Tuttavia i principali fornitori di Unilever stanno tuttora determinando la distruzione di ampie aree di foreste pluviali e persino degradando torbiere molto profonde, considerate aree protette in Indonesia. La legge indonesiana, infatti, stabilisce che i terreni da destinare alla coltivazione di palma da olio non possono estendersi su aree di torbiere più profonde di due metri. Greenpeace stima che la profondità media delle torbiere delle recenti aree convertite a palma da olio superi i 3 metri.
È drastico l’effetto sul clima per gli enormi quantitativi di CO2 che si liberano in atmosfera una volta che le foreste vengono incendiate o degradate. Le emissioni sono destinate ad aumentare sensibilmente nei prossimi anni: più del 50% delle aree previste nei piani di espansione dei grandi produttori di olio di palma ricadono in aree attualmente occupate da torbiere.
“L’impegno di Unilever è un segnale che deve arrivare forte e chiaro al mondo degli azionisti e delle multinazionali” – dichiara Chiara Campione, responsabile campagna Foreste di Greenpeace – “Uno stop alla distruzione delle foreste e torbiere indonesiane è di vitale importanza per salvare il clima e gli ultimi oranghi del Borneo e di Sumatra dall’estinzione.”
Multinazionali, produttori e fornitori responsabili dovranno quindi invertire al più presto la rotta verso un approccio diverso per ridurre la loro responsabilità nelle emissioni di gas serra (GHG) derivanti dalle proprie filiere produttive. Essi devono supportare, così come ha fatto Unilever, un’immediata moratoria per fermare la deforestazione in Indonesia, sostenere e applicare delle sanzioni economiche e disinvestire da quei gruppi corporativi coinvolti nella conversione di foresta pluviale e torbiere indonesiane.
27 Maggio 2008 - Scrivi un commento