L’abbondanza di tempo può disorientare, addirittura spaventare. Siamo totalmente disabituati ad avere tempo, nonostante la presunta iper-efficienza di tutto ciò che ci circonda. Tutto dovrebbe farci risparmiare tempo, e tutto alla fin fine ce lo ruba.
Ci educano fin da bambini a non avere tempo, oggi come oggi, fra scuola, compiti, mille sport e corsi di vario tipo. Del resto, bisogna essere costantemente impegnati sin dall’inizio se si vuole essere un domani adulti produttivi ed efficienti, totalmente incapaci di fermarsi un attimo a pensare, a riflettere, e ad ascoltare.
Quante volte abbiamo sentito, o detto “mi spiace, ma non ne ho il tempo”? O quante volte ce lo siamo detti?
Il tempo, questa “merce” sempre più scarsa nelle nostre vite, è ormai scambiato con i soldi necessari a comprare cose che ne hanno solitamente bisogno di ben poco per essere godute.
Il tempo che ci rimane dopo una giornata di lavoro viene spesso trascorso davanti alla televisione, che ci propina benevolmente una serie di programmi sempre più mediocri che intervallano spot pubblicitari sempre più accattivanti e spettacolari, origine di base dei nostri sempre rinnovati bisogni.
Ma, dopo una giornata di duro lavoro, mi si chiederà adesso, chi ha voglia (e tempo) di mettersi a conversare, di partecipare alla vita di comunità o anche solo di pensare? Quasi nessuno, direi. So bene in quali condizioni ci si ritrova dopo molte ore di traffico/lavoro/traffico! Ma so anche, di conseguenza, che la soluzione sta nel ritagliarsi il tempo che il lavoro (nonché la televisione e una miriade di attività più o meno inutili) ci rubano. E qui non mi si fraintenda.
La mia contestazione non è verso il lavoro in sé, nobile attività umana, quando ci permette di far vivere noi e i nostri cari decorosamente, quando ci fa pagare le tasse necessarie a garantire i servizi di base delle nostre società, quando ci permette di esprimere la nostra creatività ed il nostro potenziale. La mia critica è rivolta a due tipi di lavoro in particolare: il lavoro forsennato come fuga da se stessi, e il lavoro forsennato come mezzo per soddisfare bisogni che siamo stati indotti ad avere, e che molto probabilmente non avremmo mai sentito di nostra spontanea volontà.
Che fare, quindi? Con i figli da mantenere, il mutuo sempre più caro da pagare ecc ecc, come si può uscire da questa spirale che ci tiene prigionieri? Beh, innanzitutto riducendo i nostri bisogni. Come? Rendendoci conto di cosa è veramente importante (i figli e la casa, piuttosto che un’auto nuova ogni anno o un cellulare ogni tre mesi). E come ci si può rendere conto di cosa è veramente importante? Fermandoci a riflettere. Ma per potersi permettere ciò? Se ne deve avere il tempo.
È un circolo virtuoso delle proprie scelte e della propria vita quello che si deve avviare.
Difficilissimo da mettere in pratica, ma possibile. E forse indispensabile.
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in casa mia nessuno ha tempo e non perchè corriamo dietro a bisogni strani, stranamente non abbiamo nemmeno il mutuo!
ma un lavoro per mangiare lo dobbiamo avere e quindi uno lavora e si aggiorna per continuare a lavorare... non ha tempo neanche per dormire!
io lavoro per arrotondare e con questo permettere a mio figlio del cibo naturale e cure naturali.
per il resto non abbiamo mobili, i libri si va in biblioteca, non guardiamo la tele (troppo stanchi anche per questo).
il nostro stile di vita e la decrescita e qualche investimento lo facciamo in piante da cibo, e, parte del tempo alla produzione del medesimo.
ma corriamo comunque dietro tutto, forse perche siamo soli. è possibile?
comunque mi sono presa il tempo di commentare!
e mi prendo il tempo per aiutare gli altri quando hanno bisogno.