L’Italia non ha una strategia vera e propria ma ha solamente adottato provvedimenti spot che peraltro sono stati puntualmente disattesi. Ultimo in ordine di tempo il finanziamento di 200 milioni di Euro del “Fondo rotativo” per Kyoto, annunciato dal Ministro Prestigiacomo e scomparso dal testo finale della Finanziaria 2009. Gli stessi fondi per organizzare il registro degli assorbimenti forestali, previsto da una delibera CIPE dell’allora governo Berlusconi del 2002, sono spariti dall’ultima Finanziaria.
Circa 42 milioni di euro sono invece stati destinati a sostenere progetti all’estero, così come permesso dai meccanismi flessibili del Protocollo di Kyoto, che tuttavia lasciano irrisolte alcune importanti questioni e che non permetteranno di rientrare negli obiettivi di riduzione delle emissioni in assenza di misure concrete a livello nazionale. Paradossalmente, mentre negli Stati Uniti il Presidente Obama annuncia un “Green New Deal” di rilevanza storica, l’Italia torna al passato con una politica energetica fondata sul rilancio del carbone e del nucleare, le fonti più sporche e più pericolose. Recentemente il Senato USA ha cancellato dal “pacchetto di stimolo” per l’economia 50 miliardi di dollari in prestiti a tasso agevolato a nucleare e “carbone pulito”.
C’è dunque il rischio che il nostro Paese, senza una strategia concreta per sostenere gli investimenti nelle fonti rinnovabili e nel settore dell’efficienza energetica perda ancora una volta il treno per fare dell’emergenza climatica un’occasione di rilancio dell’economia e fronteggiare la crisi finanziaria.
15 Febbraio 2009 - Scrivi un commento