Per capire i passaggi che ci hanno portato alla società moderna è necessario ripercorrere le tappe della storia dell’etica, della religione e della scienza. Per farlo, ci appoggeremo soprattutto all’articolo di Arsene “The human-nature relationship - The emergence of environmental ethics”.
Secondo quanto affermato anche dal noto naturalista Jared Diamond, l’ambiente è uno dei fattori determinanti della storia dell’uomo, il principale regista del predominio di alcuni popoli e modellatore delle società.
Per l’uomo alle prime armi, l’ambiente assume una veste sacra. La sua dipendenza dai frutti della terra lo porta a venerare la natura per quello che ha da offrirgli. È in questo primissimo periodo della storia che nascono l’animismo (in cui ogni essere animato o inanimato possiede uno spirito, il che sottintende l’obbligo morale di rispettare ogni elemento) ed il totemismo (che stabilisce un fortissimo legame con gli antenati ed il territorio in cui il clan vive, ritenendo che gli esseri viventi nascano dalla terra e quindi ne assumano le caratteristiche). In queste due credenze, non c’è divisione fra principio materiale e spirituale, non esiste una supremazia della mente sul corpo perché le due cose non sono considerate distinte.
Le cose cominciano a cambiare con l’arrivo dell’agricoltura (circa 10.000 anni fa), quando la percezione lineare del tempo viene sostituita da quella ciclica.
Ma un punto di svolta nella storia è segnato dall’acquisizione di conoscenze che hanno portato a modificare i cicli naturali delle piante e dall’invenzione di alcuni mezzi che rivoluzioneranno il concetto di agricoltura (falce, aratro). Ciò che un tempo veniva ritenuto soprannaturale e potente, può essere plasmato secondo le proprie necessità. Il potere generatore della donna e quello della natura vengono relegati in una posizione di sudditanza; la ragione scientifica comincia ad assumere un’importanza sempre maggiore rispetto all’istinto.
Emergono da questa rivoluzione due differenti visioni del mondo, e con esse si modellano le nuove religioni: da un lato, l’uomo è considerato l’unico essere dotato di una vera anima e può usufruire della natura come meglio crede, ma senza abusarne in quanto creazione divina (nelle “Religioni rivelate” - Giudaismo, Cristianesimo ed Islam), dall’altro, prevale una visione in cui lo spirito divino pervade ogni cosa quasi allo stesso livello e l’uomo deve cercare di trovare il suo equilibrio nel mondo senza modificarlo a tal fine (nelle religioni orientali, tra cui Induismo, Taoismo, Buddismo, Confucianesimo). Una delle principali barriere fra il pensiero occidentale e la coscienza del mondo naturale nasce dallo spostamento dell’azione divina dalla cosmologia alla storia, per cui le azioni dell’uomo risultano dettate da un volere divino e quindi giustificate.
Il XVI° secolo segna l’inizio della rivoluzione scientifica che accentua la separazione tra corpo e spirito . Nel 1543 Copernico formula la teoria eliocentrica. Una cosa ritenuta irrefutabile come la rotazione del Sole attorno alla Terra viene confutata: l’assenza di certezze su cui si ha sempre fatto fede si ripercuote nell’animo umano. La Terra non è più al centro dell’universo e questo determina forti crisi religiose.
Nella prima metà del 1600, Descartes e Bacon stabiliscono il primato della ragione sull’istinto. Descartes arriva a fornire prove scientifiche dell’esistenza di Dio, e afferma l’esistenza di una mente (res cogitans) separata dal corpo (res extensa). L’uomo rappresenta un essere immateriale, basato sulla ragione, che “abita” un corpo materiale, concretizzazione della natura. Viene quindi perso l’equilibrio con il proprio essere: questo concetto fondamentale sarà alla base della deriva del genere umano negli anni futuri. Bacon afferma che l’uomo può controllare ogni elemento naturale attraverso la ragione, e che attraverso la sperimentazione è possibile conoscere ogni cosa. La natura e gli animali vengono percepiti come oggetti di ricerca meccanica.
Le classi poste ai margini della società capitalista insorgono e nascono il socialismo ed il comunismo di Marx ed Engels. L’uomo, le piante e gli animali vengono visti come strumenti di produzione. Il corpo produce, la mente elabora. Come lo scambio di merci assume il ruolo di scambio sociale, così i rapporti umani assumono l’aspetto di uno scambio tra cose. È il culmine della dualità matter-mind (materia-mente). Verosimilmente, questa commercializzazione del rapporto umano ha esaltato la dipendenza dagli oggetti di consumo che, specialmente se legati ad una marca specifica e nota, segno di integrazione sociale, sostituiscono un rapporto umano sempre più carente.
In campo scientifico, contemporaneamente, l’introduzione del concetto di entropia (l’irreversibile tendenza alla dispersione di energia e all’incremento del disordine) arriva a spiegare l’esistenza del caos. Svaniscono gli ultimi dubbi riguardo alla possibilità di spiegare ogni aspetto dei fenomeni naturali su basi scientifiche.
Arsene G. The human-nature relationship. The emergence of environmental ethics
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