Si tratta della più grande catastrofe della storia australiana, il bilancio è da brivido.
I morti accertati fino a questo momento sono 181 (ma non si esclude che il numero possa salire ulteriormente), 900 case rase al suolo, 3000 chilometri quadrati di territorio inceneriti, 7000 le persone che hanno chiesto aiuto alla Croce Rossa per ricevere assistenza e alloggio in centri di ricovero: queste le impressionanti conseguenze dei 400 incendi scoppiati a partire da sabato scorso, 7 febbraio, nello Stato di Victoria, a sud-est dell’Australia.
Vegetazione, animali e uomini si sono trovati indistintamente inermi ed impotenti dinanzi al devastante passaggio del fuoco.
La storia di Sam, il koala più famoso del mondo, non è soltanto una storiella strappalacrime ma ci fornisce un’idea degli stravolgimenti profondi che l’ondata di incendi ha provocato. I koala, di solito, non bevono acqua perché assumono i liquidi necessari dalle piante che mangiano. In questi giorni, però, il caldo eccezionale (intorno ai 47 gradi) e gli incendi hanno fatto sì che anche questi animali, di indole poco socievole, si avvicinassero alle case e agli uomini in cerca di un po’ di acqua.
Sam ha trovato il suo salvatore ma purtroppo in milioni fra suoi simili e animali di altre specie non sono riusciti a sfuggire alle fiamme. Veterinari e volontari sono impegnati in una operazione di salvataggio della fauna ferita. Nei centri di assistenza sono stati accolti canguri, koala, uccelli ed altri animali ustionati, feriti e disidratati; quelli nelle condizioni più gravi dovranno essere abbattuti per risparmiare loro un’atroce agonia.
Secondo quanto riporta il sito dell’ANSA, gli incendi che hanno colpito la parte sud-orientale dell’Australia negli ultimi giorni sono quelli con il bilancio più grave (a livello mondiale) dal 2000 ad oggi. Eppure la stessa parte del mondo più volte negli ultimi anni è stata devastata dalle fiamme: nel gennaio del 2003 le fiamme nelle foreste vicino Canberra hanno ucciso 4 persone e distrutto 530 abitazioni, nello stato di Victoria inceneriti 800 mila ettari; nel 2005 gli incendi a sud dell’Australia hanno provocato la morte di nove persone.
Quella di quest’anno è la più grande catastrofe che l’Australia abbia mai dovuto affrontare.
Oggi la situazione sembra in miglioramento: le piogge e le temperature più miti stanno aiutando i vigili del fuoco a domare gli incendi ancora non spenti. Ma cosa ha causato una tragedia di simili dimensioni? Per quale motivo sono morte duecento persone? Perché centinaia e centinai di uomini, donne e bambini hanno perso la loro casa e con essa tutto ciò che possedevano? Cosa ha generato un’ondata di incendi tale da incenerire 3000 chilometri quadrati di territorio?
Si sospetta che alcuni dei 400 incendi siano stati appiccati da piromani. Due uomini, negli ultimi due giorni, sono stati fermati ma poi rilasciati.
Eppure, ancor prima della tragedia, qualcosa di insolito si verificava in Australia: mesi di siccità e temperature altissime.
“Tra la fine di gennaio e l’8 febbraio si è verificata una situazione fuori dalla norma, un’ondata di calore che in alcune aree del continente ha fatto segnare punte massime di temperature superiori di 15-18 gradi alla media climatologica” ha affermato Andrea Alessandri, ricercatore del Centro Euro-Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici (CMCC), riferendosi alle condizioni meteorologiche straordinarie rilevate nelle ultime due settimane nel continente australiano.
L’Ufficio meteorologico australiano, infatti, ha segnato sul suo calendario 6 giorni con temperature oltre i 40 gradi, che corrispondono alla peggiore canicola (ovvero il periodo del maggiore caldo estivo) registrata nel sud dell’Australia negli ultimi 100 anni.
Il ministro per il cambiamento climatico, Penny Wong, ha dichiarato che quest’ondata di caldo "è il genere di fenomeno climatico al quale gli scienziati fanno riferimento quando parlano di cambiamento climatico. Undici degli anni più caldi della storia hanno avuto luogo nel corso degli ultimi dodici anni, e rimarchiamo anche, particolarmente nella regione sud dell’Australia, dove c’è meno pioggia. Tutto questo è coerente con il cambiamento climatico e con quello che gli scienziati ci avevano predetto".
E proprio la parte sud dell’Australia, quella in cui piove meno, è stata il terreno fertile per i roghi degli ultimi giorni. È probabile, dunque, anche se al momento è difficile stabilirlo con certezza, che i cambiamenti climatici abbiano contribuito a creare le condizioni favorevoli per l’inferno di fuoco che ha devastato la zona sud dell’Australia, determinando la reazione a catena di un incendio dopo l’altro.
Inoltre, le conseguenze di tali eventi sono disastrose anche per il futuro (come se i danni già provocati non bastassero…): gli incendi determinano l’emissione di C02 nell’atmosfera e quindi l’aumento del riscaldamento globale. Un ulteriore innalzamento della temperatura terrestre provocherebbe, di certo, gravi danni agli ecosistemi.
Nel frattempo in Australia continuano le indagini e si cercano i responsabili. Ad ogni modo sarebbe opportuno analizzare approfonditamente la connessione di questa catastrofe con gli stili di vita dell’umanità per scongiurare il rischio che in futuro si verifichino altri simili disastri.
12 Febbraio 2009 - Scrivi un commento