Si riaccende dunque un dibattito annoso, in cui gli interessi economici e politici giocano un ruolo fondamentale e tendono spesso a minimizzare il problema. Emblematico, in tal senso, è il caso di Pozzallo (Corriere di Ragusa, 14/01/2010), comune in provincia di Ragusa in cui è attivo un cementificio accusato da molti di immettere nell'aria polveri dannose. Indizi a suo carico sono l'incidenza di tumori molto elevata ed una strana patina che si deposita sulle auto parcheggiate proprio nei pressi dello stabilimento, assai difficile da lavare via. Un caso per cui sembrerebbe superfluo l'intervento di Sherlock Holmes. Ciononostante il sindaco, continua a difendere a spada tratta lo stabilimento accusando piuttosto chi diffonde “falsi allarmismi”.
Si capisce quindi che in un tema così “caldo” non è sempre facile vederci chiaro. Proviamoci, cercando innanzitutto di capire cosa sono le polveri sottili e perché alcune di esse sono dannose per la nostra salute.
Qui sta il problema: mentre le prime sostanze, quelle naturali, non sono dannose per la salute, anzi in alcuni casi risultano persino benefiche – basti pensare all'aria ricca di iodio nei pressi del mare – le polveri antropiche sono responsabili di patologie acute e croniche all'apparato respiratorio (asma, enfisemi, tumori) e cardio-circolatorio.
Inoltre tanto più queste polveri sono sottili, quanto più, inalate, penetrano in profondità nell'organismo. Ad esempio delle particelle dal diametro di 10 micron – misura a partire dalla quale si inizia a parlare di polveri sottili – non giungono oltre il setto nasale e la faringe, creando al massimo qualche infiammazione, ma già delle particelle di 2,5 micron (le cosiddette PM2,5) sono in grado di penetrare profondamente nei polmoni creando danni ben più gravi. Le nano polveri infine, con diametro dell'ordine di grandezza dei nanometri, arrivano addirittura a penetrare nelle cellule.
L'unica soluzione per liberarci del problema, come spiegava eloquentemente Stefano Montanari in una intervista di circa un anno fa, è smettere di produrle. Ciò vuol dire ripensare il nostro stile di vita, perché le polveri sottili non sono la conseguenza di un fenomeno singolo ed isolabile, ma di processi complessi e intrecciati che stanno alla base della nostra società. Sono la coscienza sporca della società, depositata come fuliggine in ogni suo strato, volatile ed invisibile, ma tangibile nei suoi effetti disastrosi.
Dai mezzi di trasporto ai metodi di gestione dei rifiuti, passando per la produzione di energia, tutto si deve cambiare. Le soluzioni non mancano e sono note a tutti: esistono decine di metodi efficienti per produrre energia pulita, mentre la politica dei rifiuti zero si è dimostrata applicabile anche alle grandi metropoli come Los Angeles. Ciò che manca, a detta della classe politica, sono i soldi per metterle i pratica. Ma i soldi non mancano quando si tratta di realizzare progetti inutili o inefficienti come l'ormai cabarettistico ponte sullo stretto o i treni ad alta velocità.
Allora cos'è che impedisce di attuare misure tese a tutelare gli interessi di tutti? Cosa ci vieta di agire sulla causa piuttosto che sull'effetto, dunque adottare uno stile di vita più sano piuttosto che produrre medicine sempre più efficaci per curare i nostri mali? Il dubbio sale, atroce e spontaneo: che anche la malattia, come ormai quasi tutto, sia diventata un business?
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