Questa volta parliamo di... EOLICO
Eppure il suo sviluppo è stato spesso accompagnato da polemiche a causa di veri o presunti impatti sul paesaggio o sull'avifauna. Per cercare di capirne di più abbiamo interpellato le tre grandi associazioni ambientaliste attraverso la voce dei loro responsabili scientifici, Francesco Tedesco, Edoardo Zanchini e Massimliano Varriale.
Greenpeace è assolutamente favorevole allo sviluppo dell’eolico che è la prima fonte rinnovabile su cui puntare in Italia e nel mondo. Ovviamente devono essere rispettati alcuni criteri in fase di progettazione per inserire l’eolico nei contesti più idonei.
Perché proprio l’eolico è la prima fonte su cui puntare?
Perché l’eolico è la fonte rinnovabile più matura e che presenta i minori costi di sviluppo ed è quindi quella che può crescere più velocemente nel breve periodo e per affrontare il problema dei cambiamenti climatici con l’urgenza richiesta sappiamo che dobbiamo sviluppare velocissimamente le rinnovabili.
A che punto è l’Italia nello sviluppo dell’eolico?
L’Italia in Europa è già il terzo Paese per sviluppo dell’eolico, che ha avuto uno sviluppo molto molto buono nel 2008 con una crescita del 35%. Certo, la disponibilità di vento non è infinita. Le stime delle associazioni dell’industria dell’eolico parlano di un potenziale sul nostro territorio di almeno 16 mila megawatt; oggi siamo a 3700 megawatt installati. Quindi abbiamo ancora un buonissimo margine di sviluppo, senza considerare che accanto agli impianti tradizioni si potrebbero realizzare quelli del cosiddetto eolico off shore, ossia quello costruito sul mare, che aggiungerebbe quindi un’ulteriore potenza e capacità. Adesso l’eolico in Italia copre circa il 2% della produzione di energia elettrica; in un futuro prossimo potremmo arrivare all’8-10%.
Come funziona l’eolico off-shore?
Le pale eoliche vengono installate sul fondo del mare. Ci vogliono condizioni particolari e fondali abbastanza bassi, 30-45 metri al massimo.
Gli eolici off shore sono già stati realizzati in Danimarca, a largo della Gran Bretagna e nel mare del nord tanto che si pensa di creare una sorta di sub-rete dell’eolico del mare del nord per fornire energia a tutti i paesi del nord Europa.
Queste pale messe sui fondali marini non rischiano di creare problemi ai fondali stessi?
No. L’impatto sul paesaggio è minore perché i parchi sono a 5-10 chilometri dalla costa e quindi si vedono di meno e hanno un impatto visivo minore. Per quanto riguarda l’impatto, invece, sull’ecosistema marino l’importante è non costruire gli impianti sui campi di poseidonia o in aree marine protette.
Quali possono essere invece i possibili svantaggi dell’eolico tradizionale?
Prima di tutto l’eolico va inserito correttamente nel paesaggio. Ci sono casi di parchi eolici molto brutti, con pale molto fitte, molto ravvicinate l’una all’altra, che sicuramente sono dei cattivi esempi. Ma per quella che è la mia esperienza, in Sardegna, in Campania, in Toscana, il corretto inserimento dell’eolico nel paesaggio è una cosa che si può assolutamente fare.
L’altro problema che in alcuni casi si accompagna alla costruzione di impianti eolici è costituito dall’impatto che questi hanno sulla fauna che però, se consideriamo le pale eoliche sino ad oggi istallate nel mondo, è estremamente ridotto rispetto all’impatto dato da altre infrastrutture quali ad esempio le barriere autostradali, i grandi palazzi e così via.
Anche in questo caso molto dipende da dove vengono costruiti gli impianti. Ovviamente bisogna stare attenti a non intralciare le rotte migratorie in modo da non mettere delle barriere ai volatili, ma se l’eolico è correttamente progettato con le pale distanti l’una dall’altra (bastano 300-400 metri ) questa barriera non si viene a creare e quindi gli uccelli sono in grado di passare.
Quindi, riassumendo, l’eolico ha sì degli impatti come tutte le cose che l’uomo va a fare sul territorio ma sono degli impatti prima di tutto fortemente limitati e, secondariamente, mai irreversibili, come invece accade per altre fonti energetiche. Le turbine eoliche un domani potranno essere smontate e il paesaggio naturale ripristinato senza danni irreversibili all’ambiente.
