Si tratta della PAK 2000, che ha comunicato di non essere più una controllata della APP – Asia Pulp and Paper, colosso cartario indonesiano indicato come uno dei maggiori responsabili della deforestazione del Paese. Migliaia di incendi, violenze sugli indigeni e anche sequestri di giornalisti si ritengono da collegare alla APP o alle sue società sussidiarie, che distruggono ettari di foresta primaria indonesiana per trasformarli in piantagioni di acacie adatte alla produzione della carta.
Già negli scorsi mesi molte imprese attive in tutto il mondo, come Target, Fuji Xerox, Walmart, Metro e tante altre avevano preso la decisione di eliminare la Asia Pulp and Paper dal proprio elenco di fornitori. Rimaneva il problema delle controllate della APP, come era appunto la PAK 2000, che non fanno altro che perpetrare sotto diverso nome gli stessi crimini ambientali e umanitari.
La strada con cui la PAK 2000 è riuscita a farsi una reputazione “verde” è stata piuttosto tortuosa.
Sembra però che questa strategia non abbia pagato: la PAK 2000 con due comunicati del 23 e 30 ottobre ha infatti annunciato di volersi liberare, nel giro di un mese, dal controllo azionario della APP e di avere intenzione di acquistare solamente fibre riciclate oppure certificate, con triplice “bollino”: FSC, PEFC e SFI.
Ad oggi, la svolta verde è compiuta e formalizzata e sembra che i clienti delle case di moda potranno portare a casa abiti e accessori griffati dentro confezioni e shopping bag che non costano la distruzione di una delle foreste più importanti del pianeta.
Habitat per un numero straordinario di specie animali, di cui alcune rarissime, la foresta pluviale indonesiana è la terza della Terra per estensione e la sua sopravvivenza, sempre più minacciata, è di enorme importanza in uno scenario di cambiamento climatico e sempre maggiori emissioni di CO2.
È una bella notizia che campagne ambientaliste rivolte alla conservazione di questa foresta siano riuscite ad agire sulla voglia dei marchi del lusso di dare un'immagine ecofriendly, così da fare una significativa pressione sulle politiche di una società come la PAK 2000. Naturalmente ci auguriamo che il cambiamento sia reale e non di facciata, e che la tendenza a tagliare ogni rapporto con fornitori ecologicamente scorretti si diffonda anche in altri ambiti.
21 Dicembre 2009 - Scrivi un commento