Un primo sospetto ricadeva sulla nave Cunski, imbarcazione che avrebbe trasportato 120 contenitori di materiale tossico e che avrebbe fatto parte di un gruppo di navi fatte sparire grazie all’aiuto della cosca Muti di Cetraro, secondo le informazioni ricavate dalle dichiarazioni spontanee del pentito Francesco Fonti.
Proprio ieri è arrivato il tanto atteso verdetto sull’identità dell’imbarcazione ritrovata il mese scorso. Dalle prime analisi dichiara il ministro Prestigiacomo "è emerso che fino alla profondità di 300 metri non si rilevano alterazioni della radioattività. L'accertamento che il relitto in fondo al mare non sia il Cunski e il mancato rilevamento di radioattività fino a 300 metri che, ribadisco non esclude la possibilità che si tratti in ogni caso di una 'nave dei veleni', deve indurre alla prudenza ed alla responsabilità quanti fino ad ora hanno procurato, senza avere riscontri attendibili, paura e allarme sociale, con gravissime ripercussioni economiche per la Calabria".
Il ministro ha continuato sostenendo “questi primi esiti delle ricerche non escludono la possibilità che i fusti contenuti nel relitto possano contenere rifiuti pericolosi o radioattivi e per questo il programma di indagini della 'Mare Oceano' proseguirà col prelievo di sedimenti dai fondali, di carotaggi in profondità e col prelievo di campioni dai fusti".
Tra le altre dichiarazioni Francesco Fonti aveva parlato dell'acquisto di tre navi da parte della 'ndrangheta per gestire il traffico illecito dei rifiuti radioattivi.
Uno dei nomi forniti è quello di un sommergibile affondato nel 1941, un altro nome non risulta mai iscritto ed il terzo corrisponde a 12 navi, molte delle quali dismesse prima del 1994.
E mentre le indagini continuano, la Calabria si mobilita. Sabato scorso un lungo e poderoso corteo ha attraversato le strade della città di Amantea per chiedere alle istituzioni di far luce sull’intera questione, mentre i sindaci del Tirreno cosentino chiedono al Governo di dichiarare lo “stato di emergenza” per il relitto al largo di Cetraro.
L’assessore all’ambiente della regione Calabria dichiara "L'ho saputo da voi giornalisti. E questo dà l'idea della collaborazione che c'è con il Governo". "Bene la Prestigiacomo perché specifica che le ricerche continueranno e bene che il ministro stesso ammetta che la nave su cui si sta lavorando possa purtroppo contenere materiale nocivo. Ma penso che a questo punto, davanti all'evidenza che non si tratti della Cunski, il governo dovrebbe dare l'ordine di monitorare tutta la zona, alla ricerca di altre navi".
Non è tardata ad arrivare la replica del sottosegretario all’Ambiente Roberto Menia che ha dichiarato ''è francamente incomprensibile l'atteggiamento delle Istituzioni Regionali calabresi che sembrano palesemente contrariate dalla notizia che i rilievi effettuati per conto del Ministero dell'Ambiente, dal Reparto Ambientale Marino della Guardia Costiera e sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia escludono che il relitto a largo di Cetraro sia della Nave Cunsky e che a 300 metri di profondità non risultano tracce di radioattività".
Speriamo che questa accesa diatriba tra le istituzioni si interrompa al più presto per il bene di tutti, perché qui ad andarci di mezzo sono i cittadini tutti e il loro diritto alla verità, una verità purtroppo nascosta ormai da tanti anni.
Navi a Perdere
Ci sono navi che affondano, purtroppo capita. e spesso non si riesce più a trovarle, colpa degli abissi... Continua... |