Quel che emerge però da un’analisi più approfondita di questi interventi è la mancanza di condivisione nel metodo applicato, oltre alla scarsa collaborazione fra i due enti.
All’inizio di gennaio 2008, la Provincia ha organizzato un forum per discutere le linee di sviluppo del Documento preliminare del nuovo piano provinciale di gestione dei rifiuti, invitando al consesso tutte le realtà interessate, dall’ARPA a Legambiente, dall’ASCOM all’Aeroporto; assente il Comune di Bologna.
Il nuovo Piano andrà a sostituire quello precedente (1999-2011) e, nella sua fase preliminare, prende in esame e confronta le possibili opzioni operative, quali la scelta fra la cassonettizzazione specializzata (con cassonetti di diverso colore) e la raccolta “porta a porta”, oppure la possibilità di eliminare la tassa in favore di una tariffa tarabile sulla quantità di rifiuti prodotti.
Il Piano si pone inoltre “l'obiettivo di implementare un percorso di gestione sostenibile dei rifiuti, individuando le strategie e le azioni idonee al conseguimento di tale obiettivo secondo i principi di una corretta gestione del ciclo dei rifiuti sanciti dalla Commissione Europea attraverso i Principi di Aalborg”.
In termini più spicci e concreti, il decreto legislativo 4/2008 fissa un target ben preciso: entro il 2008 deve essere raggiunta la quota del 45% di raccolta differenziata ed entro il 2012 tale quota deve essere del 65%.
Nonostante il Piano sia ancora in fase di elaborazione, le linee di indirizzo emergono da alcuni provvedimenti di contorno già attuati, come la completa domiciliarizzazione della raccolta dei rifiuti in diversi comuni della provincia (Monte San Pietro, Crespellano, Sasso Marconi).
Ben diversa è la situazione del Comune di Bologna e di Bologna città. Come già detto, la situazione rifiuti non è delle migliori, essendosi chiuso il 2007 con una percentuale del 30,14% di raccolta differenziata, con un l’obiettivo di incrementarla di altri 5 punti percentuali entro il 2009 (ho ricordato che la legge stabilisce un livello superiore, 45%, già a partire dal 2008).
Il piano, inoltre, punta tutto sull’installazione di nuovi cassonetti - ne sono previsti 2.900, opportunamente differenziati nel colore a seconda delle diverse categorie di rifiuti – e sulla realizzazione di tre nuove stazioni ecologiche ubicate nel centro storico.
Come sottolinea Legambiente però, ”i dati di cui disponiamo, derivanti dalle esperienze in atto, ci dicono che l’efficacia massima della raccolta con cassonetto è nell’ordine del 40-50% se c’è la raccolta differenziata dell’organico e del 25-35% senza la raccolta differenziata dell’organico.
Ciò vuol dire che, non essendo previsto nel progetto del Comune nulla di nuovo sull’organico, e che non essendo questa raccolta estesa all’intera città, con il 35% saremmo probabilmente al limite fisiologico della raccolta differenziata con cassonetto”.Un altro punto critico del piano comunale per i rifiuti è quello legato all’aspetto economico: nel 2008 si è registrato un aumento del 3% (anziché del 4% inizialmente previsto) della TARSU, la tassa sui rifiuti solidi urbani; tale incremento – come hanno spiegato gli amministratori – si è reso necessario per fronteggiare gli esborsi dovuti alle mancate entrate di altre voci (ICI) ma anche per la copertura delle spese da rifondere a Hera (la multiutility che si occupa di questo e di tanti altri servizi a Bologna e in Emilia-Romagna) per la campagna informativa e attuativa riguardante la raccolta differenziata.
Ora, la raccolta “porta a porta” non solo garantisce risultati migliori rispetto alla raccolta dal cassonetto, ma lo fa a costi decisamente inferiori (Legambiente ha calcolato un risparmio di circa il 9%); pare quindi insensata la scelta operata dal Comune di puntare sulla cassonettizzazione, più costosa e meno proficua. Non è stata inoltre neppure presa in considerazione l’ipotesi di sostituire la TARSU con una tariffa modulabile che, secondo gli esperti, costituisce un notevole incentivo per la gente all’intrapresa e all’incremento della raccolta differenziata.
Quella bolognese è quindi una situazione di luci e ombre: se da una parte fa piacere che entrambe le istituzioni – Comune e Provincia – si stiano muovendo sul fronte della raccolta differenziata, animati quasi da uno spirito competitivo, dall’altra è un peccato che queste occasioni non vengano sfruttate appieno e che i piani elaborati siano comunque carenti e forse volti a procacciare consensi e simpatie in vista delle imminenti elezioni piuttosto che a risolvere un problema che da anni affligge la comunità bolognese.
8 Febbraio 2009 - Scrivi un commento