L’imperante crisi economico-finanziaria di questo periodo storico ha molti risvolti, certe volte anche positivi. La riduzione dei consumi, ad esempio, ha portato in alcuni casi ad una diminuzione dello sfruttamento di risorse e dell’inquinamento, ma soprattutto alla ri-valorizzazione (a volte forzata, è vero) di certi aspetti della vita sociale e familiare come il dono, la reciprocità ed il risparmio (e di conseguenza il valore delle cose).
Tutto questo sta mettendo nella condizione non solo le singole persone, ma anche le Istituzioni, di considerare se gli attuali metri di misura del nostro benessere sono effettivamente da ritenere tali, a partire dal Prodotto Interno Lordo. Il PIL, si sa, misura solo la circolazione di merci e di denaro, in quanto esso è solo il valore complessivo dei beni e servizi prodotti all'interno di un Paese in un certo intervallo di tempo.
Esso è la più conosciuta unità di misura dell'attività macroeconomica. Ideato negli anni '30, il PIL si è trasformato in un parametro standard usato dai responsabili politici di tutto il mondo e ampiamente citato nei dibattiti pubblici, e riunisce il valore aggiunto di tutte le attività economiche basate sul denaro.
Molti studi e rapporti sono stati pubblicati negli ultimi tempi riguardo al fatto che ci sono altri fattori che devono essere presi in considerazione quando si cerca di capire quanto i cittadini di una nazione si sentano felici o soddisfatti delle proprie vite, come certe caratteristiche della sfera personale e sociale, o come l’impronta ecologica e la sostenibilità ambientale.
E che dire della ancora più autorevole comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo “Non solo PIL - Misurare il progresso in un mondo in cambiamento”, mediante la quale addirittura le Istituzioni europee hanno deciso di creare entro il 2010 nuovi parametri che cerchino di misurare il benessere collettivo.
L’ultimo in ordine di tempo fra questi importanti studi è stato realizzato dalla “Commission on the Measurement of Economic Performance and Social Progress”, coordinata dal premio Nobel per l'economia Joseph Stiglitz che ne ha presentato il rapporto finale insieme ad un altro importante premio Nobel per l'economia, Amartya Sen, ed al noto economista francese Jean Paul Fitoussi.
Questa Commissione è stata voluta agli inizi del 2008 dal governo francese e dal presidente Nicholas Sarkozy, il quale ha fin dall’inizio fornito forte appoggio e rilevanza politica, ed è stata formata da altri premi Nobel ed illustri economisti, fra i quali Daniel Kahneman, Lord Nicholas Stern (si ricordi la "Stern Review on Climate Change" che ha calcolato i costi economici del cambiamento climatico) e l’italiano Enrico Giovannini dell’OECD, attuale presidente dell’Istat.
Il rapporto argomenta raccomandazioni che partono dalla valorizzazione di svariati aspetti e capacità di misurazione di fattori che, appunto, non sono compresi nel PIL. Le misurazioni relative alla sostenibilità sono state un impegno centrale della Commissione, proprio perché in questo risiede la sfida di mantenere gli attuali livelli di benessere senza necessariamente compromettere quelli delle generazioni future.
L’importanza di questo rapporto non risiede solo nel prestigio dei componenti della Commissione che lo ha realizzato, ma come già accennato sull’alto livello del dibattito internazionale che ha scatenato l’appoggio del presidente della Repubblica francese nell'agenda politica planetaria, che si spera possa presto portare a delle decisioni concrete in materia di economia e di ambiente.
Sta di fatto che le idee, le proposte ed i contenuti del Movimento per la Decrescita Felice fondato da Maurizio Pallante non fanno più parte di un discorso di nicchia, ma hanno iniziato seriamente a “contaminare” i più alti livelli del mondo politico ed economico. Finalmente!
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