Il primo vero artista non umano fu una scimpanzè. Intorno al 1950 erano almeno 5, fra Gorilla e Scimpanzè, a destreggiarsi nell’uso di colori e pennelli. Paul Schiller scrisse nel 1951 di una scimpanzè, Alpha, che preferiva dipingere che correre a nutrirsi, come i più materialisti ritengono farebbe un comune animale. Alpha, di fronte a disegni incompleti, non riusciva a non prendere in mano una matita e finire il lavoro lasciato a metà.
Congo, una scimpanzè sotto la guida dell’etologo Desmond Morris (che scrisse a tal proposito il libro “The Biology of Art”) fu il primo animale a guadagnarsi un posto presso una galleria d’arte: alcuni dei suoi 400 dipinti in stile surreale vennero esposti all’Istituto d’Arte Contemporanea di Londra, ed uno di essi è stato venduto per ben 25.000$. Se Congo veniva privata degli strumenti per dipingere mentre era assorta nel suo lavoro, urlava di rabbia e li pretendeva indietro.
Non molto tempo dopo, all’inizio degli anni ’80, venne scoperto il talento artistico di Siri, una elefantessa rinchiusa nel Burnet Park Zoo di Syracuse (New York). Trovata che scarabocchiava con un sasso sul pavimento della gabbia, venne incoraggiata ad approfondire la sua capacità artistica fornendole colori e pennelli. Jerome Witkin, famoso critico d’arte, senza sapere di chi fossero i dipinti, affermò: “Emana da questi quadri una forza positiva e ricca di tensione, così controllata da risultare incredibile. E’ un’opera così delicata, così intensa”. Messo di fronte all’autore, non si imbarazzò affatto, ma disse che l’essere umano è talmente egocentrico da non considerare la possibilità di un’espressione artistica in altri esseri viventi.
Molti critici hanno definito i dipinti degli elefanti “lirici, energici e bellissimi”. Li hanno classificati come vere opere d’arte. Secondo il ben noto critico inglese John Ruskin, l’arte nasce dal desiderio di un’anima di comunicare con un’altra. Eppure molti affermano che gli animali non hanno un’anima. Come si concilia questa affermazione con i dipinti di questi animali? Non possiamo forse dire che essi siano il frutto di un’intelligenza che vuole comunicare le proprie emozioni e il proprio modo di vedere la vita? E se la risposta a questa domanda è affermativa, non dovremmo forse rivedere il nostro modo di considerare gli animali non umani?
I dipinti fatti dagli elefanti di cui abbiamo parlato non sono, come alcuni potrebbero credere, insiemi di colori messi sulla tela senza un vero significato e poi interpretati arditamente dagli esseri umani. I dipinti degli elefanti thailandesi rivelano una particolare concezione e visione dell’ambiente circostante, tant’è che variano a seconda dell’area geografica di provenienza: nella Thailandia del Nord, dove predominano i grandi spazi, i dipinti sono caratterizzati da forme curvilinee e linee spezzate, dai colori chiari e vivaci; i dipinti della Thailandia centrale, ricca di foreste, sono più scuri e variano dal verde scuro al nero al viola profondo, ed attraversano la tela con pennellate decise; ed ancora differenti sono quelli provenienti dalla Thailandia del Sud.
Oltre a ritenere che gli animali non hanno un’anima, molti affermano che gli stessi non sono in grado di comprendere concetti astratti, come la vita, la rabbia, la solitudine, la morte, anche se possono provare sensazioni equivalenti.
A Koko e Michael, due Gorilla di pianura, è stata dedicata una mostra temporanea presso la Terrain Gallery di San Francisco, a cavallo fra il 1997 e il 1998. I loro dipinti hanno messo in serio dubbio tali l’affermazioni.
Koko è in grado di descrivere, mettendo insieme alcune delle parole che le sono state insegnate, concetti come la pazzia e l’amarezza. Come molti esseri umani, mente quando sa di aver fatto qualcosa che non doveva, quindi distingue il bene dal male. Quando gli scienziati del Gorilla Foundation (Woodside; California) hanno mostrato a Koko il video della gorilla Binti Jua che aiutava un bambino ad uscire dalla gabbia in cui era caduto (presso lo Zoo di Brookfield), Koko descrisse Binti come una “brava ragazza”.
L’arte di Koko e Michael è stata definita un espressionismo astratto. I loro dipinti ritraggono l’amore, la rabbia, ma anche oggetti di vita quotidiana, compagni di giochi, come il cane Apple, o i gorilla stessi.
Ogni dipinto viene intitolato dall’autore e ne viene data una spiegazione, quindi non intervengono le interpretazioni umane.
Questi fatti dovrebbero indurci a fare delle considerazioni profonde, in particolare a riconsiderare il modo in cui vediamo gli altri esseri viventi, e a riflettere sul nostro antropocentrismo. Alcuni Stati hanno già avuto la loro presa di coscienza approvando, fra le altre, la Carta per i Diritti delle Grandi Scimmie (vedi www.terranauta.it/article_det.php?id=2115).
Nel 1992, lo scienziato e scrittore Isaac Asimov scrisse, assieme a Robert Silverberg, la storia di un Robot chiamato Andrew, prodotto in serie in una fabbrica ma dalle caratteristiche uniche, che resero evidente come il robot fosse consapevole della sua esistenza. La prova definitiva che Andrew avesse una propria coscienza venne quando egli scolpì un cavallo di legno senza copiarlo da un libro, ma usando la propria immaginazione. Andrew spiegò che gli piaceva esprimersi artisticamente. La storia va avanti raccontando gli eventi che hanno reso possibile ad Andrew ottenere la sua libertà e i diritti di un essere umano.
Fonti:
- Animal art…is it? If so? - Robert A. Tims (http://www.abslogic.com/AnimalArt.htm)
- A brief history of animal art - Komar & Melamid and Mia Fineman (http://bak.spc.org/everything/e/ttexts/backpage/1kandm.html)
- Koko, the Gorilla Foundation (http://www.koko.org) – è possibile acquistare online i dipinti di Koko e Michael
- The Asian Elphant Art & Conservation Project (http://www.elephantart.com)