse per far funzionare una centrale geotermica sono: presenza di acque sotterranee e calore degli strati profondi. L’acqua ove disponibile può essere iniettata anche dalla superficie. In alcune centrali negli USA, a ciclo chiuso, ovvero senza fuoriuscita di vapori o di fumi si iniettano acque fognarie di vicine città.
Le centrali geotermiche dell’Amiata presentano due serie di inconvenienti che riguardano il più che possibile depauperamento delle riserve idropotabili del vulcano e le emissioni gassose che mediamente sono, come livello di tossicità, 5 volte superiori alla media delle centrali che operano nel mondo. E l’Amiata è tutt’altro che disabitata. Poiché la geotermia è considerata un energia pulita e sostenibile, ma sull’Amiata non lo è assolutamente, l’Enel ha tutto l’interesse ad ampliarla perché il kw geotermico è - ammortizzati i costi dell’impianto - più conveniente del kw a combustibile fossile, da diritto ai certificati verdi (quindi altro introito) e da diritto a convertire (in proporzione paritetica di produzione) centrali a metano in centrali a carbone (il combustibile fossile più a buon mercato e di gran lunga più economico. Per questa ragione (quale altra sennò?) quando una vigorosa opposizione dei comitati contrastava i progettati ampliamenti delle centrali geotermiche sull’Amiata, l’Enel si decideva, nel siglare un protocollo con la Regione Toscana, a centuplicare quasi i corrispettivi economici alla Regione titolare dei diritti di concessione mineraria.
Geotermia sull'Amiata: ultimo appello
Nel momento in cui l’Enel si sta apprestando a costruire la più grossa centrale dell’Amiata (Bagnore 4 da 40 MW) e a cui probabilmente altre ne seguiranno, con un documento riassuntivo, che speriamo semplice e chiaro, vogliamo richiamare l’attenzione di quanti hanno a cuore la Montagna perché un domani non si dica ‘ma non avevo capito’.
Queste righe sono state scritte e riscritte, cercando di mettere insieme opinioni diverse e discordanti, interrogando gli esperti, sentendo le opinioni delle diverse parti per poter dare un’informazione il più onesta possibile. Una prima questione è chiara e indubitabile: la pericolosità della miscela di gas nocivi che esce dai camini delle centrali portata in superficie dalle profondità. La seconda questione che riguarda la diminuzione e inquinamento del bacino idropotabile è più controversa perché quello che succede nelle profondità dell’Amiata è più difficile da sapere con precisione.
Lo schema geologico (semplificato)
La carta sotto riprodotta aiuta a capire le problematiche in gioco. Rappresenta in forma molto semplificata la tesi di Calamai del 1970, che rimane per ora l’ipotesi di partenza per tutti gli studi sul bacino idrogeologico amiatino. I pendii della montagna sono costituiti da rocce vulcaniche molto fratturate le quali quindi assorbono un’altissima percentuale delle precipitazioni atmosferiche (stime abbastanza condivise calcolano circa 50 milioni di m³ l’anno sui circa 80 km² del bacino).
Quest’acqua, trattenuta nei bacini di raccolta dallo strato impermeabile, poi fuoriesce dalle varie sorgenti in quantità diverse legate a vari fattori fra cui l’altezza di falda sovrastante la sorgente e l’estensione dell’area di ricarica. Le sorgenti più importanti sono comprese fra i 680m del Fiora e i 980m dell’Ermicciolo (Vivo d’Orcia). Sotto lo strato argilloso troviamo la zona che risente, a vari livelli, del riscaldamento dell’antico vulcano con rocce più permeabili che contengono i campi geotermici.
E’ proprio in questa fascia, da una profondità che va tra gli 800 e i 4000 metri che si estrae il fluido geotermico (formato da acqua, vapore e una miscela di gas e sostanze varie ad altissima temperatura e pressione) che aziona le turbine per produrre energia elettrica. Attualmente sono in funzione la Centrale di Bagnore 3, con una potenza di 20MW e le centrali di Piancastagnaio (con una potenza intorno a 70MW).
