Nel libro Gary, allora ventenne, si chiama Japhy e compie degli stralunati vagabondaggi tra montagne e boschi incantati. Nella vita reale Gary Snider è poeta, monaco buddista ed ispiratore dell'ecologia profonda e del bioregionalismo.
Dai suoi scritti e dalle tradizioni buddiste dei pellegrinaggi al Monte Kailash, l'associazione La Boscaglia ha tratto l'idea del Velino Parikrama.
Quando ho letto questa parola, dall'eco molto orientale, mi sono subito incuriosita.
Di che cosa si tratta? Nello specifico, “di un piccolo manipolo di camminatori, in solitaria, - che realizza - la circumdeambulazione del Velino, maestosa montagna abruzzese, ritrovandosi poi alla sera a raccontarsi questa esperienza intorno al fuoco di un bivacco... Non un' escursione classica, ma un vagabondaggio meditativo, sull'orma dei pellegrinaggi zen, dei kora tibetani e dei Parikrama induisti, ma con lo spirito laico e occidentale di Gary Snyder... Ognuno è invitato a camminare da solo (o al limite in piccoli gruppi silenziosi, se proprio non ne può fare a meno), limitando i contatti con gli altri sino al termine del cammino. Durante il percorso ci sono alcune stazioni, in cui si invita a una sosta, a una riflessione, a una pausa”, magari per leggere, appunto, un koan zen, una poesia di Walt Whitman, un haiku, un pensiero spirituale cristiano...
Giunto alla settima edizione, il Velino Parikrama, che quest'anno si è tenuto il 5 settembre, ha pagina web tutta sua, dove si possono leggere i commenti dei partecipanti.
Incoraggiata da tutte queste suggestioni, scopro che ci sono anche altri soggetti che organizzano Parikrama, recandosi proprio nei luoghi sacri legati alla spiritualità induista e buddista.
Il Nodo Infinito, ad esempio, è un'agenzia specializzata nell'organizzazione di spedizioni alpinistiche e di trekking, in Nepal, Tibet, Pakistan e India, su montagne di settemila e ottomila metri del continente asiatico come Everest, K2, Broad Peak e diversi altri colossi himalayani.
Proprio i pellegrinaggi buddisti al monte Kailash, scrivevamo sopra, hanno ispirato la versione nostrana del Parikrama. Il Kinner Kailash è una montagna sacra per induisti e buddisti: alta 6500 metri, è ritenuta dal popolo Kinnaura la sede invernale di Shiva, che qui si raccoglierebbe in meditazione con la sua compagna Parvati e in compagnia di tutte le altre divinità del pantheon induista.
Sempre più affascinata da questo gioco di rimandi fra spiritualità, natura, oriente e occidente, cerco di capire meglio l'origine della pratica di "circumdeambulazione" che sta alla base del Parikrama.
Apprendo così da alcuni siti, rigorosamente in lingua inglese, che il pellegrinaggio nella tradizione indù ha due componenti: il Tirtha yatra, ovvero la circolazione dei pellegrini in cammino verso un luogo sacro, e la circumdeambulazione, sempre di un luogo sacro, il Parikrama appunto, a cui è finora è stata dedicata attenzione limitata da parte degli studiosi.
Lontano dall'essere solamente un'attività rituale nel generale processo di pellegrinaggio, il Parikrama ha invece un significato più profondo all'interno dello spazio religioso, quello di connettere il pellegrino al cosmo.
Destinazione, movimento, grandiosità e motivazione sono gli elementi chiave del pellegrinaggio.
Il Parikrama li comprende tutti, ma in questo caso stiamo parlando di un movimento intorno al centro, non verso di esso, e che "abbraccia" un oggetto: un tempio, un luogo sacro, un lago, una montagna, una città, ed include persino il girare intorno a se stessi.
L'argomento, seppur non semplice da trattare, è molto stimolante.
Si parla della teoria della complessità pensando alla teoria del caos , al comportamento emergente di molti sistemi, alla complessità delle reti, al comportamento che i sistemi esibiscono quando sono lontani dall'Equilibrio termodinamico e alle facoltà di auto-organizzazione che a volte ne derivano.
Succede così che in un sistema complesso le relazioni fra le sue componenti avvengano in modo non-lineare, e queste componenti, che dipendono le une dalle altre, creano un insieme diverso dalla loro semplice somma e producono effetti nuovi, il più delle volte imprevedibili. Il comportamento emergente delle folle e degli organismi in un collettivo vivente è, ovviamente, uno dei più intriganti comportamenti emergenti da esaminare.
Un esempio lampante di questo è il “Grande Pellegrinaggio dell'India”: nessuna autorità, né sacra né secolare, ha mai strutturato questo grande pellegrinaggio, che si è però auto-organizzato nel corso dei secoli. Il pellegrinaggio comincia da Pushkar, in Rajastan, il luogo sacro di Brahma, e seguendo approssimativamente la direzione del sole abbraccia l'intero sub-continente indiano.
Se in senso stretto non si tratta di compiere un cerchio fisico sul territorio, in realtà però i pellegrini compiono la circumdeambulazione dell'asse cosmico Indù. Come il sole disegna un cerchio intorno al monte sacro Meru, lo stesso fa il pellegrino seguendo il percorso del sole. Nell'interpretazione di Mircea Eliade, uno dei più importanti storici della religione, questo Grande Pellegrinaggio è un modo per riaffermare l'India come territorio consacrato.
E anche qui ci si può ricollegare alla teoria dei sistemi complessi che presentano comportamenti emergenti. Questi comportamenti sembrano infatti superare il principio entropico e la seconda legge della termodinamica, perché creano e aumentano l'ordine nonostante la mancanza di un controllo centrale, estraendo informazione e ordine dall'ambiente.
Tornando invece alla cosmogonia induista e all'importanza del Parikrama nella cultura indiana, ecco una curiosità per terminare questo articolo.
Secondo una leggenda Shiva avrebbe chiesto ai suoi figli di circumnavigare tre volte l'universo per acquisire conoscenza del mondo. Mentre Shanmuga impiegò diversi decenni per fare il giro del mondo sul suo pavone, il fratello più giovane Ganesha si limitò a girare per tre volte intorno al padre e alla madre Parvati, proclamando che i suoi genitori erano l'universo intero. Così facendo vinse la competizione con suo fratello e venne proclamato capo dei Gana di Shiva.
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