Molti di noi sabato scorso, entrando nel supermercato di fiducia, si sono imbattuti in un banco popolato di giovani e pensionati in gilet giallo, i quali hanno esposto loro i principi e gli scopi dell’iniziativa. La proposta fatta agli acquirenti era semplicemente quella di aggiungere alla propria spesa del cibo da devolvere al Banco Alimentare. Quest’ultimo, raccolta la merce, si occuperà di distribuirla tra associazioni o strutture che forniscono sostegno a quanti non hanno di che sfamarsi. Gli alimenti consigliati erano quelli non deperibili a breve termine quali: olio, carne in scatola, pelati e legumi confezionati, omogeneizzati ed alimenti per l’infanzia, pasta e riso.
L’iniziativa ha coinvolto attivamente oltre 7600 punti vendita sparsi in tutto il territorio del paese e 108.000 volontari. Il cibo raccolto ammonta a più di 8.900 tonnellate, per una valore economico pari a circa 27 milioni di euro.
I dati, anche se superano di poco quelli del 2007, confermano comunque il trend, che è stato sempre crescente fin dalla prima edizione italiana (nella quale si raccolsero solo 1700 tonnellate di alimenti). Questo successo non solo soddisfa gli organizzatori, ma sorprende un po’ tutti, vista la sensibile crisi economica attuale che sta investendo ampie fasce della popolazione. E se fosse proprio tale realtà a rendere gli Italiani così sensibili alla questione?La difficoltà di reperire i beni di prima necessità appare, infatti, un problema quanto mai comune al giorno d’oggi anche in paesi “sviluppati” come il nostro, nei quali la crisi ha condotto molta gente al di sotto della soglia della povertà. Gli ultimi dati ISTAT (presentati nel novembre scorso, ma relativi al 2007) dicono che 7.5 milioni di persone in Italia – circa il 12,9% della popolazione - non hanno la possibilità di avere una dieta alimentare diversificata, risiedono in abitazioni poco confortevoli e “arrivano alla fine del mese” con enormi difficoltà.
La Giornata della Colletta è un’iniziativa volta a sensibilizzare e coinvolgere tutti i cittadini in un gesto di solidarietà verso l’altro, ma è solo una delle varie campagne condotte dalla Fondazione Banco Alimentare. Quest’ultima, infatti, prima ancora dell’atto di “carità” rappresentato dalla donazione di un proprio bene a chi ne ha maggior bisogno, promuove una politica di riduzione dello spreco alimentare, tramite una cessione verso gli indigenti di ciò che in alcuni ambiti è ritenuto uno scarto.
Più specificatamente, il Banco Alimentare ha strutturato un sistema che permette il recupero dai supermercati di merce non più idonea alla vendita, che ha perso cioè il suo valore commerciale, ma non invece i suoi caratteri di qualità e nutrizione.
Tutto ciò provoca l’accumulo di un’enorme quantità di alimenti che dal punto di vista qualitativo sono tutt’altro che da gettar via e che generano un elevato spreco di risorse e di denaro, non solo perché la merce è stata prodotta “inutilmente”, bensì anche perché lo smaltimento ha un costo spesso non trascurabile.
La Fondazione Banco Alimentare Onlus, operando insieme ad altre associazioni e organizzazioni non lucrative di utilità sociale, si occupa di recuperare questa merce spuria ancora consumabile e di ridistribuirla alle mense dei poveri, comunità di accoglienza, centri di assistenza indigenti, orfanotrofi, case della donna, ecc. Purtroppo, per motivi vari, la raccolta viene effettuato solo in alcune città d’Italia e solo presso alcune catene di negozi.
Sarebbe opportuno che operazioni quale questa, di riconosciuto valore umano ed economico, venissero messe in atto da istituzioni statali, o comunque opportunamente preposte a ciò. Invece, ancora una volta, sono delle Onlus a coprire un vuoto lasciato dovuto ad un’inefficienza istituzionale.
Fino a pochi anni fa, idee di questo tipo incontravano un ostacolo invalicabile nella stessa legislazione italiana, ma nel 2003 entrò in vigore una legge (la n.155 del 16/07/2003, battezzata “legge del buon samaritano”), che rende possibile la raccolta del cibo sfuso e cotto, da parte di operatori che non siano gli utenti finali. Al giorno d’oggi, però, di fatto ben poco si è realizzato in tal senso. Un unico esempio di dimensioni significative si ha a Milano: si tratta del progetto Siticibo.
Gli alimenti accumulati dal Banco Alimentare nel corso della Giornata Nazionale per la Colletta vanno ad aggiungersi a quelli recuperati dai supermercati, allo stato attuale insufficienti a soddisfare la richiesta.
Nella speranza di vedere un’evoluzione in positivo di questo quadro generale, possiamo almeno rallegrarci del fatto che in tanti, sabato scorso, abbiano scelto di compiere un gesto di solidarietà e condivisione, che è anche manifestazione di maggior consapevolezza.
2 Dicembre 2008 - Scrivi un commento