Uno degli attori principali dell’economia di oggi è certamente la banca ed è innegabile che questi istituti – parliamo ovviamente di banche private e non di banche nazionali – abbiano generalmente una condotta quantomeno discutibile. Basta vedere i recenti avvenimenti in campo economico e finanziario nazionale e internazionale, che hanno avuto quasi sempre come protagonisti in negativo degli istituti bancari, dalla Lehmann Brothers al gruppo Unipol, dalla Northern Rock allo scandalo della Banca del Titano. È ovvio che in quei casi non è stata la banca in quanto tale a rendersi colpevole, quanto piuttosto gli individui che l’amministravano in modo scellerato, corrotto e fraudolento.
Esiste però un sistema bancario che, in quanto amministrato da persone che si ispirano a principi morali giusti e condivisibili, fornisce servizi analoghi a quelli degli istituti di credito tradizionali ma eliminando tutte le storture che conosciamo e che hanno portato la stragrande maggioranza di noi a diffidare di banche e bancari. Sto parlando della banca etica.
Una banca etica eroga tutti gli stessi servizi della banca tradizionale – mutui, finanziamenti, depositi, fondi d’investimento, home banking, servizi di pagamento e così via – ma lo fa a condizioni particolari. Ecco cosa recita l’articolo 5 dello statuto della Banca Popolare Etica al passo in cui si parla dei valori e dei principi a cui la banca si ispira:
- il credito, in tutte le sue forme, è un diritto umano;
- l’efficienza e la sobrietà sono componenti della responsabilità etica;
- il profitto ottenuto dal possesso e scambio di denaro deve essere conseguenza di attività orientate al bene comune e deve essere equamente distribuito tra tutti i soggetti che concorrono alla sua realizzazione;
- la massima trasparenza di tutte le operazioni è un requisito fondante di qualunque attività di finanza etica;
- va favorita la partecipazione alle scelte dell’impresa, non solo da parte dei soci, ma anche dei risparmiatori;
- l’istituzione che accetta i principi della finanza etica orienta con tali criteri l’intera sua attività.
Inclusività, parità, solidarietà sono quindi criteri che sostituiscono le strategie di profitto e spesso di peculato cui normalmente fanno ricorso le banche. L’obiettivo è quello di rendere un settore spesso accessibile solo a pochi privilegiati – grandi investitori, gruppi finanziari, enti e fondazioni o comunque soggetti con ampie disponibilità di denaro – alla portata di tutti. I presiti erogati dalle banche etiche hanno infatti condizioni particolarmente favorevoli, come importi molto ridotti e tassi di interesse abbastanza bassi.
Gli investimenti seguono rigidamente criteri etici grazie all’ethical screening, una particolare analisi che assegna un rating, ovvero un punteggio, sulla base della moralità e della correttezza delle attività in cui si va a investire. Inoltre, l’investitore è consultato e reso partecipe dell’attività finanziaria, all’insegna di una trasparenza che contraddistingue tutte le fasi del rapporto banca-cliente, in modo diametralmente opposto rispetto a ciò che avviene nelle banche normali, che fanno leva proprio sull’ignoranza e sulla scarsa preparazione dei propri correntisti per guadagnare alle loro spalle.
Uno dei maggiori istituti di questo genere è la Banca Popolare Etica, nata nel 1998 in Veneto dopo un percorso durato quattro anni e inizialmente intrapreso da una serie di istituti e associazioni no profit. Oggi Banca Popolare Etica è una realtà consolidata e organizzata, che supplisce alla scarsa capillarità delle filiali sul territorio attraverso l’efficiente servizio dei banchieri ambulanti. La sua validità e soprattutto la solidità sono provati dai dati del bilancio 2009, che parla di sensibili aumenti in tutte le voci, un patrimonio gestito di 317 milioni di euro e 11.000 clienti fissi.
Vi è poi Etimos, un istituto di credito che ha come missione quella di garantire “l’accesso al credito, sotto forma di mutui, linee di credito, prefinanziamenti e capitale di rischio a più di un centinaio di organizzazioni, che altrimenti ne rimarrebbero escluse”; in pratica, raccogliere fondi dal ricco nord e dirottarli verso il sud del mondo, dove servono di più.
A livello europeo, è da segnalare l’importante esempio della FEBEA, la Federazione Europea delle Banche Etiche ed Alternative. Nata in Belgio nel 2001, conta oggi 24 istituzioni finanziarie associate, provenienti da 13 paesi, tutte firmatarie della Charte de la FEBEA, una convenzione attraverso cui si impegnano a “operare per mettere l'economia al servizio dell'uomo, per contribuire alla solidarietà, alla coesione sociale e allo sviluppo durevole, per rifiutare esclusivamente il rendimento finanziario nelle proprie attività e per favorire la realizzazione di iniziative ad alto valore innovativo dal punto di vista ambientale e sociale, impegnati soprattutto negli ambiti dell'impiego sociale, dello sviluppo sostenibile, della solidarietà internazionale e del commercio equo”. Nella stessa direzione si muove l’iniziativa intrapresa da Banca Popolare Etica, dalla francese Nef e dalla spagnola Fiare, che hanno firmato una Carta dei Valori che costituisce il primo passo verso la fondazione di una Banca Etica Europea.
Manuale del Risparmiatore Etico e Solidale
La crisi finanziaria globale ci pone di fronte a un ripensamento generale del ruolo e delle regole della... Continua... |
Scopri il denaro che sostiene l'alternativa
L'associazione finanza etica si propone di far crescere la cultura della finanza etica, mettere in relazione... Continua... |
Sorella Banca
Una banca amica? ecco la prova, attraverso la storia di banca etica, che questo è possibile e replicabile. se... Continua... |
Guida alla Finanza Etica
Il tuo conto corrente, il tuo fondo pensione, il tuo pacchetto di azioni quanto rendono, ma soprattutto in... Continua... |
Guida al risparmio responsabile
Le vie del cambiamento per un mondo di giustizia e di pace passano attraverso la pertecipazione, la denuncia,... Continua... |