“In particolare, la decisione di raggiungere a livello nazionale la quota di energia prodotta da carbone al 50% e' una mostruosità in quanto il carbone pulito è una balla e gli impianti di Civitavecchiae Porto Tolle non saranno in grado di stoccare le emissioni di CO2” dichiara Francesco Tedesco, responsabile campagna Clima ed Energia di Greenpeace. “Le due centrali immetteranno in atmosfera circa 20 milioni di tonnellate di CO2 aggiuntivi, quando invece il Paese ne deve tagliare circa 100 per rispettare gli oneri di Kyoto”.
Le tecnologie di cattura e sequestro sono ancora immature, troppo costose, e in precoce fase di sperimentazione. “Se così non e', Enel abbia il coraggio di annunciare che non avvierà alcun gruppo dell’impianto di Civitavecchia fino a quando non sarà in grado di confinare la CO2” propone Tedesco.
Di fronte alla sfida globale che l’umanità deve affrontare per contrastare i cambiamenti climatici, Enel continua a investire in fonti ad alte emissioni di gas serra e pericolose. In base ai dati posseduti
da Greenpeace, Enel dichiara di voler investire 6,3 miliardi di euro in nuovi impianti a carbone e 6,8 miliardi nel nucleare. Riguardo agli investimenti sul nucleare si tratta prevalentemente di vecchi impianti sovietici in paesi dell’Est Europeo, come i due reattori di Mochovce in Slovacchia, privi di un guscio di contenimento che possano prevenire incidenti gravi, come l’impatto di un aereo.
Secondo il Quarto Rapporto dell’IPCC presentato nel 2007, per contenere il riscaldamento globale del Pianeta al di sotto di +2°C al 2100 è necessario fermare la crescita delle emissioni globali di gas serra entro il 2015, e arrivare al 2050 a un loro dimezzamento.
15 Marzo 2008 - Scrivi un commento