Gucci, la moda e le foreste pluviali

Il Gruppo Gucci si impegna a proteggere le foreste pluviali dell'Indonesia e lancia una nuova politica di acquisti. Dal prossimo dicembre il prestigioso e lussuoso gruppo di moda, tra le diverse iniziative, ridurrà la quantità di carta impiegata negli imballi.

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Il Gruppo Gucci, che controlla prestigiosi marchi della moda e di beni di lusso, ha deciso di eliminare la carta proveniente dalle foreste pluviali e dalle piantagioni dell'Indonesia
Il Gruppo Gucci, che controlla prestigiosi marchi della moda e di beni di lusso, ha deciso di eliminare la carta proveniente dalle foreste pluviali e dalle piantagioni dell'Indonesia e da produttori legati alla deforestazione, come Asia Pulp and Paper. Ma non è tutto: questo è solo il primo passo verso una politica di acquisti dei prodotti cartacei (shopper e imballi).

La scelta del prestigioso gruppo impegna alcuni dei marchi più famosi della moda, tra cui Yves Saint Laurent, Alexander McQueen, Stella McCartney e Balenciaga, ad una policy nella gestione dei prodotti a base di carta, che è forse la più forte di tutto il settore dei prodotti di lusso.

"Le foreste non sono un lusso, sono una necessità, se il mondo vuole fermare il cambiamento climatico" ha commentato Mimma Viglezio, Executive VP Global Communications del Gruppo. In base a questa policy, che sarà attuata entro il dicembre 2010, il Gruppo Gucci si è impegnato a ridurre la quantità di carta impiegata negli imballi, a eliminare le fibre provenienti da foreste di alto valore ambientale, e a impiegare esclusivamente fibre riciclate o certificate Forest Stewardship Council (FSC).

In base a questa policy, tutta la carta impiegata dal Gruppo, dagli shopper di carta, alle fotocopie degli uffici, non proverrà da foreste minacciate come quelle dell'Indonesia.

"La scelta del Gruppo Gucci dimostra che fermare la distruzione delle foreste e il cambiamento climatico è possibile, con passi immediati e concreti" ha commentato Sergio Baffoni dell'associazione Terra!.

Numerosi altri brand hanno intrapreso la via del cambiamento. Da Tiffany & Co., al Gruppo H&M, Office Max a Unisource, molti marchi della moda si sono ormai attivati per eliminare dalla propria filiera carta originaria dalle foreste pluviali, e a recidere le relazioni con i gruppi che continuano a distruggere le foreste pluviali in Indonesia o altrove.

Sparita dalle griffe, la carta incriminata continua a essere consumata in Italia, primo importatore europeo di carta e cellulosa indonesiana. L'Italia importa dall'Indonesia carta e pasta di cellulosa per quasi 50 milioni di Euro annui. La principale causa di distruzione delle foreste indonesiane è la conversione in piantagioni di acacia per rifornire l'industria della carta.

La Asia Pulp and Paper (APP), il primo gruppo cartario indonesiano, è divenuto il principale attore di questa distruzione, abbattendo vaste aree di foreste in Sumatra e Borneo e convertendole in piantagioni finalizzate alla produzione di cellulosa. In questo modo minaccia la sopravvivenza di intere specie animali – già in via di estinzione, come la tigre di Sumatra e l’orango, uno dei più vicini parenti del genere umano – e di comunità indigene provocando un impatto diretto sul clima globale.

Queste foreste infatti immagazzinano una immensa quantità di carbonio nella torba. Il carbonio rilasciato in atmosfera dalla deforestazione della sola Indonesia, rappresenta l'8 per cento delle emissioni globali, tanto che questo paese è oramai il terzo nella classifica delle emissioni di gas serra, dopo gli Stati Uniti e la Cina.

4 Novembre 2009 - Scrivi un commento
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