Se ai tagli nella Legge Finanziaria 2009 e ai tagli strutturali del Ministero dell’Ambiente, aggiungiamo il miliardo circa di tagli operati, con il DL 112/2008, ai fondi del Ministero dei Beni e delle attività culturali, si ha la netta impressione che si vogliano tagliare le gambe ai ministeri preposti alla tutela dell’ambiente e del paesaggio, condannandoli alla “ordinaria amministrazione”. Ciò appare tanto più grave – sottolinea il WWF Italia nella sua analisi – in una fase in cui si continua il progressivo depauperamento del nostro patrimonio naturale e culturale (ogni anno in Italia il consumo del suolo cancella 100 mila ettari l’anno, equivalente al doppio della superficie del parco nazionale d’Abruzzo) e non si imposta alcuna Strategia nazionale per la conservazione della biodiversità, attesa dal 1994, quando il nostro Paese ha ratificato, tra i primi al mondo,la Convenzione Internazionale sulla diversità biologica.
Nel dettaglio, secondo l’analisi condotta dal WWF Italia, le risorse destinate nel 2009 alle voci tradizionali del comparto della tutela ambientale (ossia aree protette, difesa del suolo, difesa del mare, bonifiche, specie a rischio di estinzione, APAT) ammontano complessivamente a 528 milioni di euro, pari a un esiguo 1,5% dell’intera manovra. La quota sempre marginale del 2,4% (819 milioni di euro), si raggiunge se si considerano anche gli stanziamenti previsti per la mobilità sostenibile, l’efficienza energetica e il Fondo rotativo per l’attuazione del Protocollo di Kyoto.
Nella difficilissima situazione economico-finanziaria ed energetica in cui siamo, la Finanziaria 2009 continua miopemente a destinare ingenti risorse ai progetti energivori delle infrastrutture strategiche (autostrade e tratte dell’AV ferroviaria) che hanno, come noto, un elevato impatto ambientale. La quota prevista per queste opere è infatti di 2 miliardi e 336 milioni di euro sui 33,6 miliardi, vale a dire il 6,8% della Manovra 2009. Ma non basta. Dall’impostazione del Governo appare chiaro che si stanno creando tutti i presupposti istituzionali e procedurali per un rilancio del nucleare, che potrà costare nei prossimi decenni al Paese tra i 30 e gli 80 miliardi di euro (a seconda delle diverse stime) per costruire un parco di 10 centrali in Italia, per un totale di 10-15 mila MW di potenza installata. Una scelta costosissima che non risolve il taglio delle emissioni climalteranti, non migliora la sicurezza energetica del nostro Paese e ostacola la diffusione delle rinnovabili, dell’innovazione tecnologica e dell’efficienza energetica.
A completare il quadro della riduzione alle risorse destinate all’ambiente, si devono ricordare anche i tagli previsti per la copertura della abolizione dell’ICI sulla prima casa che, è sempre il WWF Italia a ricordarlo, nel solo comparto della mobilità sostenibile, ammontano a 686 milioni di euro nel triennio (394 milioni solo a politiche di sostegno al trasporto pubblico locale); mentre, nel già marginale comparto della tutela dell’ambiente, delle specie animali e della difesa del territorio hanno comportato tagli che ammontano a 205,8 milioni di euro nel triennio (tra i quali compaiono150 mln riguardanti gli interventi di forestazione nelle aree urbane e perturbane e 45 mln destinati al fondo per l’abbattimento degli ecomostri nei siti UNESCO).
13 Ottobre 2008 - Scrivi un commento