In questi luoghi, infatti, dove la povertà economica si accompagna spesso alla povertà culturale, un difetto del viso, del labbro o del naso porta molto spesso alla totale emarginazione sociale. Frequentemente l’isolamento è esteso anche alla famiglia del bambino, con particolare accanimento nei confronti della madre.
Le malformazioni del viso sono tra i difetti congeniti più frequenti in tutto il mondo e colpiscono in media un bambino su mille. Nei paesi occidentali esse vengono trattate già a pochi mesi dalla nascita e curate senza difficoltà, lasciando solo pallidi ricordi nella futura vita familiare, mentre nei paesi poveri spesso mancano sia le risorse sia le competenze per affrontarle in modo adeguato, e sono destinate a segnare pesantemente il destino dei bambini.
Ecco perché in questi paesi la ricostruzione di un labbro, la correzione di una deformità del viso, che certo non puoi nascondere, significano per un bambino poter accedere alla parola “futuro” .
Le prime esperienze di questi “eroici” chirurghi (loro, per la verità, ci tengono a non essere considerati tali) sono state avviate in un ospedale missionario del Bangladesh proprio nel ’97, dopodiché di anno in anno quel gruppo all’inizio poco numeroso si è trasformato in un’equipe strutturata e costituita da chirurghi, anestesisti, ferristi e infermieri, che si alternano presso lo stesso ospedale, in modo da operare il maggior numero di piccoli pazienti.
L’anno scorso ha avuto inizio un’importante collaborazione con un ospedale nella Repubblica democratica del Congo, ed anche in America Latina, in Guatemala. La prima sede rivestirà un ruolo strategico per far affluire i pazienti anche da altre nazioni, vista la sua posizione geografica, sul confine tra Congo e Burundi, a poca distanza dal Ruanda.
La portata di queste attività è accresciuta dal fatto che non si limita al mero contributo chirurgico, ma organizza una serie di azioni volte a diffondere i principi di base dell’educazione sanitaria, a formare il personale medico e paramedico locale, a riconoscere ed affermare la dignità umana dei bambini e delle loro famiglie. Oltre a ciò, l’Associazione organizza manifestazioni quali mostre fotografiche e spettacoli teatrali, e cura la redazione di pubblicazioni a divulgazione e sostegno del cuore pulsante dell’attività medica.
Insomma, la chirurgia delle malformazioni del viso, con operazioni neanche troppo complesse, riesce a trasformare in breve tempo il viso deformato di un bambino in un viso normale, e per questo a regalargli una vita non dissimile da quella dei suoi coetanei. A volte, i risultati vanno persino oltre agli obiettivi prefissati, basta leggere le parole di uno dei portavoce di “Sorriso nel mondo”:
Ma ciò che fa davvero la differenza per loro è l’essere accolti, l’essere accarezzati e sentirsi amati per la prima volta. Il fatto di essere curati, puliti, medicati fa nascere loro il dubbio di valere qualcosa, un dubbio che diventa, giorno dopo giorno, una certezza, la certezza di essere piccoli esseri umani degni di attenzione e rispetto».
I chirurghi che portano il loro contributo, medico e umano al tempo stesso, si trovano di routine a collaborare con suore e missionari, con mussulmani, induisti e buddisti. Essi stessi ammettono che, se il confronto su temi religiosi può portare a volte allo scontro, quando il confronto sul comune impegno nei confronti del più debole e del sofferente, ci si trova immediatamente d’accordo. Questo, aggiungiamo noi, accade perché l’aiuto a chi soffre va oltre le differenze, è un’esigenza intima, ancor prima di un dovere, è una necessità prima di tutto umana.
4 Marzo 2009 - Scrivi un commento