Non sembra un po’ paradossale, con tutti i problemi procurati dal petrolio e dal carbone, preoccuparsi dell’impatto dell’eolico sul paesaggio?
Sì, pensiamo che sia paradossale soprattutto perché esistono migliaia e migliaia di altre infrastrutture che sono molto più impattanti per il paesaggio come per esempio i tralicci per la trasmissione di corrente elettrica. Tuttavia la problematica del paesaggio va riconosciuta, ma stando attenti: ci sono altri gruppi pseudo-ambientalisti, infatti, che fanno del paesaggio la loro crociata dimenticandosi però di quelli che sono i problemi più grandi come il riscaldamento globale. Allora se noi vogliamo difendere il nostro territorio a livello locale non possiamo dimenticarci del problema globale che un domani avrà ripercussioni anche a livello locale. Quindi, sinceramente, non capiamo come mai alcune associazioni ambientaliste si mettono così di traverso sulla questione dell’eolico.
Secondo te l’eolico si diffonderà in Italia nei prossimi anni o la posizione del governo, favorevole al nucleare, rischia di bloccarne lo sviluppo?
Secondo me, almeno nei prossimi 3-4 anni, l’eolico andrà incontro ad un periodo di forte sviluppo come d'altronde sta già avvenendo. Negli ultimi anni la capacità installata dell’eolico è cresciuta ad un ritmo altissimo: 30-40% all’anno. Secondo me questa fonte continuerà ad espandersi perché sta crescendo in tutta Europa e molti progetti sono già in corso d’opera.
Certamente la posizione del governo, che attualmente punta ad un ritorno al nucleare e anche ad un ritorno al carbone sicuramente non incentiva i gruppi finanziari ed imprenditoriali che investono sull’eolico.
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È come quella delle altre principali associazioni ambientaliste. L’eolico è tra le fonti rinnovabili quella che oggi ha le maggiori potenzialità di crescita, una tecnologia matura che va sviluppata in ogni modo all’interno di un sistema in cui si sviluppino tutte le fonti rinnovabili e si tenda a ridurre il consumo di energia. Per cui la nostra posizione è assolutamente favorevole all’eolico.
Secondo voi in Italia che tipo di ruolo potrebbe avere l’eolico all’interno dello sviluppo corretto delle energie rinnovabili?
L’eolico ha un ruolo importante. Certamente nessuna fonte rinnovabile, se presa singolarmente, può sostituire i combustibili fossili o il nucleare. Tutte le fonti rinnovabili però possono contribuire per una parte. L’eolico per esempio, secondo un recente studio dell’Anep, può arrivare a 10.000 megawatt installati in Italia, il che vuol dire che bisogna farne almeno altrettanti in fotovoltaico, bisogna sviluppare le biomasse, bisogna fare tutti gli interventi che permettono di utilizzare al meglio le rinnovabili, di ridurre i consumi e di andare nella direzione per cui si passi da grandi centrali di fonti fossili a centrali basate sulle fonti rinnovabili. In Italia non potremmo arrivare al 20% di energia prodotta dall'eolico come hanno fatto in Spagna, ma possiamo provare ad avvicinarci.
In Italia al momento in che percentuali siamo?
Al momento sono installati in Italia 3600 Megawatt; purtroppo no n abbiamo ancora i dati della definitivi del 2008 per cui si può solo immaginare qualche percentuale. Comunque siamo più o meno intorno al 2%.
Secondo voi c’è qualche possibilità concreta che l’eolico si sviluppi in Italia?
L’eolico è una realtà che si sta diffondendo e che si sta dimostrando competitiva, sicura e rinnovabile, mentre il nucleare è costoso, difficile da costruire, e comporta tutti i problemi che ben sappiamo e che sono al centro di polemiche e dibattiti politici.
Quindi secondo te, anche se il governo sembra guardare da un’altra parte, l’eolico è comunque destinato a crescere nei prossimi anni?
Io sono convinto di sì. Oggi il governo Berlusconi non ha fatto nulla per aiutare le rinnovabili, le vede come un elemento integrativo, da tenere di sfondo. Ma il nucleare è talmente tanto costoso e futuribile che nel frattempo bisognerà per forza fare qualcosa. Questo qualcosa è investire nelle rinnovabili e quindi siamo fiduciosi che il governo non si metterà di traverso allo sviluppo di questa forma di energia.
