Arte bestiale

L'arte nasce dal desiderio di un'anima di comunicare con un'altra anima. Quando sono gli animali a produrre delle opere d'arte, all'uomo si impone una riflessione etica sul suo atteggiamento nei confronti degli animali non-umani, ed una riconsiderazione di ciò che viene definito "animale".

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di Rachele Malavasi


Me, Myself, Good by Michael – Questo potente autoritratto mostra la mano di Michael in primo piano, mentre la figura colorata a sinistra è Michael stesso accucciato. Da notare anche il titolo scelto da Michael
Nel 1905 Matisse ed i suoi seguaci esibirono al Paris Autumn Salon alcuni dipinti dai colori accesi e stridenti, fuori da ogni logica, volti a proclamare il trionfo delle sensazioni e della spontaneità. La critica al tempo fu durissima, e descrisse le opere come spinte da una “forza selvaggia, quasi animale”, che metteva in pericolo le stesse basi della civiltà umana. Questa critica valse agli artisti l’appellativo “Les Fauves” (Bestie Selvatiche).

Il primo vero artista non umano fu una scimpanzè. Intorno al 1950 erano almeno 5, fra Gorilla e Scimpanzè, a destreggiarsi nell’uso di colori e pennelli. Paul Schiller scrisse nel 1951 di una scimpanzè, Alpha, che preferiva dipingere che correre a nutrirsi, come i più materialisti ritengono farebbe un comune animale. Alpha, di fronte a disegni incompleti, non riusciva a non prendere in mano una matita e finire il lavoro lasciato a metà.

Congo, una scimpanzè sotto la guida dell’etologo Desmond Morris (che scrisse a tal proposito il libro “The Biology of Art”) fu il primo animale a guadagnarsi un posto presso una galleria d’arte: alcuni dei suoi 400 dipinti in stile surreale vennero esposti all’Istituto d’Arte Contemporanea di Londra, ed uno di essi è stato venduto per ben 25.000$. Se Congo veniva privata degli strumenti per dipingere mentre era assorta nel suo lavoro, urlava di rabbia e li pretendeva indietro.

Non molto tempo dopo, all’inizio degli anni ’80, venne scoperto il talento artistico di Siri, una elefantessa rinchiusa nel Burnet Park Zoo di Syracuse (New York). Trovata che scarabocchiava con un sasso sul pavimento della gabbia, venne incoraggiata ad approfondire la sua capacità artistica fornendole colori e pennelli. Jerome Witkin, famoso critico d’arte, senza sapere di chi fossero i dipinti, affermò: “Emana da questi quadri una forza positiva e ricca di tensione, così controllata da risultare incredibile. E’ un’opera così delicata, così intensa”. Messo di fronte all’autore, non si imbarazzò affatto, ma disse che l’essere umano è talmente egocentrico da non considerare la possibilità di un’espressione artistica in altri esseri viventi.


Toy Dinosaur by Michael – Dopo aver ritratto il suo dinosauro giocattolo, Michael ha messo il dipinto a terra e l’ha premuto sul pavimento poroso. Lui stesso ha spiegato che voleva avere un effetto più realistico delle squame
Da allora sono numerosi gli elefanti-artisti sparsi per il mondo, specialmente in Asia, dove è nato “The Asian Elphant Art & Conservation Project”, che raccoglie fondi per la salvaguardia degli elefanti vendendo i loro dipinti.

Molti critici hanno definito i dipinti degli elefanti “lirici, energici e bellissimi”. Li hanno classificati come vere opere d’arte. Secondo il ben noto critico inglese John Ruskin, l’arte nasce dal desiderio di un’anima di comunicare con un’altra. Eppure molti affermano che gli animali non hanno un’anima. Come si concilia questa affermazione con i dipinti di questi animali? Non possiamo forse dire che essi siano il frutto di un’intelligenza che vuole comunicare le proprie emozioni e il proprio modo di vedere la vita? E se la risposta a questa domanda è affermativa, non dovremmo forse rivedere il nostro modo di considerare gli animali non umani?

