Spetta al Tar del Piemonte l’ultima parola sulla contestata trasformazione della Sogin, ex Fabbricazioni Nucleari di Bosco Maresco (Alessandria) nella prima discarica autorizzata di scorie radioattive d’Italia. Dopo le due sentenze del Tar piemontese, entrambe sfavorevoli alla Sogin, anche il Consiglio di Stato le dà torto, riconoscendo le ragioni degli ambientalisti alessandrini. La sentenza del tribunale romano, massimo organo di giustizia amministrativa, emanata il 30 giugno e depositata il 31 luglio, è stata pubblicata il 10 agosto, fra il tripudio degli ecologisti, che incassano la terza vittoria consecutiva.
Sulle barricate, dalla primavera, associazioni come Medicina Democratica, Pro Natura, Legambiente e comitati locali: «La dismissione dell’impianto è nucleare - avevano sostenuto - è pericolosa nonché illegittima, in violazione della norma che prescrive che i materiali radioattivi vengano custoditi in sicurezza in un unico centro nazionale, non ancora neppure individuato». In prima battuta, il Tar del Piemonte aveva dato loro ragione. Ma la Sogin - strumento del governo -aveva trasferito a Roma il problema, appellandosi al Consiglio di Stato. A quel punto, solo l’intervento personale di Beppe Grillo, per la copertura delle spese legali, ha consentito agli ambientalisti di presentarsi in giudizio anche nella capitale.
«Il nostro timore - afferma Lino Balza, di Medicina Democratica - è che, accettando la frettolosa procedura avviata a Bosco Marengo, possano venir trasformati in discariche nucleari anche gli altri siti atomici italiani, senza l’introduzione delle necessarie misure di sicurezza». Sullo sfondo, la battaglia (politica e legale) per contrastare in ogni modo il ritorno dell’Italia alla produzione di energia nucleare.
«Anche questa vittoria riportata al Consiglio di Stato - aggiunge ora Balza - è stata raggiunta contro il governo e senza l’aiuto dei Comuni, della Provincia di Alessandria e della Regione Piemonte», che non hanno condiviso l’allarme degli ambientalisti. «Il successo della battaglia - aggiunge il portavoce di “Medicina democratica” - è stato ottenuto grazie alla sottoscrizione di associazioni e di centinaia di cittadini, che si sono fatti carico delle spese legali per decine di migliaia di euro, traendoli generosamente dalle proprie tasche, mentre la Sogin, per contrastare la nostra azione legale, ha potuto tranquillamente e abbondantemente utilizzare i fondi pubblici che ha in dotazione».
E ora, sul versante penale, si attende l’eventuale decisione della Procura della Repubblica di Alessandria, alla quale, attraverso un esposto, lo stesso Balza ha chiesto di ordinare la sospensione dei lavori di smantellamento dell’impianto nucleare di Bosco Marengo, in quanto «pericoloso per ambiente e salute» nonché «illegale, in quanto addirittura privo delle prescritte autorizzazioni Ispra». A questo proposito, aggiunge Balza, alla luce della sentenza del Consiglio di Stato, «chiederemo udienza al Procuratore capo di Alessandria».
Articolo di Giorgio Cattaneo tratto da Libre Idee
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