A togliere ogni dubbio sono però le cifre riportate sul Global Wind 2008 Report, ultimo rapporto stilato dal Concilio Globale per l’Energia Eolica (GWEC): per quattro anni consecutivi la Cina ha raddoppiato la sua capacità energetica eolica totale, raggiungendo oggi il quarto posto tra i paesi aventi il più vasto mercato di energia ricavata dal vento. Nel 2008 sono stati installati impianti per una produzione di 6.3GW, che sommati a quelli pre-esistenti offrono una capacità complessiva di 12.2GW.
Il fatto più incredibile è che il Paese sta costantemente sbaragliando tutte le previsioni, comprese quelle elaborate accuratamente dal GWEC. Quest’ultimo è un forum internazionale che unisce le maggiori associazioni ed enti operanti nel settore, volto a rappresentare – e allo stesso tempo guidare – le compagnie e le istituzioni per garantire che il vento diventi una delle fonti energetiche di punta (data la sua capacità di offrire vantaggi a livello ambientale come economico).
L’Amministrazione Nazionale Cinese per l’Energia ha selezionato sei locazioni, poste nelle provincie più ventilate: Xinjiang, Gansu, Hebei, Jiangsu e la parte più interna della Mongolia. In ciascuna di esse si prevede di installare impianti per una capacità di 10GW entro il 2020: nel complesso la Cina raggiungerà il traguardo di 100GW di capacità, ossia 200TWh di energia all’anno.
Il governo cinese ha anche deciso di investire nella ristrutturazione della rete di trasmissione, soprattutto nel nord-est del paese, dove è concentrata la maggior parte delle centrali eoliche. In alcuni casi, infatti, sebbene gli impianti siano in grado di immettere una cospicua quantità di energia nel sistema, le infrastrutture non sono tali da garantire il massimo sfruttamento. È stato inoltre stabilito per legge che le fonti rinnovabili abbiano la priorità di accesso alla rete in caso di sovrapposizione.
In merito alle infrastrutture è stata anche attuata una politica di supporto economico e incentivazione per le aziende nazionali che producono turbine e altri componenti per gli impianti eolici. Le imprese locali hanno, di conseguenza, moltiplicato gli investimenti nel settore e prevedono di potersi presto lanciare addirittura sul mercato internazionale.
Una corsa sfrenata, dunque, quella della Cina. Ma dal rapporto del GWEC emergono dati interessanti anche riguardo al resto del mondo.
Durante il 2009 si prevede un blocco della crescita del settore in USA a causa della crisi finanziaria, ma secondo il GWEC entro il 2013 il Nord America raggiungerà comunque un totale di 55GW di capacità in più rispetto ad oggi.
L’Europa, fino ad ora in testa alla classifica per la capacità eolica installata, vi rimarrà ancora fino al 2013 (secondo le proiezioni del Concilio), ma il divario oggi esistente rispetto alle altre regioni sopracitate sarà ben inferiore. Vedremo una variazione degli attuali tassi anche nell’ambito della stessa Europa, visto che, se Germania e Spagna sono ancora in prima linea, altri Paesi stanno incrementando rapidamente l’approvvigionamento di energia da vento: tra questi in particolare l’Italia, la Francia e il Regno Unito.
Nel complesso la capacità mondiale totale installata ha raggiunto i 120.8GW alla fine dello scorso anno, oltre 27GW dei quali derivanti solo dai nuovi impianti messi in opera nel 2008: si tratta di una crescita sorprendente, corrispondente al 36% del mercato annuale.
Del resto se la crisi economica mette in allerta tutti i Paesi e induce le economie alla contrazione, è vero anche che “né la questione dei cambiamenti climatici né l’insicurezza macroeconomica legata alla dipendenza dall’importazione di combustibili fossili verranno meno a causa della recessione”, commenta Arthouros Zervos, esponente del GWEC. “L’energia eolica”, prosegue Zervos, “è pulita, si produce in loco, necessita di impianti che sono rapidi da installare, non ha bisogno – virtualmente - di impiego d’acqua ed è economicamente competitiva”.
“Entro il 2013 avremo ben 332GW di capacità installata”, dichiara ottimista Steve Sawyer, soddisfatto dei dati riportati dal settore negli ultimi anni, “cosicché si potranno produrre 730TWh di energia da eolico e risparmiare 438 milioni di tonnellate di CO2 emessa ogni anno”.
Secondo un rapporto presentato alla 120° Assemblea dell’Unione Interparlamentare (UIP), tenutasi ad Addis Abeba tra il 5 e il 10 aprile scorsi, le emissioni di CO2 nel mondo sono aumentate del 27% rispetto a quelle del 1990. Nei paesi in via di sviluppo esse sono addirittura più che raddoppiate: il tasso è del +103,4% (anche se è bene considerare che in tali luoghi le emissioni procapite sono comunque inferiori rispetto a quelle dei Paesi del nord del mondo).
“A livello mondiale, le emissioni di gas serra aumentano di un milione di tonnellate al giorno. Con il sistema attuale di proiezione del clima, previsto dal Protocollo di Kyoto, una modifica di questa tendenza è quasi impossibile”, è quanto sentenzia tale rapporto. Si rende dunque necessario un “Kyoto Plus”, ossia un nuovo trattato, che entri in vigore quando quello di Kyoto scadrà, vale a dire a fine 2012, e che ponga però dei limiti e degli obblighi molto più stringenti.
Copenaghen sarà il luogo di incontro dei potenti della Terra per stilare tale nuovo rapporto: occorre però che essi guardino davvero agli interessi del Pianeta e meno a quelli economici o strategici. I cambiamenti climatici in corso sono troppo severi e non ci si può più permettere di temporeggiare.
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