Purtroppo tutto questo ha delle spiacevoli conseguenze per gli animali e anche per l'uomo che li mangia. Le condizioni di vita degli animali negli allevamenti sono, infatti, la causa principale della debolezza degli stessi, debolezza che li espone a malattie alle quali possono sopravvivere solo grazie a continue iniezioni di antibiotico. Lo studio Rischio sanitario degli allevamenti intensivi. Resistenza agli antibiotici e nuove malattie pubblicato dalla LAV, spiega come per produrre 1Kg di carne siano necessari ben 100mg di antibiotico. Questi antibiotici tendono a rimanere nei tessuti degli animali e quindi ad arrivare nel piatto dell'ignaro consumatore. Ogni anno un consumatore medio di carne ingerisce quasi 9 grammi di antibiotici, l'equivalente di 4 terapie antibiotiche tradizionali.
La posizione è ovviamente quella di una convinta vegetariana ma ci sono altre motivazioni a sostegno della sua proposta e sono ragioni di buon senso. Studi della FAO dimostrano come a questi ritmi entro il 2050 i consumi mondiali di carne raddoppieranno. Ad oggi la popolazione di animali allevati è già circa 10 volte più grande di quella di esseri umani, si parla di 1.300.000.000 bovini, 1.000.000.000 di suini, 1.700.000.000 di ovini e caprini, ben 52.000.000.000 di avicoli, 900.000.000 milioni di conigli, senza considerare pesci e crostacei. “Raddoppiare questi numeri significa portare al collasso la Terra sotto il profilo ecologico, sanitario ed economico - continua Roberta Bartocci - I cittadini pagheranno sempre di più con la loro salute un metodo di produzione animale altamente rischioso."
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