La mia generazione - quella del Sessantotto, quella di chi oggi sta intorno alla sessantina - ha combinato più guai di tutte le generazioni che l’hanno preceduta, e nel conto si deve andare indietro di un paio di milioni di anni, al tempo in cui si possono far risalire primati riconducibili in qualche modo all’Homo sapiens sapiens, cioè a noi.
Sapiens due volte ci siamo etichettati, dove l’aggettivo latino sapiens ha come primo significato quello di saggio. Evidentemente chi ci ha classificati così non aveva senso dell’umorismo o forse ce ne aveva fin troppo.
Di fatto, la mia generazione non è stata protagonista di devastanti guerre planetarie ma, almeno dal mio punto di vista, ha fatto di peggio. Avvelenare il pianeta in cui si è costretti a vivere senza possibilità di evasione è quanto di più criminale e folle insieme si possa fare. E noi l’abbiamo fatto. E l’abbiamo fatto in un battibaleno. E l’abbiamo fatto in più circostanze in modo irreversibile.
Nella nostra improbabile saggezza ci siamo addirittura illusi di poter abrogare le leggi della Natura, leggi che, ironicamente, stampiamo sui libri scolastici come colonne portanti della scienza. E, in questa illusione, abbiamo costruito impianti assurdi come le centrali nucleari o come gli inceneritori di rifiuti perfino mimetizzati all’interno dei cementifici o delle cosiddette centrali a biomasse.
Ci siamo illusi di poter cavare energia da un sistema chiuso, ché tale è la Terra, ben sapendo che la cosa è destinata a non avere futuro perché così scriviamo noi stessi sui sacri testi della scienza elementare.
Lo si voglia o no, la Terra è diventata un pianeta striminzito, troppo sotto misura rispetto alle nostre esigenze o, meglio, ai nostri capricci, e così siamo arrivati al punto di sacrificare altri esemplari della nostra stessa specie in modo ben più diffuso e ben più crudele di quanto non lo si facesse nel corso dei millenni in cui imperava lo schiavismo.
Non saprei dire se siamo arrivati ad un punto di non ritorno, ma, anche se fosse, non ci resta che passare il testimone alla generazione dei ragazzi di oggi e incrociare le dita, sperando di non aver loro trasmesso nulla.
“Tutti per la Terra” rappresenta perfettamente questo tentativo di transizione e lo fa in modo snello ed esauriente (almeno per quanto riguarda la scelta degli argomenti) senza ipocrisie, ma toccando temi scottanti come la globalizzazione, il pensiero unico, la conoscenza negata o distorta.
Se è vero che il libro è destinato come prima intenzione ai ragazzi, sono del tutto convinto che la sua lettura e, soprattutto, le meditazioni che una lettura non superficiale innescherà saranno di grande beneficio per gli adulti e, in particolare, per chi ha responsabilità di decisore essendo chiamato, magari per dovere istituzionale, ad operare scelte che rischiano d’impattare ancor più pesantemente su un ambiente ormai allo stremo.
Di Redazione Macro Edizioni
Tutti per La Terra
la terra su cui viviamo ci offre tutto quello di cui abbiamo bisogno. ma sappiamo davvero come funziona?... Continua... |