Venerdì 3 ottobre nessun orso ha ballato, nessuna tigre ha attraversato cerchi di fuoco e nessun elefante ha camminato sulle zampe posteriori. Quello presentato nella piazza torinese è stato uno show divertente, emozionante, magico e soprattutto diverso dal circo tradizionale, prigione di tristi animali costretti ad essere lo zimbello del pubblico.
Qualche mese fa hanno trasmesso in tv uno spettacolo circense. C’era un orso bruno (quelli bianchi sono impegnati ad arrampicarsi sugli ultimi pezzi di ghiaccio esistenti…) vestito da clown che si muoveva goffo al centro della pista: ho provato vergogna per quel poveretto sbeffeggiato da tutti. Nella mia mente gli ho chiesto scusa per quegli uomini che privandolo della sua natura lo hanno trasformato in un fenomeno da baraccone. Qualcuno potrebbe obiettare che l’orso è un animale e in quanto tale incapace di provare imbarazzo per la sua condizione di pagliaccio (spero sia davvero così!). Allo stesso modo un elefante, il mammifero più grosso sul pianeta, non si sentirà allora ridicolo a camminare su due zampe. Chissà, forse è vero.
Le bastonate però quelle sì che le sentono e devono sentirle per forza. Perché è ovvio che spontaneamente gli orsi non ballano e gli elefanti non si muovono leggiadri sulle punte.
Dietro la grottesca performance degli animali da circo si cela una vita di percosse, estenuanti viaggi e squallide prigioni.
Strappati via dal loro habitat naturale e arruolati nelle compagnie circensi, gli animali intraprendono un’esistenza di schiavitù e sofferenza che li rende sempre più estranei alla loro originaria natura e sempre più vicini all’essere automi impazziti e spaventati.
Ma come avviene questo annullamento di identità e la corrispondente metamorfosi in tristi burattini?
Sbarre, catene, terrore e fame sono gli ingredienti di questa ricetta letale.
Figli di genitori prigionieri o importati (più o meno legalmente), tutti gli animali trascorrono la loro “vita” in spazi angusti delimitati da sbarre, in stretti recinti o legati a cortissime catene. In una superficie esigua come quella di un circo di medie dimensioni è inevitabile che una tigre viva in un contenitore metallico, così come che un elefante venga tenuto con le zampe ancorate a catene cortissime.
Costretti in questi miseri alloggi i prigionieri soffrono, si ammalano, impazziscono… ma questo non basta. La prigionia li fa impazzire ma di certo non insegna loro a ballare: perché un orso diventi un perfetto ballerino occorre l’addestramento, e che addestramento!
Per indurre un animale a rispondere prontamente agli ordini, gli addestratori ricorrono generalmente a violenze fisiche e privazione di cibo ed acqua.
Pungoli elettrici e uncini sono gli strumenti più adottati per ammaestrare gli elefanti, nel caso dei grandi felini si preferiscono invece fruste e bastoni.
Terrorizzati dalle botte e spinti dalla fame, gli animali assumono così quei comportamenti assolutamente estranei ai loro istinti e difficili da mettere in atto per via della loro conformazione fisica.
Finito l’allenamento si torna quindi alle catene e ai viaggi, quei lunghi e frequentissimi viaggi che si concludono con la mortificazione in pubblico.
Ogni applauso è una condanna. Per fortuna è sempre più esiguo il numero delle persone che batte le mani dinanzi a questi tragicomici spettacoli. Molti genitori, sempre più consapevoli, si rifiutano di proporre ai propri figli una visione così distorta del mondo animale e preferiscono educare i loro bambini a forme di spettacolo qualitativamente migliori.
Se il circo tradizionale è in crisi il merito è anche delle iniziative di altri che hanno deciso di affascinare il pubblico con performance di grandi giocolieri, equilibristi, cantanti e ballerini. È il caso ad esempio del celebre Cirque du Soleil e di tanti altri circhi nel mondo.
L’esibizione di circhi con animali è proibita, del tutto o parzialmente, in molti stati europei ma anche in Italia si stanno muovendo passi importanti in questa direzione.
La grande affluenza di piccoli e grande alla Festa del Circo Contemporaneo organizzata a Torino ha dimostrato che il pubblico apprezza le forme di spettacolo rispettose dei diritti degli animali e attente all’integrità dei bambini che vi assistono.
2 Novembre 2008 - Scrivi un commento