Secondo il monitoraggio della Coldiretti il lago Maggiore a Sesto Calende si trova quasi 50 centimetri al di sotto della media del periodo quello di Garda a Peschiera è piu’ basso di 20 centimetri mentre quello di Como a Malgrade è inferiore di pochi centimetri.
Secondo i dati della Protezione Civile riguardanti le stazioni idrometriche di Boretto, Palantone sul Po, Pontelagoscuro e Piacenza i livelli idrometrici del Po appaiono inferiori a quelli rilevati tra il 2003 e 2007, anche se migliorati rispetto ai valori registrati negli ultimi giorni dell’anno passato. Nelle aree del Centro Italia anche se le precipitazioni di gennaio hanno gradualmente migliorato la situazione idrologica dei principali invasi e fiumi, il deficit idrico accumulato nei mesi passati rimane alto, in particolare nel lago Trasimeno.
La situazione - continua la Coldiretti - è preoccupante nel meridione dove secondo l’ANBI (Associazione Nazionale Bonifiche Italiane) la situazione piu' grave si registra nei territori di Puglia e Basilicata, i cui invasi di riferimento sono gia' ai livelli minimi: il bacino di Occhito sul fiume Fortore trattiene 31,8 milioni di metri cubi (l'anno scorso, allo stesso periodo, erano 122,2); quello di Monte Cotugno sul fiume Sinni conserva 129,4 milioni di metri cubi (l'anno scorso erano 261,6); il lago Pertusillo segnala una disponibilita' di 43,2 milioni di metri cubi (nel 2007 erano 67,8). La preoccupazione per le riserve idriche insufficienti ad affrontare la prossima primavera ed estate si estende anche in Campania, Umbria, Marche, Sicilia e Sardegna.
Gli allarmi siccità che si ripetono negli anni sul territorio nazionale sono la dimostrazione degli effetti dei cambiamenti climatici anche in Italia dove il 51,8 per cento del territorio è diventato potenzialmente a rischio desertificazione, in base ad elaborazioni climatiche e pedoclimatiche effettuate dall’Inea. In particolare - precisa la Coldiretti - sono a rischio la totalità di Sicilia, Sardegna, Puglia, Calabria, Basilicata e Campanile e parte delle regioni Lazio, Abruzzo, Molise, Toscana, Marche e Umbria. In particolare le analisi dell’Inea evidenziano - precisa la Coldiretti - che il 21,3 per cento del territorio Italiano è interessato da fenomeni di degrado delle terre che individuano aree a rischio di desertificazione con il 4,3 per cento del territorio italiano (1.286.056 ettari) che ha già caratteristiche di sterilità funzionale, il 4,7 per cento (1.426.041 ettari) è sensibile a fenomeni di desertificazione e il 12,3 per cento (3.708.525 ettari) può essere considerato vulnerabile alla desertificazione.
Si tratta di processi - continua la Coldiretti - che rappresentano una nuova sfida per l'impresa agricola che deve interpretare il cambiamento e i suoi effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio. Servono - prosegue la Coldiretti - interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque con le opere infrastrutturali del piano irriguo nazionale previsto dalla finanziaria, campagne di informazione ed educazione sull'uso corretto dell'acqua, un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo ma anche ricerca ed innovazione per lo sviluppo di coltivazioni a basso fabbisogno idrico come il sorgo. Un impegno che va accompagnato - conclude la Coldiretti - da una maggiore decisione nel raggiungimento degli obiettivi fissati per il nostro paese nella riduzione delle emissioni di gas serra anche con lo sviluppo di alternative energetiche dalle campagne.
14 Febbraio 2008 - Scrivi un commento