Energia pulita? Le emissioni gassose
I fluidi del campo geotermico amiatino sono composti, oltre che da acqua e vapore, da una parte gassosa incondensabile in quantità molto elevate, contenente il 96% di anidride carbonica e concentrazioni rilevanti di elementi inquinanti quali mercurio, arsenico, acido solfidrico, acido borico, ammoniaca, piombo, metano, radon etc. Queste fluidi geotermici sono ritenuti fra i più inquinanti al mondo (e ne sanno qualcosa le tubazioni che la veicolano e i licheni che scompaiono attorno alle centrali).
Le emissioni di CO² sono nell’ordine di quelle delle centrali a gas per le quali invece non si ha diritto ai certificati verdi. L’acido solfidrico, o idrogeno solforato (H²S) è spesso presente in quantità superiore ai limiti di legge ed esso produce danni a livello polmonare e neurologico con effetto cumulativo su vari organi. A protezione di questa emissione vi sarebbero i filtri AMIS (= abbattitori di Mercurio ed Idrogeno Solforato). Tuttavia la capacità di abbattimento non sembra costante nel tempo e certamente insufficiente a ridurre le concentrazioni in atmosfera al di sotto dei limiti dettati dall’OMS. Da rilevare che i filtri AMIS non sono mai stati sottoposti alle procedure per la Valutazione di Impatto Ambientale e, per espressa ammissione dell’Enel, non agiscono sulle altre sostanze inquinanti. Per alcune di queste altre sostanze esiste per legge una soglia che non va superata.
Altre sostanze come ad esempio il Radon, incolore, inodore e altamente cancerogeno, sfuggono a qualsiasi abbattitore. Agli effetti nocivi dei singoli elementi si sovrappone poi quello della miscela nel suo insieme, e anche su questo aspetto non certo secondario non esistono studi. Dei necessari e promessi studi epidemiologici sulle popolazioni dell’Amiata esposte alle emissioni ancora non si sa nulla.
Dunque il via libera che si sta concedendo all’Enel è in aperta violazione del principio di precauzione (la cui priorità è sancita espressamente da una legge del 2008) e così pure vi sono fondati dubbi che si tratti di energia rinnovabili e certezze comunque sul fatto che non è un’energia pulita. Basti pensare a che cosa accadrà quando verranno aperti i 5 pozzi di estrazione e i loro fumi coi venti dominanti ricadranno su Arcidosso e Castel del Piano.
Intanto le cause risarcitorie per danni alla salute promosse da singoli cittadini nei confronti dell’Enel sono state tutte vinte. La Corte di Cassazione con la sentenza del 9 marzo 2009 ha definitivamente stabilito che l’eruzione di vapori e gas venefici verificatosi a Piancastagnaio nel settembre 2000 in località “Podere del Marchese” è diretta conseguenza delle attività di sfruttamento della geotermia da parte di Enel.
Tali inquinanti inoltre hanno effetti anche sulla vegetazione dal momento che si sono rilevati fenomeni di depauperamento della copertura arborea nelle faggete sottoposte alle ricadute dei fumi delle centrali di Piancastagnaio. Per non parlare dei danni al paesaggio dovuti ai chilometri e chilometri di rete di tubature.
Il problema dell'acqua
Una questione importante e dibattuta riguarda l’esistenza o meno di un collegamento tra la falda acquifera superficiale e fluidi geotermici, ovvero quanto il prelievo delle centrali possa influire sulla quantità e qualità dell’acqua in uscita dalle sorgenti.
L’Enel nega questo collegamento sostenendo che, se così fosse, il campo geotermico si sarebbe dovuto esaurire da tempo. Per altri questo collegamento può non esserci stato, tuttavia l’estrazione di enormi quantità di fluidi a così elevate pressioni può aver diminuito la resistenza degli strati di roccia più fratturati i quali, in alcuni punti, sotto le spinte enormi del peso sovrastante si sono collassati, generando vie di percolazione.
Per altri ancora questo collegamento sarebbe strutturale e avverrebbe attraverso le rocce fratturate dei camini vulcanici, o le faglie, o altre discontinuità. Secondo questa ipotesi la pressione dell’acqua della falda superficiale (un’atmosfera ogni 10 metri di altezza) fungerebbe da tappo ai fluidi geotermici che premono da sotto. Quando il livello della falda cala troppo e quindi la pressione idrostatica scende sotto una determinata soglia critica i fluidi geotermici possono risalire.
