Ad oggi il mio orto “quasi” sinergico (il quasi è d’obbligo visto che in alcune zone svolgo sperimentazioni non esattamente “canoniche”) sta rapidamente raggiungendo gli 800mq e già nei primi anni, quando era limitato a 60-70mq, copriva la quasi totalità di consumi vegetali della mia famiglia (2 adulti ed 1 bambino) senza richiedere una costante applicazione, concimazioni di alcun tipo, migliorando di molto la qualità del suolo e, conseguentemente, quella degli alimenti.
Come è possibile questo? Come è possibile che io ottenga la stessa produzione dell’orto della mia vicina senza essere costretto ad importare concimi dall’esterno, lavorare profondamente il suolo tutti gli anni e mantenere parassiti ed infezioni sotto il livello di guardia senza interventi particolari? La risposta sta nella biodiversità; una foresta cresce e si sviluppa in maniera costante, così come le praterie si autosostengono.
Il concetto è una vera e propria rivoluzione. Da sempre siamo abituati a pensare che coltivare sia un’attività totalmente dipendente da ciò che noi facciamo e dalle nostre dirette azioni. Troppo spesso tendiamo a dimenticarci della complessità dei sistemi naturali e, soprattutto, della loro non-linearità, cercando di sostituirci ad essi nella convinzione di poterli controllare. In realtà, tutto ciò alla lunga ci costringe ad azioni a sviluppo esponenziale; si pensi alle concimazioni necessarie anno dopo anno, alle lavorazioni del suolo, alla necessità di diserbo o ai vari trattamenti antiparassitari o antipatogeni…
Un orto tradizionale, spesso, applica regole “riduzioniste” attraverso l’eliminazione di tutto il materiale vegetale indesiderato (le erbacce) e la regolamentazione di stretti canoni di coltivazione, vincolando il “sistema orto” ad un processo continuo di interventi spesso energeticamente deficitari (si pensi alle calorie che consumiamo durante una doppia vangatura profonda e quelle che otterremo dai frutti di quel raccolto o ai soldi che spendiamo per la coltivazione dei nostri pomodori ed il loro valore di mercato…)
Dal mio punto di vista l’orto sinergico è, in parte, la ricerca del “pasto gratis”, senza costi personali e per l’ambiente circostante. La creazione di un ecosistema autoportante che, in un rapporto di sinergia tra piante, animali, microrganismi, funghi e me stesso, è in grado di darmi nutrimento ricavandone anche per sè in un continuo ciclo di fertilità.
Non lavorazione del suolo (e non compattamento). Nessuna concimazione. Pacciamatura vegetale permanente.
Sono tutte azioni atte a permettere ad un suolo di recuperare e ristabilire la ciclicità dei nutrienti e delle catene alimentari che, attraverso successive nascite e decadimenti, creano la struttura stessa di un suolo.
Il mio orto non risponde a regole, norme o precise pratiche colturali quanto, piuttosto, ad un processo di integrazione tra ambiente naturale ed esigenze personali. Una continua ricerca e sperimentazione di bilanci tra energia consumata ed energia prodotta in un’ottica di sostenibilità e di bilanciamento dei fattori.
Ebbene si, il mio orto è un caos… lo stesso caos che normalmente si trova in natura…
15 Aprile 2009 - Scrivi un commento