Byrne, come poi un po' tutti gli altri relatori, portano come esempio la realtà delle città del proprio territorio. Impariamo così che in Australia ci si sta sempre più approcciando ad una visione olistica per lo sviluppo delle città medio-piccole, destinate per loro configurazione, a tenere più sotto controllo le fasi di cambiamento. Lo studio aerodinamico degli squali fa parte, ad esempio, di questa visione e consente la sperimentazione sull'efficienza dei trasporti. Anche nel campo dei materiali di scarto ci sono delle novità.
Le industrie, messe in rete tra loro, scambiano i propri materiali e ciò che per alcuni è scarto per altri diventa materia prima, così nulla viene sprecato o peggio disperso per l'ambiente. Una città importante come Melbourne sta cambiando i propri cicli produttivi per consentire un minor impatto dell'industria carbonifera, una delle principali risorse per l'intero paese, ma anche una delle maggiori fonti di inquinamento.
Laura Chiodini di Cittalia, laboratorio idee dell'Anci, ha illustrato i dati a livello statistico della situazione italiana. E’ emersa la solita fotografia, un paese spaccato in due tra nord e sud. A dare conforto una sempre maggiore adesione alla produzione di energia rinnovabile: ben 5911 Comuni (rilevazione Istat) hanno avviato questo processo tanto da costituire il 74% di tutto il territorio nazionale.
Enrico Cancilla (Ervet) ha parlato dell'inevitabilità delle fonti rinnovabili di energia e di come esse debbano costituire il vero volano dell'economia presente e futura. Non sono più gli ambientalisti a dirlo ma fior di studi economici internazionali, come il Rapporto Stern.
Quest'ultimo, ricordiamolo, è il testo con cui l'ex vice presidente della Banca Mondiale, Nicholas Stern (attuale consigliere del governo britannico) ha voluto dare la sveglia ai governi di tutto il mondo sottolineando come solo un deciso intervento a livello internazionale, per quanto impegnativo, possa risultare, alla fine, molto meno costoso della snervante procrastinazione a cui si sta assistendo sul contenimento delle mutazioni climatiche.
Jean-Marie Erneg, dalla Francia, ha chiarito che solo una gestione e una visione politica di media e lunga durata possono effettivamente mettere mano alle soluzioni e che solo lo sforzo comune di città in coordinamento tra loro possono realizzare e applicare le tante possibilità di sviluppo sostenibile. Il “caso” portato da lui all'attenzione è della città di Lille. Qui il sistema fognario è stato adeguato alla media piuttosto alta di precipitazioni. E’ stato dato un forte impulso all'urbanizzazione cosiddetta passiva; si sta realizzando lo smaltimento dei rifiuti partendo; sono stati ripristinati i canali fluviali per la depurazione dell'acqua. Il tutto all'insegna della flessibilità, con la convinzione che le soluzioni, per singola città, vanno trovate in combinazione con l'evoluzione della comunità e mai passando sopra la testa di chi ci vive, ma anzi condividendone tutte le decisioni importanti.
Ian Appleton, dalla Scozia, ha rimarcato sulla necessità di trovare soluzioni flessibili, visto che ciò che è possibile per gli uni non sempre è possibili per tutti, come ad esempio il risparmio energetico. Ecco allora singole soluzioni che, messe assieme, fanno la differenza. A Edimburgo, alcuni palazzi hanno fatto sottoscrivere i condomini di non possedere un'auto. “Poi magari l'auto ce l'hanno ugualmente – ha ammesso Appleton – e la parcheggiano in un altro quartiere, ma resta comunque importante il segnale che si dà e gli effetti che ne conseguiranno ugualmente”.
Eric Champagne (University of Ottawa) ha, per ultimo, analizzato la situazione con le lenti di un Paese enorme come il Canada dove le dimensioni medio-piccole di una città si abbinano alle distanze infinite tra una città e l'altra. Così mentre la razionalizzazione dei trasporti, in molte città, prevede il minor uso delle auto, ecco che in Canada l'uso dell'auto non può che essere sostenuto vista l'estrema difficoltà di raggiungere un punto dall'altro. Quello che può essere cambiato e migliorato, in quest'ottica, è il sistema intermodale dei trasporti che metta in collegamento in modo funzionale “parti” geograficamente importanti del paese.
Soluzioni flessibili prima di tutto. Sembra essere questo quindi l'input principale per trovare uno sviluppo sostenibile a partire dalle città di medie dimensioni, sebbene anche su di esse si agita lo spettro della crisi economica mondiale. Le soluzioni chiedono risorse economiche e con i “rubinetti” chiusi o mezzo chiusi, come lo sono adesso un po' dappertutto, il loro reperimento sta diventando la sfida delle sfide.
25 Giugno 2009 - Scrivi un commento