La decisione di catturare l’orso per metterlo in cattività o trasferirlo all’estero non rispetta il Protocollo del PACOBACE, ovvero il Piano di Azione per la Conservazione dell’Orso Bruno sulle Alpi Centro-Orientali, redatto in base alle indicazioni della scienza e sottoscritto anche dalla Regione Veneto, che prevede la cattura come misura estrema.
Oggi deve essere compiutamente rispettato l’impegno assunto dalle amministrazioni locali con la condivisione e la ratifica del Piano d’Azione per l’Orso, attraverso la messa in atto di tutte le necessarie misure di sensibilizzazione, informazione ed educazione per la comunità locale e contemporaneamente con specifici interventi - come l’installazione di recinti elettrificati - che possano dissuadere l’orso dal continuare a predare bestiame domestico o avvicinarsi alle zone abitate, cosa peraltro raramente accaduta.
Il WWF dichiara la sua piena disponibilità ad assistere le autorità locali e regionali per monitorare l’orso Dino e mettere in opera eventuali recinzioni elettrificate che possano favorire la convivenza tra uomo e grandi predatori, una tecnica già sperimentata con successo dal WWF in Abruzzo (per l’orso bruno marsicano), in Lombardia e anche in Veneto, dove proprio un anno fa ad Asiago è stato installato il primo recinto elettrificato nella Regione.
La possibilità di espandersi sul territorio per una grande specie come l’orso è l’unica possibilità che ha di sopravvivere. Rispedire al mittente un animale simbolo come l’orso, vuol dire negare al nostro Paese quella ricchezza di biodiversità un tempo straordinaria, che oggi per alcune specie è ridotta al minimo vitale. Gli strumenti per creare la convivenza con l’uomo ci sono e hanno già dimostrato di funzionare in diverse aree. Per tante comunità, come in Abruzzo, l’orso è diventato un simbolo su cui fondare attività economiche come il turismo. Facciamo lo stesso anche per Dino.
24 Maggio 2010 - Scrivi un commento