Le forze dell’ordine segnalano anche due agenti contusi. Tutto questo, la sera del 17 febbraio a Coldimosso, fra Susa e Bussoleno, dove i No-Tav hanno tentato di impedire l’entrata in funzione di una trivella, impegnata in scavi geognostici propedeutici al progetto ferroviario della Torino-Lione.
Protetto da una scorta di agenti antisommossa, il macchinario è stato trasportato sul posto nel tardo pomeriggio, eludendo il “presidio” dei Tav schierati a Susa. Centinaia di No-Tav, accorsi in pochi minuti, sono stati fronteggiati da una prima carica leggera della polizia, che ha chiesto rinforzi e tagliato il guard-rail dell’autostrada Torino-Bardonecchia per ottenere un accesso di sicurezza.
Bloccata la valle di Susa per frenare l’afflusso di altri manifestanti, non appena giunti sul posto i rinforzi, gli agenti antisommossa hanno disperso i dimostranti con nuove cariche e il lancio di lacrimogeni a mano.
Secondo le redazioni torinesi di “Stampa” e “Repubblica”, gli agenti sarebbero stati colpiti da «un fitto lancio di pietre e bastoni», a cui alcune frange di dimostranti avrebbero fatto ricorso dopo le prime cariche della polizia.
Quello del 17 febbraio è stato il primo contatto violento tra forze dell’ordine e No-Tav, da quando a gennaio sono iniziate le trivellazioni disposte per sondare il terreno in vista della stesura del secondo progetto per l’alta velocità ferroviaria Torino-Lione, dopo quello bocciato nel 2005 a furor di popolo, dopo anni di resistenza attiva culminati nella clamorosa protesta per lo sgombero violento del “presidio” di Venaus.
«Ormai è solo una minoranza ad opporsi alla Torino-Lione», si erano affrettati a commentare i politici che vogliono l’alta velocità, tra cui il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino.
Affermazioni a cui la valle di Susa ha risposto il 23 gennaio in modo esplicito, con una imponente manifestazione No-Tav: al corteo, forte di 40.000 persone, hanno preso parte anche il segretario della Fiom torinese, Giorgio Airaudo, e il portavoce nazionale della Federazione della Sinistra, Paolo Ferrero, che ora parla di «selvaggio e vergognoso pestaggio da parte delle forze dell’ordine ai danni del movimento No-Tav della val di Susa».
L’unico torto dei dimostranti attaccati dalla polizia il 17 febbraio, dice Ferrero, «era difendere la loro valle dall’ennesima grande opera che tra qualche anno scopriremo essere fatta solo per distribuire profitti e tangenti».
Secondo Ferrero, «è indegna di un paese civile la militarizzazione della val di Susa che il governo sta mettendo in atto, come si vede anche da quest’ultimo episodio. Se c’è in Parlamento qualche esponente sinceramente democratico, faccia un’interrogazione urgente al ministro degli interni Maroni».
Articolo tratto da www.libreidee.org.
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