Mi chiamo Gaetano Besana, sono un agricoltore biologico-biodinamico e ho un’azienda agricola nel parco di Montevecchia e Valle del Curone, 40km a nord di Milano. Coltivo antiche varietà di frutta: vale a dire nei nostri terreni abbiamo 150 tipi di mele, 60 tipi di pere, 40 tipi di prugne, 40 tipi di fichi, eccetera. Abbiamo creato una piccola arca di Noè di frutta recuperata e salvata. Vogliamo farla conoscere ai ragazzi delle scuole che vengono a frequentare i nostri orti didattici e alle persone che vengono da noi a imparare il metodo biodinamico di agricoltura. Abbiamo infatti una scuola di formazione pratica in agricoltura. L’agriturismo è anche oasi WWF perché questa raccolta di antiche varietà di frutta ci ha valso il marchio Oasi WWF per la biodiversità.
Cos’è il Mercato della Terra e come è nato?
Siamo qua al Mercato della Terra perché è un’iniziativa estremamente importante organizzata da Slow Food che vuole recuperare l’idea originaria di ‘mercato’: un punto d’incontro dove le persone si scambiano i prodotti del loro lavoro, le fatiche della loro vita e gli insegnamenti che traggono dal fare quotidiano; dal lavorare costantemente la terra. Ottengono così prodotti che poi vendono all’interno di un contesto dove c’è cultura, scambio, insegnamento e recupero della tradizione.
È anche una visione del futuro di un luogo dove le persone che mangiano, e quindi si nutrono, non pensino soltanto a nutrire le cellule del loro corpo perché devono produrre movimento, ma nutrano la propria persona, il proprio sapere e anche la propria capacità sociale. Questo perché in futuro nei Mercati della Terra ci saranno anche attività di formazione, attività per i bambini… Già c’è ad esempio la guida agli assaggi degli oli, piuttosto che dei pani.
Innanzitutto l’amore per la Terra e l’amore per l’ambiente: quando io dico ‘amore’ intendo la capacità di coltivare il terreno per ottenere non soltanto quantità di prodotto a cui corrisponde quantità di denaro, ma qualità di prodotto che ovviamente è in quantità inferiore a quello convenzionale, ma che porta con sé anche una qualità di mantenimento dell’ambiente.
Per esempio gli agricoltori biologici si fanno carico loro stessi con il loro portafoglio del mantenimento ambientale dei loro terreni, semplicemente perché non usano fertilizzanti o pesticidi che dopo si scaricano nelle falde acquifere e vanno a inquinare gli acquedotti da cui poi noi beviamo l’acqua. Vi ricordo che i produttori convenzionali non hanno questo problema: usano pesticidi inquinanti, tanto i costi sociali e sanitari di cura del terreno non ricadono sulle loro tasche. Quindi hanno un doppio vantaggio: guadagnano più soldi e producono più.
Dal nostro punto di vista i prodotti che ci sono qua invece si fanno carico della qualità ambientale dei nostri terreni, della nostra natura e del nostro ambiente perché tutte le persone che sono qua vogliono lasciare ai loro figli un mondo che sia almeno uguale a quello che abbiamo trovato.
Qual è dunque l’obiettivo principale dei Mercati della Terra?
L’obiettivo principale è creare un rapporto diretto tra i produttori riuniti per territori. Quindi non soltanto mettere in collegamento gli agricoltori in generale con i consumatori, ma riunire gli agricoltori per territori. In questo Mercato della Terra ad esempio, ci sono i produttori delle zone limitrofe di Milano, quindi a una quarantina di chilometri da piazza Duomo: quelli che vogliono partecipare sono qua.
Parlavi prima di prodotti biologici. Qual è il rapporto tra Slow Food e l’agricoltura biologica?
Slow Food invita i produttori ad avvicinarsi al mondo del biologico, perché lo slogan di Slow Food è “buono, pulito e giusto” e quindi un cibo che deve essere buono, pulito e giusto è, per forza di cose, biologico. Non tutti i produttori legati a Slow Food sono biologici, perché Slow Food è nato molti anni fa per salvare delle modalità di produzione tipiche locali di certi cibi che stavano scomparendo.
Potresti descrivere l’acquirente tipico che viene ai Mercati della Terra?Sono famiglie più o meno attente a quello che mangiano, curiose, desiderose di provare dei sapori un po’ diversi e anche di saltare via tutti i passaggi commerciali intermedi tra il produttore e il consumatore. Quindi in parte pagano il cibo un po’ meno e in parte fanno contento l’agricoltore che guadagna un po’ di più. Infine lo vedono in faccia e dicono: “Ah ecco se questo è cattivo so a chi dare una sberla”. Insomma sanno finalmente da dove viene quello che consumano e questo è molto importante.
Da quanto tempo Slow Food organizza questi mercati?
Il progetto dei Mercati della Terra con questa modalità è iniziato in dicembre. Ma Slow Food aveva già organizzato un'altra iniziativa di Mercati della Terra coi produttori brianzoli […]. Lì il progetto è andato avanti un anno e mezzo - due e adesso si sta convertendo in un’iniziativa che si chiama “Tutti giù per terra”. I produttori brianzoli partecipano a varie fiere locali organizzate per prodotti tipici locali (per esempio la patata bianca di Lazzate).
Ed è nata da lì l’idea di fare anche a Milano i Mercati della Terra?
Sì esatto, questa è la terza volta, ma dovrebbe continuare con una cadenza mensile per poi cercare di diventare settimanale o bimensile. Adesso siamo al 20 marzo, la prossima sarà il 17 aprile… e così dovrebbe continuare ogni mese.
Cosa ti appassiona principalmente di quest’attività, ovvero qual è per te l’aspetto più importante della coltivazione?
Quello che mi piace è la complessità: il fatto che tutti gli elementi siano collegati, e che si cerchi un equilibrio tra tutti i sistemi viventi. Quindi il fatto che le persone tra di loro cerchino un’armonia, ma la cerchino anche con il cibo di cui si nutrono. Il cibo poi deve essere in armonia col territorio, che a sua volta ospita le persone.
Tutto quanto deve cercare di essere nella miglior armonia possibile, perché le persone siano il più felici possibile.
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