I dipinti fatti dagli elefanti di cui abbiamo parlato non sono, come alcuni potrebbero credere, insiemi di colori messi sulla tela senza un vero significato e poi interpretati arditamente dagli esseri umani. I dipinti degli elefanti thailandesi rivelano una particolare concezione e visione dell’ambiente circostante, tant’è che variano a seconda dell’area geografica di provenienza: nella Thailandia del Nord, dove predominano i grandi spazi, i dipinti sono caratterizzati da forme curvilinee e linee spezzate, dai colori chiari e vivaci; i dipinti della Thailandia centrale, ricca di foreste, sono più scuri e variano dal verde scuro al nero al viola profondo, ed attraversano la tela con pennellate decise; ed ancora differenti sono quelli provenienti dalla Thailandia del Sud.


Apple’s Chase by Michael – Apple, il cane bianco e nero con cui Michael gioca spesso a rincorrersi, è qui raffigurato durante il gioco

Oltre a ritenere che gli animali non hanno un’anima, molti affermano che gli stessi non sono in grado di comprendere concetti astratti, come la vita, la rabbia, la solitudine, la morte, anche se possono provare sensazioni equivalenti.

A Koko e Michael, due Gorilla di pianura, è stata dedicata una mostra temporanea presso la Terrain Gallery di San Francisco, a cavallo fra il 1997 e il 1998. I loro dipinti hanno messo in serio dubbio tali l’affermazioni.

Koko è in grado di descrivere, mettendo insieme alcune delle parole che le sono state insegnate, concetti come la pazzia e l’amarezza. Come molti esseri umani, mente quando sa di aver fatto qualcosa che non doveva, quindi distingue il bene dal male. Quando gli scienziati del Gorilla Foundation (Woodside; California) hanno mostrato a Koko il video della gorilla Binti Jua che aiutava un bambino ad uscire dalla gabbia in cui era caduto (presso lo Zoo di Brookfield), Koko descrisse Binti come una “brava ragazza”.

L’arte di Koko e Michael è stata definita un espressionismo astratto. I loro dipinti ritraggono l’amore, la rabbia, ma anche oggetti di vita quotidiana, compagni di giochi, come il cane Apple, o i gorilla stessi.

Ogni dipinto viene intitolato dall’autore e ne viene data una spiegazione, quindi non intervengono le interpretazioni umane.

Questi fatti dovrebbero indurci a fare delle considerazioni profonde, in particolare a riconsiderare il modo in cui vediamo gli altri esseri viventi, e a riflettere sul nostro antropocentrismo. Alcuni Stati hanno già avuto la loro presa di coscienza approvando, fra le altre, la Carta per i Diritti delle Grandi Scimmie (vedi www.terranauta.it/article_det.php?id=2115).


Stink Gorilla More by Michael – Un mazzo di fiori dipinto da Michael, che afferma nel titolo “I gorilla puzzano di più”
Ma abbiamo visto che non solo le Grandi Scimmie, ma anche gli Elefanti hanno dimostrato, in questo e in altri numerosissimi casi, di avere un’intelligenza e una sensibilità al di fuori dei canoni di ciò che noi consideriamo un “animale”. E chissà cosa nascondono i delfini, che probabilmente, visto il loro linguaggio sonoro altamente sofisticato, si esprimono artisticamente attraverso meravigliosi e complessi canti sottomarini. C’è ancora tanto da scoprire. Forse, nel frattempo, potremmo avere l’umiltà di trattare ciò che non conosciamo con un maggiore rispetto.

Nel 1992, lo scienziato e scrittore Isaac Asimov scrisse, assieme a Robert Silverberg, la storia di un Robot chiamato Andrew, prodotto in serie in una fabbrica ma dalle caratteristiche uniche, che resero evidente come il robot fosse consapevole della sua esistenza. La prova definitiva che Andrew avesse una propria coscienza venne quando egli scolpì un cavallo di legno senza copiarlo da un libro, ma usando la propria immaginazione. Andrew spiegò che gli piaceva esprimersi artisticamente. La storia va avanti raccontando gli eventi che hanno reso possibile ad Andrew ottenere la sua libertà e i diritti di un essere umano.

Fonti:

- Animal art…is it? If so? - Robert A. Tims (http://www.abslogic.com/AnimalArt.htm)

- A brief history of animal art - Komar & Melamid and Mia Fineman (http://bak.spc.org/everything/e/ttexts/backpage/1kandm.html)

- Koko, the Gorilla Foundation (http://www.koko.org) – è possibile acquistare online i dipinti di Koko e Michael

- The Asian Elphant Art & Conservation Project (http://www.elephantart.com)

18 Agosto 2008 - Scrivi un commento
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