L’Ente per la protezione animali ha per questo richiesto un incontro all’Ambasciatore degli Stati Uniti, al fine di presentare formalmente le istanze di Lolita, sostenute da tutti gli Italiani che si sono schierati contro la cattività di questi cetacei, in particolare dopo il recente triste episodio nel quale l’orca Tillikum ha ucciso la sua addestratrice al “Sea world” di Orlando (Florida) e per questo è ora detenuta in una vasca piccolissima.
È stata inoltre attivata una protesta telematica per sostenere le richieste di Enpa e di tutto il network internazionale contro la cattività dei cetacei. “Il 15 maggio, in oltre 40 città di tutto il mondo il network internazionale contro la cattività richiede la liberazione di Lolita quale simbolo della crudeltà umana sui cetacei”, dichiara Ilaria Ferri, Direttore scientifico e responsabile delle campagne internazionali di Enpa, che aggiunge “queste creature, altamente sociali ed intelligenti, sono condannate all’ergastolo all’interno di spazi ristretti; il loro sfruttamento a fini economici, è da condannare con fermezza. Le orche appartengono al mare ed è ormai giunto il momento di restituire a Lolita la vita stappatale brutalmente, consentendole di smettere di lavorare per ottenere cibo, al fine di essere reintrodotta in mare in uno spazio delimitato, permettendo così il recupero e la sua riabilitazione in un progetto supervisionato da esperti”.
Lolita, catturata nel 1970 nelle acque di Penn Cove, nello stato di Washington, quando era ancora una cucciola di tre anni, e strappata alla sua famiglia con la quale avrebbe vissuto libera per tutta la vita, da 39 anni è costretta ad esibirsi in una piccolissima vasca illegale nel “Miami Seaquarium”.
Originariamente chiamata Tokitae, è l’ultima sopravvissuta delle 45 orche della comunità di esemplari residenti, catturate tra il 1965 e il 1973 per finire nei parchi marini. In quegli anni almeno 13 orche morirono durante le fasi della cattura.
17 Maggio 2010 - Scrivi un commento