Così il prelievo in profondità dei fluidi geotermici sarebbe responsabile sia della diminuzione della falda, sia del suo conseguente inquinamento. Alcuni riscontri porterebbero con una certa evidenza in questa direzione. E’ un dato di fatto che il livello della falda sia sceso in maniera preoccupante, vedi il caso limite del 2008 con la crisi idrica ai pozzi dell’Acqua Gialla, del Pian dei Renai e alla sorgente dell’Ermicciolo (solo nell’estate del 2008 l’acquedotto del Fiora ha speso – lo abbiamo pagato noi utenti – un milione e mezzo di euro per il trasporto dell’acqua con autobott)i.
Per l’Enel il deficit idrico è dovuto unicamente alla diminuzione delle precipitazioni. Ma da un calcolo statistico sulle precipitazioni l’ammanco idrico è ben superiore (e va valutato da molto prima perché nel ’90 le centrali già estraevano in profondità). Per quanto riguarda l’aumento dell’arsenico e del boro (presenti nei fluidi geotermici) nell’acqua delle sorgenti l’Enel la attribuisce al suolo vulcanico e alla percolazione dalle miniere non bonificate e abbandonate.
Viene pure obiettato che se anche esistesse un collegamento, le Centrali consumerebbero una quantità piccola (intorno ai 4 milioni di m³) rispetto alla quantità delle precipitazioni che ricaricano le falde (circa 50 milioni di m³ l’anno). Si tratta però di una misura sottostimata perché i fluidi sono a forte pressione e costituiti in buona parte da gas il che, nell’equilibrio delle pressioni, corrisponde ad una quantità molto maggiore di acqua di falda sottratta.
Viene anche obiettato che estraendo i fluidi a 3000 metri sotto il livello del mare, il bacino di ricarica verrebbe ad essere molto più ampio del bacino dell’Amiata. E’ una tesi che deve essere valutata, ma non ci è permesso, allo stato delle conoscenze, quantificare le percentuali di ricarica dall’alto o dai lati.
Energia rinnovabile?
L’annoso dilemma se l’energia geotermica sia rinnovabile o meno ha risposte parziali. Sarebbe rinnovabile (fino a un certo punto in quanto si mette in atto un processo di raffreddamento artificialmente indotto) qualora tutti i fluidi venissero reintrodotti e sempre che i vapori estratti non incidessero sensibilmente sulla potenza termica del campo geotermico. E questo non avviene con le centrali dell’Amiata.
La produttività dei pozzi di estrazione diminuisce sensibilmente nel tempo, a volte vistosamente. Nei primi dieci anni di sfruttamento la capacità di un pozzo si riduce del 30%. Circostanza che, relativamente alla centrale Bellavista di Piancastagnaio, indusse l’Enel a chiudere l’impianto produttivo. A Larderello, probabilmente in seguito allo sfruttamento intensivo degli ultimi decenni, i pozzi di estrazione durano due anni.
Terremoti e teleriscaldamento
La favola che la geotermia ci protegge dai terremoti in quanto diminuirebbe le pressioni sotterranee è stata abilmente confezionata e viaggia per i sentieri dell’ignoranza. I castelli, le rocche, le case costruite di pietra e malta povera sono in piedi da secoli e cioè ben prima dello sfruttamento geotermico. Visti i microsismi degli ultimi anni ci sarebbe da chiedersi se lo sfruttamento geotermico non li abbia piuttosto favoriti. Per quanto riguarda il teleriscaldamento non occorrono certo le centrali geotermoelettriche per fornirlo i forma sicura e non impattante.
Attendibilità dei dati
Sui fumi l’attendibilità è pressoché al 100%.
Risulta evidente che se non vi fossero stati grossi interessi in gioco si sarebbe sospeso ogni ampliamento in attesa di analisi approfondite. L’Enel sostiene di non ricavare particolari vantaggi dallo sfruttamento geotermico sull’Amiata, ma perché allora è disposto ad elargire cifre così enormi (ai Comuni vanno sotto la voce ‘compenso ambientale’) per liberarsi da ogni ostacolo? Ma a quanto ammontano le quote europee per i certificati verdi?
