“L’Europa sta utilizzando come una moneta di scambio la possibilità di arrivare a un obiettivo del 30% di riduzione delle emissioni entro il 2020, ma in realtà sta usando mille scappatoie per tagliare molto meno le emissioni domestiche” – ha dichiarato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia –. “L’attuale offerta di riduzione del 20%, vorrebbe dire addirittura rallentare l’attuale ritmo di riduzione delle emissioni in Europa. In questo modo non solo l’Europa perderebbe i benefici economici che, come dimostrato da diversi studi indipendenti, potrebbe ottenere grazie a obiettivi più significativi, ma vorrebbe anche dire che l’Europa sta impegnandosi meno degli Stati Uniti”.
Se l’Europa vuole conservare la propria leadership e mantenere l’impegno di rimanere al di sotto di 2°C di riscaldamento globale, il Consiglio Europeo deve cambiare il proprio obiettivo: almeno il 30% di riduzione rispetto ai livelli del 1990, con l’offerta di arrivare al 40% se gli altri Paesi aumenteranno il proprio impegno.
Ci sono 3 grosse scappatoie nell’obiettivo europeo:
1. “Hot air” – Quote di emissioni che alcuni Paesi potrebbero vendere a basso prezzo
Si riferisce all’eccesso di crediti di carbonio garantiti ad alcuni Paesi nell’ambito dei loro obiettivi di Kyoto. L’Europa ha ancora dei permessi “hot air” da utilizzare entro i propri confini, permessi che potrebbe mantenere fino a oltre il 2012 oppure vendere. Non riuscire a “smaltire” queste finte riduzioni potrebbe vanificare i reali sforzi di riduzione delle emissioni.
Le regole per l’utilizzo del suolo, il cambiamento di utilizzo del suolo e la gestione forestale (LULUCF) che l’Europa ha deciso di promuovere è un escamotage di rendicontazione che potrebbe portare a miliardi di tonnellate di ulteriori “cosiddette” riduzioni se applicate a livello globale. Si tratta di assorbimento di anidride carbonica da parte dei serbatoi di carbonio che non tengono conto né del potenziale di inquinamento agricolo né soprattutto del cambio di destinazione d’uso del suolo e della deforestazione.
3. Carbon Offsets - Compensazioni di carbonio
Le compensazioni di carbonio che l’Europa sta acquistando (per esempio attraverso i progetti nei paesi in via di sviluppo, i cosiddetti CDM) stanno drasticamente tagliando le riduzioni effettuate entro i confini nazionali. Poiché l’Europa ha già acquistato molti crediti di compensazione, questo riduce la necessità di tagliare le emissioni all’interno del proprio Paese anche negli anni futuri. Queste compensazioni spesso derivano da progetti che sarebbero stati realizzati comunque, a discapito delle vere riduzioni.
“Queste scappatoie possono fortemente indebolire gli sforzi di riduzione europei, e anche globali” – ha continuato Midulla del WWF –. “L’Europa deve promuovere il concetto di “carbon clarity” come principio chiave per l’accordo di Copenaghen: assicurare piena trasparenza su come si ottengono le riduzioni, in modo da dimostrare che sono riduzioni reali”.
Inoltre, l’Europa non ha annunciato come intende intervenire in uno dei blocchi fondamentali per un accordo di Copenaghen: la finanza a medio e lungo termine. Esistono proposte vaghe ma non specifiche su quanto l’Europa sia pronta a pagare. E l’Europa ha anche introdotto ma poi accantonato modi importanti per raccogliere soldi, come mettere all’asta i crediti di emissione nei settori aereo e navale, così come i crediti di emissione nazionali (la proposta norvegese).
Il WWF chiede all’Europa di chiarire il suo livello di impegno finanziario, per escludere le scappatoie nelle sue attuali proposte e aumentare la proposta di riduzione al 40% entro il 2020.
9 Dicembre 2009 - Scrivi un commento