A volte ci sono state polemiche sull’impatto dell’eolico a livello di ecosistema o di impatto ambientale. Voi come vi ponete all’interno di questo dibattito?
Non c’è dubbio che l’eolico abbia un problema di impatto per cui in alcune aree può risultare incompatibile; il problema è che in Italia non ci sono delle regole nazionali, delle linee guida che dicano dove gli impianti possono essere fatti o non essere fatti. Per cui si scatenano polemiche relative ai luoghi in cui questi impianti vengono costruiti, ma non ci sono regole chiare. Bisogna quindi stabilire chiaramente quali siano le aree in cui l’eolico non va fatto per evitare impatti negati per l’avifauna o per il paesaggio.
Quindi secondo Legambiente, quando lo sviluppo dell’eolico si scontra con un impatto di tipo paesaggistico, cosa deve prevalere?
Ci sono dei casi in Italia in cui è meglio non fare l’eolico, ma in tutti gli altri va fatt. Noi non siamo tra quelli che dicono che l’eolico va limitato ad alcune zone industriali, anzi! Noi pensiamo che in molte parti del territorio italiano l’eolico sia un elemento che qualifica. Noi siamo un’associazione ambientalista e quindi ci rendiamo conto che bisogna avere delle attenzioni per il paesaggio, ma i principali problemi del pianeta sono i cambiamenti climatici, per cui bisogna sviluppare l’eolico, il solare e così via
Si parla di grandi o piccoli impianti. Voi avete una preferenza o ritenete entrambi utili?
Sono entrambi utili, dipende dal contesto. Oggi, grazie ai piccoli impianti, si può installare l’eolico in territori in cui grandi centrali sono irrealizzabili. Essendo anche quest’ultimo molto competitivo, può essere realizzato in molte parti del territorio italiano.
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Siamo favorevoli a questa forma di energia come a tutte le fonti rinnovabili. L’eolico è una delle forme di energia rinnovabile più promettente e, sopratutto l’eolico di taglia industriale, ha già raggiunto un buon livello di competitività economica. Ciò non significa che come associazione non ci poniamo il problema dell’ecocompatibilità di queste fonti energetiche.
Non esiste nessuna attività umana totalmente e realmente a impatto zero. Noi come WWF ci siamo dotati di linea guida per il corretto inserimento degli impianti eolici nell’ambiente, con un occhio di riguardo per quelli che possono essere interventi di mitigazione rispetto agli impatti sulla biodiversità.
In quali casi il WWF ritiene che non sia opportuno costruire impianti?
Prima di tutto dobbiamo considerare gli impatti diretti sulla fauna, in particolar modo sugli uccelli e chirotteri (pipistrelli).
Questa è una tipologia di impatti sitospecifica che varia, cioè, a seconda del sito dove si va a localizzare l’impianto, ma anche speciespecifica perché varia in base alle specie animali considerate. In uno stesso luogo, infatti, determinate specie possono subire un impatto elevato e altre basso. Questo è determinato dalle abitudini comportamentali degli animali: come cacciano, come utilizzano il loro habitat e così via.
Gli uccelli e i chirotteri muoiono per collisione. L’animale va a sbattere contro le pale perché non ha percezione del movimento stesso della pala. Questo perché i moderni aerogeneratori hanno una velocità di rotazione molto bassa e questo dovrebbe essere un elemento di sicurezza (12/15 rotazioni al minuto); però la velocità periferica delle pale (con raggi di oltre 60 metri) è di alcuni centinai di km/h. I volatili, quindi, non hanno la percezione del movimento della pala e ci possono andare a sbattere.
L’incidenza di questi impatti, come dicevamo, può cambiare da zona a zona e da specie a specie. In alcuni casi l’impatto a la mortalità è quasi nullo, in altri può essere molto elevato ed è per questo che l’eolico deve svilupparsi tenendo conto di alcuni siti particolarmente vocati alla tutela di specie anche a rischio.
Ci sono poi altre forme di impatto sulla fauna. Alcuni studi hanno dimostrato che la costruzione di un impianto eolico ha comportato l’abbandono dell’area da parte di determinate specie.
Ma non esistono modi per avvertire questi uccelli che ci sono le pale?
