Tra stendardi colorati, figure di animali, bandiere asiatiche e una clownesca banda tutta al femminile di dieci ottoni, il folletto islandese è apparso sul palco scalza e con una mise da fare invidia a Renatone nazionale dei primi anni ’80.
Una nuvola di tulle d’oro e d’argento che non ha smesso di saltellare per tutto il concerto, trasmettendo tutta l’energia e la vivacità che i fans si aspettavano. Sempre rivoluzionaria e provocatoria tanto nell’abbigliamento quanto nel suo fare musica, Bjork non ha mai corso il rischio di passare inosservata, coniugando splendidamente pop e avanguardia.
Con il suo ultimo album, che lei stessa definisce fisico e gioioso, la cantante è tornata al sound energico degli esordi con una particolare attenzione ai testi e a temi politici, dopo la dimensione più intima dei lavori precedenti.
Riguardo al significato del titolo, Björk spiega "ricerco sempre parole che abbiano una qualche energia. Di solito il titolo viene da solo, da una rivista o da qualcuno che dice qualcosa. Ho aspettato anni mentre lavoravo a questo album ma il titolo non veniva. Ho trovato la parola “Volta”, non ricordo come, ma ho scoperto che era sia il nome dello scienziato italiano che ha inventato la pila, sia il nome di un fiume africano costruito dall'uomo, sia di un lago artificiale. C'è anche una danza medievale che porta questo nome, molto divertente e difficile da imparare. Così ho tante cose in una sola parola".
Il disco non è stato apprezzato all’unisono dalla critica ma di certo ha fatto parlare di sé attraverso le sue tematiche spinose. L’album ha come filo conduttore “the beast is back” (la bestia è tornata), cioè la Natura che riprende il controllo sulla terra e ricorda agli uomini che sono ospiti temporanei. Più di tutti, il brano Earth intruders, nato da un sogno fatto durante un viaggio in aereo nei territori devastati dallo tsunami, che illustra poeticamente la sua posizione nei confronti di un’umanità sempre più incline a sfruttare la terra e a plasmarla a proprio piacimento.
E poi, il più chiacchierato Declare Indipendence su cui, a chiusura del concerto, cade un’adrenalinica pioggia di coriandoli. Il pezzo è dedicato ad una piccola etnia delle Isole Fær Oer e della Groenlandia, alla ricerca dell’indipendenza dalla Danimarca e, sullo slogan di questo brano, lo scorso giugno a Náttúra, il più grande evento musicale di Reykjavik, Björk ha protestato contro i disastri ecologici provocati dalle industrie.
Con la stessa canzone, durante un concerto a Shangai, l’artista ha incitato il pubblico cantando “Tibet Tibet declare independence, don't let them do that to you!” (Tibet Tibet dichiara l'indipendenza, non lasciare che ti facciano questo), innescando la dura reazione dal governo cinese. Peraltro, i fan cinesi hanno riempito la rete di commenti negativi, secondo cui gli Occidentali non dovrebbero entrare in merito a questioni orientali.
Pochi giorni dopo, un episodio analogo si è verificato in Serbia dove il concerto previsto per luglio è stato cancellato in seguito ad alcune sue dichiarazioni in favore dell’indipendenza del Kosovo.
A Roma non è successo nulla di tutto ciò, ma forse non è un caso che la rassegna “Luglio suona bene” abbia visto succedersi sul palco star internazionali sempre più impegnate nell’ambiente, nel sociale e in politica. Solo per citarne i più importanti, Sinead O’Connor che come sempre ha cantato la ricerca di pace, di verità e armonia con l’universo, seguita dalla musica evocativa e le atmosfere rarefatte dei Sigur Ros. Questi, peraltro, conterranei di Bjork, con lei hanno duettato proprio nel concerto Náttúra (in diretta sul sito web del National Geographic) per sensibilizzare i fan sul tema della salvaguardia delle risorse naturali, ed in particolare dell'impatto delle attività legate alla produzione di alluminio sul paesaggio naturale islandese.
Cresce insomma il numero di stelle, non solo del mondo della musica, schierate ecologicamente, che sfruttano la loro popolarità per attirare l’attenzione a favore di quei diritti basilari che l’uomo stesso sta annientando. Bello andare ad un concerto e sapere che non stai solo ascoltando musica di altissima qualità ma sei parte e veicolo di un messaggio positivo. Quando l’arte non è fine a sé stessa.
29 Luglio 2008 - Scrivi un commento