State of the World 2010: riusciremo a salvare il pianeta?

Esce il rapporto annuale del Worldwatch Institute sulla salute del pianeta, chiamato quest'anno “Dal consumismo alla sostenibilità”: per dare un futuro alla Terra è necessario abbandonare il nostro stile di vita basato sul sovraconsumo che sta velocemente esaurendo le risorse del pianeta.

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di Andrea Degl'Innocenti

state of the world
Esce il rapporto annuale del Worldwatch Institute sulla salute del pianeta, chiamato quest'anno “Dal consumismo alla sostenibilità”
È una terra stremata quella che si affaccia alle porte del 2010. Le sue preziose risorse, covate nel ventre per millenni, vengono estratte in misura sempre maggiore, per essere poi bruciate, fuse e modificate al punto da renderle praticamente impossibili da riassorbire, dunque gettate di nuovo a marcire nelle sue cavità.

Questa volta a lanciare l'allarme è il prestigioso Worldwatch Institute – un'organizzazione fondata nel '74 da Lester Brown e diventata, in breve, una delle fonti più autorevoli per quanto riguarda la ricerca ambientale negli Stati Uniti – nel suo rapporto annuale “State of the World 2010”, chiamato per l'occasione “Dal consumismo alla sostenibilità”.

La ricerca sostiene che lo stile di vita cosiddetto occidentale, osannato da media e istituzioni come indice di progresso e benessere, utilizzato persino come scusa per muovere guerra – nel '91 George Bush padre disse “lo stile di vita americano non è in discussione” per giustificare all'opinione pubblica l'intervento militare in Irak – non solo non è sostenibile, ma va radicalmente cambiato se vogliamo sperare in un futuro per il pianeta. Continuando di questo passo, entro pochi anni resterebbero risorse solo per 1,4 miliardi di persone (a fronte di una popolazione mondiale che sfiora i 7 miliardi).

Solo negli ultimi cinque anni i consumi sono cresciuti del 28 per cento. I responsabili? Per buona parte i paesi più sviluppati. Si legge infatti che il 7 per cento più ricco della popolazione mondiale, una fetta relativamente piccola composta da 500 milioni di persone, è responsabile della metà delle emissioni nocive del pianeta. Un americano medio consuma quanto due europei, qualche decina di asiatici, diverse centinaia di africani.

ricco e povero
Un americano medio consuma quanto due europei, qualche decina di asiatici, diverse centinaia di africani
Uno stile di vita folle che non solo non tiene conto della limitatezza delle risorse del pianeta, ma è persino dannoso per la salute. Molti degli individui più longevi consumano meno di 2 mila calorie al giorno; l'americano medio ne consuma quasi 4 mila.

Poi ci sono tutti gli altri, i poveri, quelli che del consumo delle risorse non possono che subirne le conseguenze. I 3 miliardi di persone provenienti dalla fascia più povera producono solo il 6 per cento delle emissioni nocive. Eppure sono proprio loro che fanno, e faranno, le spese maggiori del nostro sovraconsumo. Il continente africano è quello che soffre maggiormente dei cambiamenti climatici: un innalzamento della temperatura di pochi gradi può decretare la desertificazione – e dunque la totale inabitabilità – di interi paesi.

Ma lo “State of the World 2010” non contiene solo previsioni catastrofiche. Come recita il sottotitolo, il rapporto contiene anche una serie di consigli e buoni esempi per compiere la necessaria transizione “dal consumismo alla sostenibilità”.

Per l'Italia vengono citati, fra gli esempi da seguire, i Piedibus, sistema organizzato in cui un gruppo di genitori volontari accompagna i bambini a scuola a piedi, e le mense delle scuole romane, che sempre più prediligono menù biologici e a basso chilometraggio. In generale sono riportate un gran numero di buone pratiche sperimentate in varie parti del mondo che, se venissero adottate in massa potrebbero risolvere molti dei problemi sopra citati. In altre parole, le soluzioni non mancano. Avremo la forza di adottarle?

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19 Gennaio 2010 - Scrivi un commento
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