Esistono una serie di dispositivi e delle colorazioni che permettono agli aeregeneratori di essere più facilmente scorti e visti in maniera tale da ridurre gli impatti, quindi fare un vero e proprio intervento di mitigazione.
Il vero problema è che qualunque tentativo si faccia per rendere più visibili questo tipo di impianti si traduce in un maggior impatto visivo e anche lì bisogna capire qual è il giusto compromesso.
Ma di fronte alle alternative, petrolio, carbone, nucleare, non è paradossale preoccuparsi di un impatto paesaggistico?
Per me sì. La nostra priorità, infatti, è far sì che si trovi un equilibrio tra realizzare quanto più possibile energia da fonti energetici rinnovabili, come l’eolico, e far sì che si arrivi al giusto compromesso anche con i criteri di conservazione di tutela di specie spesso rare che sono minacciate e che corrono rischio di estinzione. L’aspetto paesaggistico è sicuramente importante, ma forse ci sono aspetti più importanti che vanno considerati: probabilmente una centrale a carbone ha un minore impatto locale visivo ma poi ha emissioni di gas serra e emissioni puntuali estremamente nocive per la salute umana e di tutte le specie viventi.
Anche per quanto riguarda l’impatto dell’eolico sull’avifauna mi viene un dubbio. I danni provocati indirettamente o direttamente ai vari ecosistemi dalle fonti fossili non sono maggiori rispetto a quelli dovuti all’eolico?
Al nostro interno si è ampiamente dibattuto su questi argomenti. Qual è l’impatto che le nuove tecnologie possono avere sulle biodiversità e quale l’impatto che altre tecnologie basate sui combustibili fossili avranno sulla biodiversità all’interno del cambiamento climatico globale? Non è sempre facile dare delle risposte. Secondo la stragrande maggioranza degli scienziati e della comunità scientifica internazionale sicuramente la minaccia maggiore per la biodiversità è data proprio dall’impatto dei cambiamenti climatici e dei cambiamenti globali che noi stiamo apportando in quasi tutti gli ecosistemi terrestri. Il cambiamento climatico, infatti, è uno dei grandi cambiamenti ma non il solo. Pensiamo alla trasformazione della destinazione d’uso dei suoli, alla distruzione di interi ecosistemi di foreste e così via. Noi stiamo veramente alterando il volto del pianeta con una rapidità che non ha nessun precedente nella storia della vita del pianeta. Siamo un motore trainante del cambiamento in negativo rispetto ai valori di biodiversità e di conservazione e alla tutela di altre specie viventi sul nostro pianeta.
Ecco perché non possiamo sviluppare le fonti rinnovabili (eolico incluso) senza criteri ecologici. Dobbiamo trovare il giusto equilibrio e non è cosa facile perché richiede grande sforzo e capacità di sedersi intorno a uno stesso tavolo per arrivare ad un punto di compromesso ben sapendo che comunque si tratta di soluzioni sempre perfettibili.
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eolico posizioni a confronto... il danno sulla fauna è grave, spesso gravissimo c' è abbastanza letteratura sul caso, dalla Norvegia dove sono falcidiate le aquile di mare ai grifoni spagnoli, ai nibbi nostrani, alle cicogne in tante parti d' Europa...e di un' infinità di piccoli uccelli, di chirotteri... per non parlare degli effetti degli impiani off shore anche sulla fauna marina ( i pali vengono infissi sui fondali marini con percussioni che devastano i sensi dei cetacei). Realizzare batterie eoliche significa aprire strade in montagna, cementificare, modificare paesaggio e ambiente per tempi indefinibili. E il nostro paesaggio non è come quello dei paesi bassi, diciamocelo!
Forse di fronte al problema energetico possono sembrare dettagli . Forse alcuni accesi ( e certamente intellettualmente onesti) fautori dell' eolico a grande scala alimentano il loro entusiasmo con lo spettro del nucleare. Ma crediamo davvero che l' eolico sia alternativo al nucleare? Che per ogni MW di eolico se ne storni uno nucleare o termico? ..credo piuttosto che si aggiungerà, in una folla corse alla produzione energetica.Un pò la filosofia dei capannoni industriali, spesso in banndono, che hanno devastato le nostre campagne... E della fonte più importante di energia, il risparmio, non se ne parlerà più.
Francesco Maria Mantero