Ma può definirsi buono un impianto mastodontico a meno di un miglio marittimo dalle spiagge, con pali alti più di 100 metri, che occupa uno spazio di circa due ettari di mare? Un mare bellissimo e tra l’altro vicinissimo ad una zona acquitrinosa protetta da una convenzione internazionale perché di passaggio per uccelli migratori.. e unica area in Italia di ripopolamento dell’aragosta.
Beh, qualcuno ancora dotato di buon senso pensa di no.
Non si tratta delle spiagge più famose e gettonate dai turisti, ecco perché forse si è pensato che non avrebbe dato fastidio a nessuno costruire una cosa del genere, tra l’altro utilizzando tecnologie già superate e a scopi puramente privati.
Eppure i miei corregionali non mi hanno deluso… loro non pensano che le energie rinnovabili siano una scusa buona per creare scempi ambientali e chiedono che vengano progettati impianti in posti più adatti, “nei luoghi e nei modi giusti”. Si sono mossi in blocco per fermare questa follia.
Ancora una volta i sardi dimostrano il loro profondo attaccamento ad uno dei beni più cari che hanno, ovvero la natura, i beni paesaggistici ed ambientali che spesso sono capaci di difendere come (purtroppo!) pochi altri popoli nella nostra nazione.
E’ stato creato un comitato cittadino che, informatissimo, ha spiegato alla gente perché non era giusta la costruzione di un impianto simile. È stato creato un blog che ha raccolto 50.000 firme allegandole alla lettera inviata alla Capitaneria per richiedere l’immediata sospensione della concessione alla suddetta impresa e per evitare la messa in atto di un progetto che – si legge nella lettera – è:
-offesa gravissima al valore estetico ed ambientale del territorio
-mancanza di rispetto verso le comunità espropriate del diritto di decidere
-danno sul piano economico ed occupazionale per gli operatori commerciali e turistici locali
-impedimento alla piccola pesca e alla navigazione di diporto
-alterazione delle praterie sommerse di Posidonia oceanica
-alterazione del naturale moto delle correnti
-grave interferenza su migrazioni avifauna in zone umide della convenzione di Ramsar
-inquinamento acustico ed elettromagnetico
Si parla di “impatto ambientale irreversibile sulle aree prospicienti il sito, alcune vincolate dal Codice dei Beni Culturali e dalla Legge Galasso”. L’Associazione sottolinea come l’impianto potrebbe danneggiare le praterie sommerse di posidonia oceanica con conseguente sconvolgimento dell’ equilibrio dell’ecosistema, e propone come luoghi alternativi alla costruzione di impianti per la comunque valida produzione di energia eolica, aree industriali dismesse o degradate, o zone di minor pregio, come recita il Piano Paesaggistico Regionale Sardo,(ancora in vigore nonostante le proteste di qualcuno, è uno tra i più completi e per questo severi!).
Il comitato cittadino non si è fermato ed è giunto a manifestare con forza il proprio dissenso al progetto a Cagliari davanti alla sede del Consiglio Regionale, dove alcuni delegati sono stati ascoltati e sono riusciti ad ottenere, anche dalla Regione, un documento di opposizione formale al progetto con apposita delibera.
La stessa delibera insiste sull’inadeguatezza del progetto a zone protette e vincolate, ma essa non ha purtroppo potere decisionale in quest’ambito poiché le leggi nazionali oggi prevedono l’assurdità che a decidere dei territori demaniali marini sia solo la capitaneria, escludendo di fatto Comuni e Regione.
Piccoli villaggi fatti di casette bianche sul golfo, campeggi immersi nel verde, monumenti naturali come il famoso arco scavato dall’acqua nella roccia di S’Archittu, spiagge lunghissime e ancora selvagge, zone frequentate da turisti poco invadenti (me compresa, che ormai sono una turista da queste parti!) e rispettosi che amano questi luoghi perché non soffrono dell’affollamento chiassoso e inquinante di ahimè altre parti dell’isola, vedrebbero la loro bellezza deturpata da file chilometriche di pale eoliche e rischierebbero di avere ambiente naturale e i già piccoli introiti da turismo e pesca rovinati irreversibilmente.
Chiunque abbia visitato questi luoghi, vicinissimi a stagni con i loro eleganti fenicotteri rosa e di spiagge di sassolini di quarzo finissimi, ancora abitati da uccelli di ogni tipo e da tanta fauna selvatica, non può non essere rimasto colpito dall’imponenza della natura Sarda che si manifesta nelle alte rocce dalle forme bizzarre, dal mare cristallino spesso agitato da altissime onde e dalla fiera e genuina gentilezza degli abitanti del posto.
Di buon senso ce ne vuole veramente poco a capire che non si può permettere di cancellare “per un pugno di soldi” cose del genere che davvero sono senza prezzo.
Seguiremo con apprensione le sorti di As Arenas e dei suoi abitanti, umani e non umani, sperando che la determinazione di queste persone riesca non solo a salvaguardare un’area così unica e preziosa, ma che sia un forte esempio anche per distogliere le imprese da altri progetti simili…
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