Biohazard

Riscaldamenti climatici e indifferenza politica. Benvenuti in Italia

La politica italiana, pur ammettendo formalmente l'urgenza dei problemi legati ai cambiamenti climatici, sta continuando ad incoraggiare tanto a livello nazionale quanto a livello locale l’incremento delle emissioni inquinanti finalizzato a creare la crescita economica.

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di Marco Cedolin


Stando alle conclusioni dell’ultimo rapporto degli studiosi dell’IPCC, approvato a Parigi il 2 febbraio 2007, i mutamenti climatici attualmente in corso risultano essere indotti principalmente dall’aumento delle emissioni di CO2, larga parte delle quali (fra l’80 ed il 90%) si caratterizzano per essere di origine antropica. L’aumento della concentrazione di anidride carbonica in atmosfera è sostanzialmente determinato dall’incremento delle emissioni generate dalle attività umane che bruciano fonti fossili e dalla progressiva opera di deforestazione che riduce la capacità della vegetazione di assorbire parte della CO2 immessa nell’ambiente.

La realtà che già oggi si pone sotto agli occhi di tutti, racconta la sensibile riduzione tanto dei ghiacci polari quanto dei ghiacciai delle medie latitudini, il progressivo riscaldamento delle acque dei mari, l’aumento esponenziale dei fenomeni meteorologici estremi quali uragani, alluvioni, siccità, episodi anomali di freddo e di calore.

Secondo il rapporto degli studiosi dell’IPCC, in mancanza di una netta inversione di tendenza nella produzione di emissioni inquinanti e supponendo che il clima non venga sconvolto prima dall’intervento di processi non lineari (eventualità tutt’altro che remota) la temperatura media terrestre potrebbe aumentare entro la fine del secolo da 1,8 fino a 4 gradi, provocando un notevole innalzamento del livello dei mari e accentuando in maniera drammatica i mutamenti climatici già attualmente in atto, fino a determinare un inevitabile collasso che potrebbe perfino causare l’estinzione della specie umana.


Nelle conclusioni del Rapporto Stern presentato a Londra il 30 ottobre 2006 e commissionato dal governo britannico per vagliare le conseguenze economiche dei danni ambientali determinati dai mutamenti climatici, si mette in evidenza come un incremento della temperatura media superiore ai 2 gradi determinerebbe disastrose conseguenze nell’ambito dell’agricoltura, del turismo e della salute umana che sarebbero in grado di provocare una vera e propria catastrofe economica.

In virtù del protocollo di Kyoto l’Italia avrebbe dovuto diminuire le proprie emissioni di gas serra del 6,5% entro il 2012, mentre il nuovo pacchetto legislativo presentato dalla Commissione europea per ridurre le emissioni di Co2 della UE del 20% entro il 2020, presentato alla fine di gennaio e che dovrebbe essere approvato entro il 2008, chiede all’Italia di tagliare le emissioni di Co2 nei settori non inclusi nel sistema di scambio di emissioni (rifiuti, trasporti, edilizia) del 13% rispetto ai livelli del 2005.

L’Italia oltre ad essere lontanissima dalla possibilità di raggiungere questi obiettivi, ha fino ad oggi continuato a marciare in direzione diametralmente opposta a quanto convenuto e le emissioni di Co2 nel nostro paese sono aumentate del 13% nel periodo 1990/2005, senza che nulla lasci presagire la possibilità di un’inversione di tendenza.

Tutto ciò sta accadendo poiché la politica italiana, pur non avendo mai messo in dubbio le conclusioni del rapporto IPCC e della commissione Stern e condividendo la necessità di procedere al più presto per porre rimedio al problema, sta continuando ad incoraggiare tanto a livello nazionale quanto a livello locale l’incremento delle emissioni inquinanti finalizzato a creare la crescita economica.


Se si eccettuano alcuni provvedimenti di carattere locale in grado di determinare effetti del tutto marginali, come la chiusura dei centri storici alla circolazione delle auto e il tardivo miglioramento di alcuni servizi di trasporto pubblico, tutta l’attività politica non tiene infatti nella minima considerazione il problema dei mutamenti climatici.

