Il WWF, alla luce della tremenda alluvione che ha colpito il territorio di Messina e degli allarmi più volte lanciati in questi anni, indica 3 importanti modifiche affinchè l’attuale Piano Casa siciliano possa impedire ulteriori disastri: escludere esplicitamente l’applicazione degli interventi previsti nelle aree a rischio per il dissesto idrogeologico e nelle aree protette, porre un limite all’aumento della cubature, escludere gli interventi anche su immobili diversi da quelli residenziali, nel pieno rispetto di quanto stabilito nell’intesa dell’1 aprile 2009 tra Governo e Regioni .
Infatti, nel cosiddetto Piano Casa che sarebbe dovuto andare oggi in discussione, denuncia il WWF, si rischiava di dare il via ad un’altra colata di cemento, mettendo a rischio le persone e il territorio. Nella versione attuale non c’è alcuna indicazione esplicita che escluda di procedere per gli ampliamenti degli edifici esistenti nelle aree a rischio idrogeologico o in zone delicate dal punto di vista ambientale quali i parchi.
Anzi si consente di allargare o sopraelevare case di tutte le dimensioni, senza specificare il limite di cubatura (mentre l’intesa Stato-regioni dell’1 aprile 2009 consente intervento solo su quelle uni e bifamiliari) oltre agli immobili non residenziali (centri commerciali, capannoni artigianali, ecc.) e i fabbricati di pertinenza adiacenti alle abitazioni di residenza (ad es. i fabbricati agricoli).
“Se non verrà modificato sostanzialmente il Piano Casa siciliano” - sottolinea il WWF - “si rischia di produrre uno sviluppo incontrollato dell’edificazione e il proliferare su tutto il territorio di costruzioni, legittimamente autorizzate (come è già avvenuto a Messina e in altre parti della Sicilia), in aree a rischio e di pregio”.
Scheda tecnica
Il cosiddetto “Piano Casa Sicilia”, (“Norme per il sostegno dell’attività edilizia e la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente”), contiene alcune previsioni che, specie alla luce della triste cronaca degli ultimi giorni, appaiono di dubbia ragionevolezza.
In primo luogo si evidenzia l’assenza di una norma che preveda la non applicazione degli interventi consentiti dal provvedimento su specifici ambiti quali, per esempio, centri storici, parchi. Si giudica inoltre particolarmente grave la mancanza di una norma che consenta gli interventi ammessi dal c.d. “Piano Casa” solo su edifici collocati in aree esterne agli ambiti dichiarati di pericolosità idraulica: come invece prevedono analoghe norme di altre regioni, quali la Toscana o l’Umbria.
La proposta di legge appare altresì censurabile laddove consenta interventi anche su immobili diversi da quelli residenziali con ciò andando oltre le previsioni dell’Intesa Stato-Regioni del 1° aprile 2009 dalla quale sono poi discesi i diversi piani casa regionali.
Dall’intesa appena ricordata il progetto siciliano si discosta anche nella parte in cui non limita gli interventi ai soli edifici uni/bifamiliari.
Altro elemento critico è da rinvenire nella possibilità di consentire ampliamenti in adiacenza e/o sopraelevazione rispetto al fabbricato esistente. Ciò anche mediante la costruzione o la sopraelevazione di un corpo edilizio separato, di carattere accessorio o pertinenziale. A ciò si aggiunga l’assenza di una previsione che specifichi la volumetria massima degli “edifici esistenti” da ampliare.
La proposta regionale, infine, appare poco chiara nella definizione: a) delle procedure e competenze per l’individuazione della diversa area nel caso di demolizione e ricostruzione in luogo di verso con assoggettamento a vincolo di in edificabilità sulla precedente area occupata; b) requisiti di risparmio energetico al fine di perseguire la riqualificazione energetica e il sostegno alle energie rinnovabili
7 Ottobre 2009 - Scrivi un commento