L’uomo non era armato: non vi erano picadores a cavallo bardati e protetti che infierivano sul toro con lunghe lance per indebolirlo e stremarlo, così da facilitare il compito del matador, né banderilleros che conficcavano punteruoli di ferro nel corpo dell’animale. Il presupposto fondamentale che faceva della tauromachia antica una vera prova di coraggio viene a mancare nella corrida odierna, dove il toro, vigliaccamente ferito, picchiato e indebolito con vari espedienti, viene annientato ancora prima di fare il suo ingresso nell’arena.
Lì lo aspetterà un torero impettito nella sua divisa scintillante di lustrini; ma non sarà solo, bensì accompagnato da una squadra organizzata e armata di tutto punto, che interverrà nel momento giusto per tenere a bada un toro che il torero, da solo, non è evidentemente in grado di affrontare.
Nonostante queste evidenti macroscopiche differenze, la corrida spagnola rivendica oggi un suo alto valore culturale definendosi erede delle antiche tauromachie cretesi. La corrida (in spagnolo “corrida de toros” ossia “corsa di tori”), come la conosciamo oggi, nasce in realtà solo nel XIV secolo quando veniva praticata a cavallo e comunque solo in ambienti aristocratici.
L’aspetto più aberrante della corrida non risiede tuttavia nello spettacolo in sé, pur così raccapricciante e sanguinario, ma nella fase preparatoria che lo spettatore non vede. Cosa c’è di più vigliacco che infilzare il corpo dell’animale con aghi che vanno in profondità nelle carni, tali da provocargli dolori lancinanti ad ogni minimo movimento, o spalmargli vaselina negli occhi per renderlo quasi cieco, o ancora inserirgli paglia e stoppa nelle narici per non farlo respirare, infine percuotergli violentemente le reni con sacchi sabbia e limargli al vivo la punta delle corna, scoprendo il nervo, per rendergli dolorosissimo l’atto di incornare? Trattamenti studiati a tavolino, per demolire il toro prima del combattimento, e senza che il pubblico se ne accorga, facendo credere allo spettatore che l’animale sia nel pieno delle sue forze e delle sue facoltà.
La corrida è dunque uno ‘sport’ estremamente vigliacco, prima ancora che semplicemente crudele. Ogni anno l’interesse per questa forma di intrattenimento, benché sostenuta massicciamente dall’industria turistica, perde in popolarità. Nel 2008 si erano disputate 300 corride in meno dell’anno precedente, un dato decisamente rilevante.
In base ad un sondaggio Gallup dell’Ottobre 2006, il 72% degli spagnoli non mostra interesse per le corride (maggiore del 54% rispetto agli anni ’80); tale percentuale si attesta sull’80% tra gli intervistati fino a 30 anni di età, e scende al 60% per gi ultrasessantenni. Le nuove generazioni vedono questo spettacolo come una crudeltà inutile e totalmente estranea a concetti come cultura, tradizione o nobile passatempo, tanto sbandierati dalla stretta cerchia dei sostenitori della corrida, ma piuttosto come un retaggio del passato al quale è giunto il momento di mettere la parola fine.
Barcellona, città europea, moderna e all’avanguardia per molti aspetti che vanno dalle politiche sociali, all’arte e all’architettura, non a caso si è pronunciata più volte a favore della dismissione di questo macabro spettacolo, per lo meno nel proprio territorio (Catalogna). Nel 2004 un primo segnale da parte dell’amministrazione comunale, che deliberò in tal senso, e quest’anno, a marzo, una svolta che getta le basi per un cambiamento di portata storica.
Ma se da una parte c’è Barcellona, dall’altra c’è Madrid. Quest’ultima, città tradizionalista, non ha tardato a reagire alle posizioni di Barcellona, dichiarando la corrida ‘bene di interesse culturale’, e richiedendo formalmente all’Unione Europea di inserirla nell’elenco dei patrimoni da preservare in virtù di una sua presunta valenza culturale, addirittura di portata europea.
Una manifestazione di grande rilievo si è tenuta giorni fa proprio nella roccaforte dell’arte taurina, Madrid, come protesta contro la richiesta avanzata a Bruxelles. Lo slogan dei manifestanti “tortura non è cultura” sintetizza il nocciolo del problema: al là della presunta tradizione, dell’aspetto folkloristico, di considerazioni economiche legate all’industria del turismo, ciò che è inaccettabile è il fatto che una pratica senz’altro cruenta, che fa sfoggio dell’utilizzo gratuito della forza e della coercizione su animali inermi, non può continuare ad essere presentata come ‘spettacolo tradizionale e manifestazione di cultura’.
Un indagine del Daily Mail rivela che l’Unione Europea destina circa 38 milioni di euro l'anno alle corride, con 235 euro l’anno incassati dagli allevatori per ogni toro. “Abbiamo cercato di fermare questi sussidi europei alla corrida spagnola, ma finora senza successo”, aveva dichiarato Neil Parish, eurodeputato e Presidente del Comitato Agricoltura del Parlamento Europeo. “Le tasse dei contribuenti europei non dovrebbero venire utilizzate per sostenere la corrida. E' uno spettacolo aberrante. Vorrei vederlo abolito, ma se non riusciamo a farlo, il minimo che l'UE possa fare è smettere di sostenerlo con sussidi”.
15 Aprile 2010 - Scrivi un commento
http://www.youtube.com/watch?v=V11IKuovQIQ
http://www.youtube.com/watch?v=H6mbF-15R0M&feature=related
http://www.youtube.com/watch?v=4JuBGzyV5OQ&feature=related