Il summit nella capitale thailandese rappresenta la prima riunione dopo la 13esima Conferenza mondiale sui cambiamenti climatici svoltasi a Bali nel dicembre scorso. Nell’isola indonesiana i grandi della terra, dopo due settimane di intenso travaglio, hanno sottoscritto una roadmap che impegna tutti gli stati che vi hanno aderito ad elaborare il Kyoto-2. Una conclusione, quella raggiunta a Bali, frutto di un compromesso tra Stati Uniti ed Europa: quest’ultima ha accettato di escludere dalla roadmap l’indicazione in percentuale delle riduzioni di gas serra previste per il 2020 e, soltanto a tali condizioni, gli Usa hanno sottoscritto l’accordo. Un’intesa, questa, che è apparsa quindi come un premio di consolazione e che ha lasciato insoddisfatti tutti coloro che sono consapevoli che per salvare il pianeta è necessaria un’azione drastica ed immediata.
Il Protocollo di Kyoto, ratificato nel 1997 ed entrato in vigore nel 2005, aveva sancito l’impegno degli stati firmatari a ridurre le emissioni del 5%, un passo senza dubbio importante, testimonianza della presa di coscienza della gravità del problema. Tuttavia, nonostante il trattato internazionale sia in vigore da qualche anno il nostro pianeta continua ad essere agonizzante a causa dell’insufficienza delle misure previste, della mancata attuazione di tali misure da parte di alcuni tra gli stati firmatari e del rifiuto di alcuni paesi, tra cui gli Stati Uniti, di aderire al protocollo.
Per la lotta al cambiamento climatico e per la promozione delle energie rinnovabili il 23 gennaio 2008 la Commissione europea ha approvato un pacchetto di proposte mirate all’attuazione di una riduzione delle emissioni CO2 del 20% entro il 2020, ad un aumento pari al 20% della quota di energia prodotta da fonti rinnovabili e del 10% di quella di utilizzo di biocarburanti nel settore dei trasporti.
In prima linea, quindi, per la tutela dell’ambiente, l’Unione Europea afferma ora la necessità di limitare il riscaldamento globale ad una quota massima di 2° al di sopra del periodo preindustriale. Come mantenere questo limite? Per far sì che la temperatura terrestre non raggiunga livelli troppo elevati, e di conseguenza, per evitare cambiamenti catastrofici, entro la metà del secolo le emissioni di CO2 dovrebbero essere ridotte del 50%. Diverso è il caso dei paesi in via di sviluppo che forniranno un contributo proporzionato alla loro condizione. D’altra parte per quanto concerne i “ricchi” la strada da percorrere non si preannuncia facile considerato che già durante le prime ore del vertice sono emerse divergenze circa i rispettivi impegni di cui ogni nazione dovrà farsi carico.
Ad ogni modo Bangkok, come ha sottolineato Ban Ki-moon nel suo messaggio ai delegati dei 163 paesi presenti al summit, è il «punto di partenza di una discussione intensa di due anni» che proseguirà a Poznan in Polonia nel dicembre 2008.
2 Aprile 2008 - Scrivi un commento