L’idea è molto semplice: ci si connette al sito www.freerice.it, si gioca rispondendo a quiz a risposta multipla su varie materie (lingue, geografia, matematica, ecc.) e, ogni volta che si indovina una risposta, venti chicchi di riso vengono messi da parte per il piano di sostegno alimentare. Venti chicchi sono nulla? Beh, si può giocare ad libitum e gli argomenti sono vari; inoltre (soprattutto), se come noi in questo momento migliaia di persone giocassero, si farebbe presto ad accumulare dosi significative del perlaceo cereale.
Chi paga il riso “vinto” e “donato”? Gli sponsors il cui nome appare in basso nella finestra di gioco.
Il WFP fornisce mediamente 400g di riso al giorno (per due pasti) a persona (nei paesi in cui il riso è l’alimento base), vale a dire 19.200 chicchi. Solo nell’ottobre 2008 sono stati donati tramite FreeRice quasi 50 miliardi di chicchi, cioè il cibo sufficiente per sfamare (nell’arco del mese) circa 90000 persone.
Come opera WFP?
Quando viene individuata un’area del mondo in cui si rende particolarmente necessario un sostegno tramite sussidi alimentari (zona di crisi), WFP attua un programma d’intervento seguendo un preciso protocollo. Si determina l’entità dell’emergenza e, quindi, la quantità di cibo che è necessario inviare, nonché il tipo di mezzi di trasporto da utilizzare e i canali umanitari ai quali appoggiarsi per portare a termine la distribuzione.
Formulato il piano d’azione e stilato un preventivo delle spese, viene lanciata la campagna di raccolta fondi. WFP si basa solo ed unicamente su contributi volontari, in denaro, cibo e servizi, provenienti da privati o istituzioni. Naturalmente i contribuenti singoli che forniscono cifre (o quantità di risorse) maggiori sono i Governi.
Via via che il denaro viene raccolto, l’intervento nella zona di crisi ha inizio. WFP controlla attentamente che il cibo fornito raggiunga effettivamente gli affamati cui è destinato.
Altrettanto importante è che i poveri che ricevono i sussidi alimentari si liberino dell’ansia di procurarsi il cibo giorno per giorno e possano così impegnarsi in attività produttive che li rendano, in tempi ragionevoli, autonomi, cioè in grado di sostenersi e di sfamarsi. Pertanto WFP non chiude mai un’azione se non è certa che la gente che ha soccorso sia in grado di procedere da sé senza ricadere nella spirale della povertà.
Riconoscendo il valore fondamentale che ha per l’evoluzione di una società la formazione scolastica, e che i bambini affamati non sono in grado di studiare e vengono al contrario spesso mandati a lavorare, WFP fornisce pranzi gratuiti nelle scuole per incentivare le famiglie povere a mandarvi i propri figli, inoltre fa opera diretta di convincimento presso i genitori. In molti paesi del Sud del mondo vige una discriminazione nei confronti delle donne: particolare attenzione è prestata da WFP affinché le bimbe partecipino al processo d’istruzione.
Ciò anche in considerazione del fatto che sono spesso le donne ad occuparsi della produzione del cibo (sono di frequente loro le responsabili delle fattorie) e della nutrizione dei piccoli: studi hanno dimostrato che le mamme istruite crescono con maggior probabilità figli sani.
Particolari misure sono adottate anche per venire incontro alle popolazioni in cui l’insorgenza di AIDS è elevata: la denutrizione accelera il processo di deterioramento del fisico dei malati e li rende particolarmente esposti alla tubercolosi, che risulta essere una malattia diffusissima tra le popolazioni povere vittime del virus dell’HIV.
Per ulteriori informazioni riguardanti i paesi in cui opera e i metodi che applica WFD, consultare il sito web: www.wfp.org.
27 Ottobre 2008 - Scrivi un commento