

La cementificazione selvaggia, spesso e volentieri abusiva, fagocita circa 100 ettari di terreno al giorno. Questa è la denuncia fatta, congiuntamente, da Legambiente e dall’Istituto Nazionale Urbanistica. Fino ad oggi, non è mai stato fatto un monitoraggio sullo sfruttamento del suolo, sulla sua occupazione, sulla qualità del suo utilizzo, così che case e palazzi sono spuntati come funghi su qualsiasi terreno possibile al di là di ogni comprensibile bisogno insediativo, complici amministrazioni che rilasciano concessioni edilizie con disinvoltura.
Proprio le amministrazioni locali contribuiscono grandemente al consumo di suolo, grazie all’utilizzo degli oneri di urbanizzazione, ovvero un contributo che chi costruisce deve corrispondere al Comune a titolo di partecipazione alle spese che lo stesso Comune affronterebbe per fornire di servizi la città, che con il taglio dell’Ici che ha privato di somme consistenti le amministrazioni locali, sono diventati le uniche entrate per sostenersi economicamente.

Questo fatto di cronaca, né isolato né sporadico, porta al centro dell’attenzione il tema della tutela del suolo e il cattivo stato del patrimonio edilizio nazionale. Il geologo Mario Tozzi, a proposito, ha affermato che la speculazione edilizia, questa espansione che sembra non conoscere crisi, fa perdere di vista quella che è la vera necessità del settore, ovvero ammodernare l’esistente in un Paese di cui è ben nota la fragilità geologica. Tra l’altro, oltre al deterioramento del paesaggio, già impunemente in atto, la deriva edilizia sta andando ad intaccare anche i terreni agricoli alla base delle produzioni alimentari nostrane.

Piuttosto che continuare a costruire lasciando che l’esistente marcisca inesorabilmente, una mozione presentata il 25 gennaio sulla “messa in sicurezza del territorio, la rottamazione edilizia e per un’edilizia sostenibile” propone, appunto, di rottamare, quegli immobili qualitativamente scarsi, privi delle regolari norme antisismiche e costruiti in aree non idonee; di mettere in sicurezza il territorio ed implementare efficaci forme di monitoraggio e gestione dei rischi, quasi a richiamare gli intenti del CRCS.
Attualmente, però, è molto più redditizio investire migliaia e migliaia di euro in opere tanto elefantiache quanto inutili (la TAV in Val di Susa il Ponte sullo Stretto tra Villa San Giovanni e Messina) sulle quali specula il malaffare, impera la corruzione e per le quali si deturpa il paesaggio.
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