La protesta per ora ha bloccato la realizzazione del primo parco eolico off shore degli Usa e gli sforzi dell'amministrazione Obama per promuovere le fonti rinnovabili di energia. Il progetto è stato appaltato alla ditta privata Cape Wind Associates, la quale dovrebbe costruire 130 pale eoliche su un banco di sabbia nel bel mezzo del Nantucket Sound, un canale tra Cape Cod e le isole di Martha's Vineyard e Nantucket.
Il progetto era pronto per essere realizzato, avendo ottenuto nel 2009 l’approvazione da parte del governo federale Usa, ma il 4 gennaio 2010 il National Park Service ha accolto le richieste delle tribù indiane dei Wampanoag Mashpee di Cape Cod e dei Wampanoag Aquinnah di Martha's Vineyard decidendo che il Nantucket Sound poteva essere incluso nel National Register of Historic Places e che quindi si tratta di una cosiddetta "traditional cultural property" da sottoporre alla tutela del patrimonio paesaggistico.
Le motivazioni addotte dal National Park Service sostengono che le pale eoliche potrebbero disturbare il regolare svolgimento degli esercizi spirituali delle tribù. Inoltre, le fondamenta delle torri potrebbero distruggere un eventuale sito di sepolture indiane che potrebbe essere scomparso 6.000 anni fa sotto il mare e che ora sarebbe a 10 metri circa di profondità.
Mettere una parola definitiva sulla diatriba, ad ogni modo, spetterà al segretario americano agli interni Ken Salazar, il quale si riserva di decidere entro la fine di aprile se consentire alla Cape wind di procedere.
La stranezza della faccenda sta in alcune affermazioni che vorrebbero inesistenti, sui luoghi destinati al parco, i riti che i Wampanoag paventano. A sostenerlo è Jeffrey Madison, ex esponente del Wampanoag tribal council di Aquinnah nonché uno degli avvocati di punta della Cape Wind. Di più, il progetto è addirittura sostenuto dalle due più importanti organizzazioni ambientaliste del Paese, mentre gli oppositori avanzano motivazioni altre rispetto alle pure ragioni religiose, affermando che le pale eoliche, che sorgerebbero a cinque miglia marine dalla costa, danneggeranno la pesca, creeranno difficoltà alla viabilità aerea oltre a disturbare il turismo balneare.
Una storia intricata, insomma, che va ad aggiungersi alle tante esperienze di cittadini comuni che lottano contro la depredazione del territorio in cui vivono. La decisione di Salazar a favore della Cape Wind sembra quasi scontata, ma i Wampanoag hanno deciso di lottare lo stesso con i mezzi che hanno a disposizione e con la forza delle loro tradizioni.
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