“Non è più questione di ‘se’ o di ‘ma’. Ormai siamo dentro il cambiamento climatico e dobbiamo intervenire con urgenza per arrestare una deriva che rischia di essere incontrollata e irreversibile - spiega Alessandro Giannì, Direttore delle Campagne di Greenpeace Italia. - Occorre immediatamente ridurre, e poi azzerare, le emissioni di gas serra e, nel frattempo, irrobustire i nostri ecosistemi, compreso il mare, per evitarne il collasso”.
Il rapporto evidenzia come il cambiamento climatico non agisce in isolamento, ma insieme a troppi altri fattori di degrado quali l’inquinamento, la distruzione delle coste e la pesca eccessiva e distruttiva. E’ necessario gestire meglio le attività umane che operano sul mare e uno degli strumenti più utili in tal senso sono le riserve marine.
“Dobbiamo mettere al sicuro grandi aree di mare per garantire il funzionamento di questo ecosistema - aggiunge Giannì. - Un mare in salute potrà resistere meglio allo stress imposto dal riscaldamento globale, mentre un mare malato non ce la farà. E noi con lui!”.
Greenpeace ha presentato una proposta per una rete di Riserve Marine che copra il 40% del Mediterraneo, lungo le coste e in altura per proteggere specie ed habitat costieri e marini che siano più sensibili al cambiamento climatico. La realizzazione di questa rete, al 2012, è stata decisa dalla Convenzione di Barcellona (il principale Accordo Internazionale per la protezione del Mediterraneo) con la Dichiarazione di Almeria, adottata nel gennaio 2008.
29 Giugno 2009 - Scrivi un commento