In Italia la produzione di rifiuti è aumentata negli ultimi 10 anni di oltre il 20%, attestandosi a 536 kg annui pro capite, nonostante già nel 2000 la UE richiedesse che non fossero superati i 300 kg. Per smaltire questa massa di rifiuti in continuo aumento, grazie alle politiche messe in atto inseguendo il modello della crescita e dello sviluppo, è prevista la costruzione di oltre 50 nuovi forni inceneritori, nonostante le emissioni di CO2 determinate da questo tipo d’impianti risultino essere elevatissime.

Le emissioni inquinanti derivanti dai Tir e dalle autovetture private sono fra le cause principali del riscaldamento del pianeta. Senza tenere minimamente conto di questa evidenza, nell’allegato “infrastrutture” al Dpef di giugno 2007 sono stati stanziati finanziamenti per la costruzione di oltre 1.700 km di nuove autostrade, con 10 miliardi di euro d’investimento per le sole autostrade della Lombardia. Investimenti che favoriranno la circolazione di sempre più Tir e sempre più auto che contribuiranno a peggiorare la già drammatica situazione attuale.

Anziché usare il denaro pubblico per rendere efficiente il servizio ferroviario tradizionale, notevolmente meno energivoro del trasporto delle persone e delle merci su gomma, i governi che si sono succeduti negli ultimi 15 anni hanno preferito sperperare 90 miliardi di euro nella costruzione di 1000 km di linee per i treni ad alta velocità, con impatti energetici enormi che contribuiranno ad incrementare il problema dei mutamenti climatici.

Appare in tutta la sua evidenza il cortocircuito logico in virtù del quale la classe politica italiana, pur condividendo l’allarme per il riscaldamento globale e identificando il problema come potenzialmente in grado di distruggere tanto l’ambiente in cui viviamo quanto la nostra economia, non si preoccupa di creare i presupposti per una diminuzione dei consumi energetici e delle emissioni inquinanti da essi prodotte, ma al contrario preferisce perseguire un sempre più problematico incremento del Pil ottenuto attraverso l’aumento di quelle stesse emissioni che ci stanno portando alla distruzione.

17 Settembre 2008 - Scrivi un commento
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Un lettore ha commentato questo articolo:
23/9/09 11:04, giuliano ceradelli ha scritto:
Le tecnolgie antinquinamento sono da tempo disponibili e occorre imporre delle leggi (con relative sanzioni) perchè siano applicate onde liberare suoli, laghi, fiumi, mari e cielo dai veri inquinanti che sono i metalli pesanti, il particolato, la plastica, etc). La CO2 (e gli altri gas serra CH4, No2, Hydrofluorocarburi, etc) non possono essere annoverati tra i gas inquinanti (almeno nelle concentrazioni di cui si parla oggi). In particolare se non ci fosse la CO2, non ci sarebbe neanche un arbusto e non ci sarebbe alcun umano sul nostro pianeta. Studi recenti hanno dimostrato che i livelli di CO2 in atmosfera avevano già superato i 550 ppm nell'ottocento (pre-era industriale), senza ricordare che in ere geologiche più antiche i livelli di conc. della CO2 erano di 5,000 ppm (a quel livello la CO2 può essere considerata dannosa per la salute dell'uomo). Il riscaldamento globale - non ostante quello con cui cercano di indottrinarci i 2500 scienziati dell'IPCC, con operazione dirigistica e autoritaria della UN (noi paghiamo gli stipendi e i costi di strutura a tutti questi burocrati) - è molto probabilmente dovuto a cause naturali (la dinamica delle grandi masse oceaniche, i campi magnetici prodotti dal "vento" solare, la traiettoria che la terra percorre nella galassia,ecc) contro cui l'uomo non può nulla. Il clima infatti è sempre andato cambiando.
Tutta l'azione di propaganda cui siamo sottoposti è deprimente - sembra che i governanti del mondo, la maggior parte almeno, si nutra di mescalina (potente allucinogeno naturale) per dirla con Pecararo Scanio che la temperatura in Italia cresce 4 volte più velocemente che nel resto del mondo - e fa capire l'esistenza di una potente lobby massonica che ha trovato modo di arricchirsi a dismisura sulla pelle dei contribuenti sfruttando il terrorismo psicologico diffuso da personaggi come Al Gore (oggi si chiama Fanny Armstrong) che fa presa nelle menti della gente semplice, che crede alla teoria del cambiamento climatico di origine antropica, teoria tutta da dimostrare, anche se è la maggior parte della gente che ci crede. La scienza però non è democratica e fortunatamenhte non si basa sulle maggioranze.
Arianna Editrice
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