E quali i guadagni nel poter produrre le stesse quote dei KW ‘verdi’ in centrali a carbone?
Purtroppo una verifica assolutamente insufficiente della situazione idrogeologica dell’Amiata genera una causalità operativa potenzialmente capace di produrre incalcolabili disastri ambientali, come si è verificato con la TAV del Mugello. Ma i disastri si calcolano dopo. E molti ci vengono accuratamente nascosti.
E’ un modo intelligente e responsabile questo di gestire un territorio?
L’unica analisi risolutiva circa le relazioni fra acquifero superficiale e sfruttamento geotermico l’avrebbe potuta dare quell’ accurato studio idrogeologico, più volte invocato. Nelle sue conclusioni infatti lo studio affidato all’Università di Siena rilevava la carenza di indagini sul campo (monitoraggio portate sorgenti captate e non, centraline climatiche, perforazioni piezometriche etc.) volte a definire finalmente il bilancio idrico e idrogeologico dell’Amiata così come dal protocollo di intesa tra Regione Toscana e altri enti del 2001.
Nessuna ulteriore concessione, e tantomeno quindi quella di Bagnore 4 potrebbe essere concessa senza un definitivo bilancio idrogeologico. E forse non basterebbe a salvare il salvabile. Forse sarebbe davvero necessario chiudere le centrali per il tempo necessario a verificare le oscillazioni del livello di falda.
La Corte dei Conti di Firenze per il danno ambientale alle sorgenti del Mugello ha chiamato a rispondere anche tutti gli amministratori coinvolti ( ben 52). E’ un precedente che verrà invocato il giorno in cui i danni paventati si confermeranno in forma irreversibile.
Vogliamo che si inquini altrove pur di avere sempre i nostri quantitativi di energia? Dobbiamo augurarci la Centrale nucleare a Montalto pur di salvare il nostro territorio dai danni dello sfruttamento geotermico? Ci sono tante situazioni non meno gravi della nostra in Italia, per non parlare degli scempi che si consumano nei paesi poveri (in nome degli interessi delle multinazionali e tutto sommato anche per rifornire e mantenere la nostra abbondanza). Perché il nostro discorso al di là dei dati tecnici sopra esposti, possa avere autorevolezza, dovremmo essere portatori di uno spirito diverso. Dovremmo riuscire ad invertire la logica del profitto, del mercato e del consumismo. L’energia obbedisce alle leggi di mercato, se aumenta la domanda questa energia si deve produrre ad ogni costo. Ma chi ha detto che deve essere sempre e necessariamente così?
Quello che sta avvenendo sul nostro territorio è lo specchio drammatico di quello che sta avvenendo su scala mondiale. Da ora stiamo entrando nella strada del non ritorno, nel Villaggio Globale stiamo oramai intaccando i grani messi via per la semina, stiamo già consumando il futuro. L’Enel come qualsiasi altro potentato pensa di poter comprare tutto anche il nostro spirito. Non siamo stati fin qui capaci di reagire adeguatamente perché il benessere ha ottuso le nostre capacità di reazione e ci ha reso dipendenti.
Il perseguimento dei nostri poveri interessi ci ha definitivamente precluso la partecipazione.
L’impegno a fermare l’ulteriore avanzata dell’Enel sull’Amiata non può essere separato da quest’altro impegno a mettere al centro della nostra vita altre cose, più semplici, più povere, più sagge. Per ritrovarci nuovamente come popolo dobbiamo abbandonare tutte le oramai fuorvianti derive ideologiche di destra o di sinistra e ritrovarci in questo nuovo spirito, nella sobrietà del vivere, nel coraggio di affrontare le grandi difficoltà che ci aspettano. E allora potrà tornare buono quel proverbio comune a tutti i popoli: la necessità aguzza l’ingegno. L’unica speranza che ci rimane dunque è che coloro i quali credono in un modo diverso di vivere siano uniti in questo slancio per resistere al rullo compressore che sta lasciando alle future generazioni il deserto.
Solo dopo che l’ultimo albero sarà abbattuto, solo dopo che l’ultimo lago sarà inquinato, solo dopo che l’ultimo pesce sarà pescato, vi accorgerete che il denaro non può essere mangiato. ( Profezia Cree)
Alcuni cittadini dell’Amiata
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